Progetto del Ministro dell’Interno 'scuole sicure': uno spot inefficace, inutile e inconcludente
Le scuole rispondono con cultura, cultura, cultura. Si investa in scuole belle e moderne per favorire integrazione e sicurezza.
Ribadiamo quanto già dicemmo alle prime uscite propagandistiche del Ministro dell’Interno Salvini sul suo progetto dal nome un po’ roboante - anche per l’esiguità dei territori coinvolti - “scuole sicure”: le scuole non hanno bisogno di polizia e sorveglianza securitaria, hanno bisogno di essere messe nelle condizioni di esercitare al meglio il proprio compito. Che è quello di far acquisire ai giovani in formazione strumenti di conoscenza, giudizio, discernimento, in una parola “cultura”: l’unico vero antidoto alle droghe e ad ogni forma di pensiero e di comportamento negativo nei confronti degli altri e di sè stessi.
La spesa di 2 milioni e mezzo di euro per installare strumenti di sorveglianza e assumere temporaneamente vigili urbani per 15 città italiane, se pur vale ad attirare l’attenzione per lo spazio di un mattino, non vale certo ad aumentare la sicurezza ma semmai ad alimentare il senso di insicurezza anche laddove non ce n’è bisogno.
Da anni le scuole svolgono compiti di contrasto culturale al fenomeno delle droghe con progetti, dibattiti, iniziative su questo argomento.
Si devolvano dunque, i 2 milioni e mezzo di euro, esclusivamente a queste modalità di contrasto, perché il vero modo per avere più sicurezza è quello di acquisire più cultura.
Si investa, infine, in scuole belle e sicure che favoriscano la piena integrazione degli alunni nella comunità educante come abbiamo proposto nel dossier consegnato al Ministro Bussetti in occasione dell’incontro del 29 agosto scorso sull’avvio dell’anno scolastico.
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