Beni culturali, Camusso: battaglia per la cultura è battaglia per la libertà
Un abbraccio collettivo al Colosseo per la campagna "Abbracciamo la cultura".
Da www.cgil.it
Oggi (5 marzo) centinaia di pettorine arancioni hanno affollato lo spazio davanti all'Arco di Costantino, adiacente al Colosseo.
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Tante persone che nonostante la pioggia hanno voluto far sentire la loro voce contro "i tagli alla cultura e per dare dignità al lavoro". Un abbraccio simbolico attorno ad uno dei monumenti che più caratterizza la capitale. E' la protesta organizzata nell'ambito della campagna 'Abbracciamo la cultura' a sostegno dei beni culturali, dello spettacolo e dei lavoratori del settore per la difesa del ruolo pubblico di un sapere collettivo, patrimonio di tutta la nazione. Quella di oggi è solo una delle tante tappe, previste in tutta Italia, dalla Campagna promossa da CGIL, LEGAMBIENTE, WWF, ARCI, ACLI Ambiente, AIB, ANA, A.R.CO.BCI, ARR, AUSER, CIA, IA.CS, INU, FITeL, Sistema Archivi Storici CGIL, Lavoratori PIERRECI, UIL BAC, A.R.I., Assotecnici, FIDAC, Ass. per L’Economia della Cultura, CSA PA BC Univ. La Sapienza.
"La battaglia per la cultura è una battaglia per la libertà", così ha esordito sul palco il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso intervenendo a conclusione delle tante testimonianze di lavoratori e rappresentanti del mondo della cultura.
"C'è una cosa - ha spiegato Camusso - che lega le tante piazze del Paese in cui oggi si manifesta per la cultura: questa è un'altra Italia", ossia ha proseguito la dirigente sindacale "quella che difende la Costituzione, il lavoro e la dignità delle persone, che vuole tanto bene a questo Paese". Secondo Camusso bisogna difendere l'Italia perché ricca di un grande patrimonio culturale, di una straordinaria produzione letteraria e di artisti fondamentali.
Non manca nell'intervento della leader della CGIL un attacco alla politica del Governo che invece di dare modo anche alle giovani generazioni di accedere al patrimonio artistico e culturale, ha denunciato "è orientata a tagliare gli strumenti che permettono di avere una propria opinione". Nel concludere Camusso ha avvertito "difendere la cultura è dire che vogliamo un paese libero, democratico, in cui si possa partecipare".
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