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Il parere dell’Amministrazione sui protocolli Miur Regioni

Pubblichiamo la lettera che il capo Dipartimento dott. P. Capo ha inviato ai direttori generali e agli assessori regionali delle regioni firmatarie dei protocolli sull’assolvimento dell’obbligo scolastico anche nella formazione professionale regionale.

19/09/2002
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Pubblichiamo la lettera che il capo Dipartimento dott. P. Capo ha inviato ai direttori generali e agli assessori regionali delle regioni firmatarie dei protocolli sull’assolvimento dell’obbligo scolastico anche nella formazione professionale regionale.

La lettera costituisce la risposta dell’Amministrazione centrale ai rilievi che, anche nel corso dell’incontro di ieri sulla sperimentazione,Enrico Panini ha sollevato sulla legittimità dei contenuti dei protocolli, nonché sulla loro opportunità.

Noi riteniamo particolarmente significativi:

  • l’affermazione per la quale “ i nuovi modelli sperimentali…..vanno definiti nell’attuale quadro normativo, nel quale l’obbligo scolastico è elevato a 15 anni”, il che non rende praticabile un assolvimento fuori dal sistema di istruzione

  • il richiamo all’art.11 del DPR n. 275/99, per il quale è obbligatorio il parere del CNPI, che ad oggi non è stato richiesto.

Da tutto ciò si deduce che quei protocolli non possono produrre effetti nell’immediato.

Vanno, quindi, ritirati subito quei provvedimenti di attuazione dei protocolli emanati a livello regionale, in quanto, sulla base dei contenuti della lettera, prefigurano una violazione della legge 9/99 sull’assolvimento dell’obbligo di istruzione,e mancano dei prerequisiti per la loro applicazione ( vedi parere obbligatorio del Cnpi, la definizione dei criteri e delle modalità per il riconoscimento dei crediti, ecc.).

E' l'Amministrazione centrale che ne deve esplicitamente richiedere il ritiro; diversamente la sua non decisione avalla e legittima decisioni regionali illegittime oltre che inopportune.

Non possiamo non rilevare, infatti, la contraddizione palese contenuta nella lettera su questi temi, visto che nel contempo si sostiene la possibilità di assolvimento dell’obbligo in percorsi di formazione professionale.

Insomma da una parte si sostiene la validità della normativa vigente ( bontà loro!!!) e da un’altra si afferma che può essere aggirata e violata.

Non si possono accettare ambiguità su questi terreni, perché la scuola ha bisogno di riferimenti precisi, e a maggior ragione ad anno scolastico abbondantemente iniziato.

Se poi si considera che si sta parlando di studenti che manifestano maggiori difficoltà nei loro percorsi scolastici, le conseguenze della mancanza di certezze sui luoghi, sulle modalità di organizzazione e sui tempi dell'offerta formativa saranno ancora più gravi. Contrariamente a quanto si afferma a parole, il loro disagio rischia di aumentare anziché trovare soluzioni.

La dispersione scolastica è problema particolarmente delicato e rilevante, nella fascia dell'obbligo scolastico, di cui deve farsi carico la scuola pubblica, autonoma, costituzionalizzata. Esso va affrontato e risolto dentro il sistema di istruzione. La ricerca di soluzioni didattiche adeguate, flessibili, anche integrate, in grado di dare risposta, anche di tipo individuale, a esigenze complesse è, a nostro giudizio, una strada obbligata.

Roma, 19 settembre 2002