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Cgil e Cgil scuola Lombardia sul protocollo Moratti Formigoni

Con una frettolosa quanto sospetta decisione maturata con l'emanazione di una circolare datata 1° agosto, la Regione ha deciso di dare corso al Protocollo d’Intesa del 3 giugno scorso tra MIUR, Ministero del Lavoro e Politiche Sociali e Regione Lombardia per la sperimentazione di nuovi modelli nel sistema di Istruzione e di Formazione, sul quale la Cgil scuola e la Federazione Formazione e Ricerca della CGIL avevano già espresso un parere fortemente negativo.

08/08/2002
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CGIL LOMBARDIA E CGIL SCUOLA LOMBARDIA SULLA CIRCOLARE ATTUATIVA DEL PROTOCOLLO MORATTI FORMIGONI SULLA FORMAZIONE, VARATA IL 1° AGOSTO.

COMUNICATO STAMPA

Con una frettolosa quanto sospetta decisione maturata con l'emanazione di una circolare datata 1° agosto, la Regione ha deciso di dare corso al Protocollo d’Intesa del 3 giugno scorso tra MIUR, Ministero del Lavoro e Politiche Sociali e Regione Lombardia per la sperimentazione di nuovi modelli nel sistema di Istruzione e di Formazione, sul quale la Cgil scuola e la Federazione Formazione e Ricerca della CGIL avevano già espresso un parere fortemente negativo.

Il protocollo prevedeva infatti la riduzione dell'obbligo scolastico e la previsione di un percorso "separato" di formazione professionale con inizio a 14 anni, riservato ai soli ragazzi in difficoltà, (nella circolare del 1° agosto si parla di "modalità sperimentali che riguardano anche la possibilità di assolvere l’obbligo scolastico nei percorsi di formazione professionale), delineando una canalizzazione precoce, socialmente discriminante ed un ruolo residuale e marginale della stessa formazione professionale che per noi sono inaccettabili.

Va infatti pienamente riconosciuto e valorizzato nella sua specificità il ruolo della formazione professionale e a tal fine occorrono regole comuni a livello nazionale ed europeo. Una formazione professionale di qualità rappresenta una risorsa importante anche per l'integrazione con l'istruzione per contrastare ogni fenomeno di dispersione e selezione sociale e consentire la piena realizzazione dell'obbligo formativo a 18 anni.

Ma non è stato certo questo lo spirito della circolare del 1°agosto, tutta interna al pacchetto di operazioni di "anticipo" a livello regionale con il quale Letizia Moratti ha teso ad esercitare una pressione indiretta su Governo e Parlamento in riferimento all'approvazione della sua delega.

Nel protocollo Regione Lombardia, MIUR e Ministero del Lavoro decidevano che:

1) a partire dal prossimo anno scolastico si sarebbe avviata in Lombardia la sperimentazione dell’assolvimento dell’obbligo scolastico in nuovi percorsi di formazione professionale.

2) le qualifiche triennali di formazione professionale, funzionali a tale sperimentazione sarebbero state definite da un Comitato paritetico composto dai rappresentanti dei tre soggetti titolari dell’iniziativa, consentendo l’acquisizione di crediti corrispondenti a quelli previsti per l’assolvimento dell’obbligo scolastico

3) alle riunioni del Comitato sarebbero state invitate "di volta in volta, e a seconda delle necessità, …senza diritto di voto ed alcun onere a carico delle amministrazioni", le forze sociali, le imprese, le autonomie locali.

Spetterebbe in realtà allo Stato, attraverso le opportune forme di concertazione con i diversi soggetti, il compito di definire i livelli essenziali delle prestazioni che attengono alla sfera dei diritti delle persone, secondo il nuovo testo del titolo V della Costituzione.

La gravità di queste scelte è palese e i profili di illegittimità così rilevanti che la CGIL, che ha già deciso di impugnare presso il Tar tutte le convenzioni, si attiverà nelle sedi utili anche per contrastare i provvedimenti attuativi.

Nella circolare del 1° agosto sono contenuti elementi per noi gravi che riproducono per intero la filosofia dell'intesa:

si afferma, contrariamente a quanto dicono le leggi in materia, che la sperimentazione riguarda anche l’obbligo scolastico nella formazione professionale; si spostano gli alunni da una scuola all’altra e i ragazzi iscritti vengono "accreditati" (si potrebbe dire appaltati) alla formazione professionale sulla base di programmi e valutazioni finali svolte dai Centri di formazione professionale.

L’abbassamento a 14 anni dell’obbligo scolastico non è solo politicamente in contrasto con l’orientamento europeo che questo Governo afferma di voler mutuare. E’ in primo luogo una violazione inaccettabile della legge 9/99, tuttora vigente.

Assistiamo infatti in questi mesi ad un inaccettabile paradosso per cui c'è una legge approvata dal Parlamento che non viene attuata (obbligo scolastico a 15 anni, l'obbligo formativo a 18 anni, il nuovo apprendistato, l'educazione degli adulti) e c'è una normativa, che sul piano legislativo non esiste, che viene invece sperimentata in Lombardia.

Solito trucco di Formigoni-questa volta in accordo con la Ministra Moratti-che, con la scusa della Lombardia "laboratorio", attacca i diritti universali e favorisce la destrutturazione dell'intervento pubblico.

Quella di alimentare varie forme di disarticolazione sociale è la vocazione che il Governo di destra pare infatti prediligere. E' quanto stanno facendo tutte le regioni di centrodestra in campo sanitario e scolastico per favorire l'intervento privato.

Il tentativo di un blitz d’agosto che coinvolge i Dirigenti Scolastici è segno però anche di difficoltà della Giunta Formigoni e in parte riteniamo che questa difficoltà nasca anche dall'iniziativa che il sindacato ha messo in campo negli ultimi mesi

La CGIL Lombardia e la Cgil scuola continueranno a seguire con attenzione l’evolversi della situazione assumendo tutte le iniziative possibili atte a contrastare questo provvedimento.

Sesto San Giovanni 8 agosto 2002