L'ombra del Minculpop sulla scuola italiana
di Chiara Martelli (L'Unità del 13 dicembre 2003)
di Chiara Martelli (L'Unità del 13 dicembre 2003)
Suona la sveglia per la scuola, ma solo in pochi hanno già aperto gli occhi. Non è settembre e non è neppure il primo giorno di rientro in aula. È inverno, e dal parlamento piovono gelide notizie. È l’epilogo di una sorte annunciata, di una promessa
mantenuta dagli esponenti della maggioranza che salutarono la firma del rinnovo contrattuale del comparto scuola con un’emblematica frase: «Avete vinto la battaglia, non la guerra!».
AVVERTIMENTI
Un avvertimento chiaro che suona quasi minaccioso agli occhi delle organizzazioni sindacali. E neppure a dirlo, nel silenzio più assoluto è partita l’offensiva su un obiettivo che ancora una volta si chiama scuola pubblica. Quella scuola bistrattata già dal ministro Moratti (legge n. 53/03) poi inserita in agenda anche dal presidente della Commissione cultura alla camera, Ferdinando Adornato. Non si tratta di avvisaglie. Sono lucidi progetti parlamentari che procedono un po’ in sordina, ma a gran velocità, nelle stanze dei bottoni. Perchè, traghettati nel XXI secolo, la scuola è giusto che «cambi volto». Così a metà giugno sono arrivati alla VII commissione permanente della Camera due progetti di legge pessochè identici che portano la firma dell’on. Angela Napoli (An) e dell’on. Paolo Santulli (Fi). Sono atti inequivocabili che tentano di riportare i docenti ai trascorsi anni cinquanta, quando l’insegnante era un fedele impiegato sottomesso al governo. L’Italia forse non eccelle in memoria, ma sono state condotte battaglie per trasformare lo stato giuridico a modello di quello attuale. È accaduto tutto appena dieci anni fa, quando con il decreto legislativo n.29/93 il rapporto di lavoro è diventato oggetto di concertazione tra le parti. E dall’oggi al domani per la maggioranza al governo tutto questo dovrebbe cambiare. Nel disegno di legge arrivato da Alleanza nazionale all’articolo 7 si menziona la «soppressione delle rappresentanze sindacali unitarie scolastiche». Così, mentre con una mano si sigla la «strage del contratto», con l’altra si sconfessa la maggioranza lasciando quasi senza parole anche il segretario generale Cgil Scuola, Enrico Panini, visto che il vice presidente del consiglio, Gianfranco Fini, aveva recentemente firmato un accordo con le Confederazioni dove «il governo si impegnava, anche nel rapporto con il parlamento, ad evitare che si producessero interventi in ambito di competenza della contrattazione».
CONTROLLO POLITICO
«Stanno cercando di controllare politicamente tutto quello che possono. - afferma Panini - Nella scuola non si contratterà più e bisognerà sottostare alle idee di un qualsiasi dirigente scolastico che avrà facoltà di decidere autonomamente come impiegare le risorse. Stando alle leggi vigenti del nostro paese - continua – i due soggetti firmatari di un contratto sono posti sullo stesso piano, mentre con la trasformazione per legge dello stato giuridico si pone il coltello dalla parte del manico sempre in mano alla maggioranza di turno. Questo è gravissimo. A questa offensiva inferta a tutto campo risponderemo adeguatamente».
RECLUTAMENTO
Anche perché il forzista Santulli ha pensato bene di apportare significative modifiche sul reclutamento degli insegnanti. All’articolo due del disegno di legge 4091, dove vengono enunciati i principi e i criteri dello statuto degli insegnanti, troviamo una minuscola lettera “i” che annuncia «l’istituzione di un albo nazionale dei docenti del sistema nazionale di istruzione», precedentemente anticipato da «l’estensione e applicazione dello statuto degli insegnanti ai docenti di tutte le istituzioni scolastiche» ivi comprese quelle private e da «l’articolazione della funzione docente in specifiche funzioni di docente
tirocinante, docente ordinario e docente esperto». «Dietro questo disegno di legge - afferma Alba Sasso, deputato Ds in commissione cultura alla Camera, c’è l’idea di un’assunzione diretta delle scuole che rischia di diventare di tipo clientelare. Scompaiono le graduatorie dimerito a favore di un albo professionale dal quale è possibile attingere se non scegliere, assumendo e licenziando, in base alla congruità del piano di offerta formativa deciso al momento. La scuola pubblica ha una comune identità su tutto il territorio nazionale e l’assunzione diretta degli insegnanti potrebbe portare il dirigente a compiere una scelta mirata anche di tipo ideologico». I due disegni presentati hanno già compiuto parte dell’ordinario iter legislativo e tenuto conto dei numeri
e di eventuali spinte della maggioranza tra sei mesi, come assicurato da Adornato al convegno dell’Anp (Associazione Nazionale Presidi) la scorsa settimana, i testi saranno legge.
Roma, 15 dicembre 2003