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Il Presidente Ciampi ribadisce il dovere dello Stato a garantire una scuola di qualità

“A voi giovani, che vedo con piacere presenti in gran numero, qui e nell'aula attigua, va costantemente il mio pensiero. Mi chiedo se abbiamo fatto abbastanza per voi. Penso che avervi assicurato il dono della pace in Europa, che noi nella nostra gioventù non abbiamo conosciuto, non è poco. Ma penso alle vostre speranze, alle vostre delusioni, alla vostra ansia di dimostrare che cosa siete capaci di fare, e allora sento che dovremmo fare di più.”

18/11/2004
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“A voi giovani, che vedo con piacere presenti in gran numero, qui e nell'aula attigua, va costantemente il mio pensiero. Mi chiedo se abbiamo fatto abbastanza per voi. Penso che avervi assicurato il dono della pace in Europa, che noi nella nostra gioventù non abbiamo conosciuto, non è poco. Ma penso alle vostre speranze, alle vostre delusioni, alla vostra ansia di dimostrare che cosa siete capaci di fare, e allora sento che dovremmo fare di più.”

E’ un passaggio dell’intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita alla città di Enna, in occasione dell'incontro istituzionale con le autorità locali ed i Sindaci della provincia.
Il discorso del Presidente ha toccato punti fondamentali quali la necessità di recuperare ritardi nello sviluppo di intere are del paese, individuando nuovi meccanismi per il suo decollo e del necessario intervento del governo centrale nelle iniziative che le autonomie locali progettano e mettono in campo.
Uno dei passaggi più significativi il Presidente Ciampi lo ha dedicato ai giovani e agli studenti, al loro diritto di avere, da parte dello Stato, scuole di ogni ordine e grado ed un accesso più facile all’università, (peraltro, ieri si è svolta la giornata mondiale di mobilitazione degli studenti per il diritto allo studio, per gli investimenti a favore della scuola pubblica, contro la riduzione dell’istruzione a merce di scambio, n.d.r.).

Roma, 18 novembre 2004

Il discorso del Presidente Ciampi ad Enna, presso la Libera Università di Kore

“grazie delle vostre parole, e grazie per l'accoglienza che mi ha riservato la popolazione di questa antica città, cuore della grande isola. Il mio viaggio in tutte le province italiane mi ha portato oggi al traguardo di Enna, che con i suoi 931 metri è la vetta d'Italia fra tutti i capoluoghi di provincia.
Ricorderò sempre questa tappa del mio viaggio, oltre che, come ho già detto, per il calore con cui sono stato accolto, anche per la bellezza della città e del paesaggio che la circonda: non stupisce che Enna sia chiamata, per la sua splendida posizione, "belvedere di Sicilia".
Città piccola e bella, oggi alla ricerca, come è emerso dai vostri discorsi, di una nuova vocazione per il futuro suo e dell'intera provincia, di nuovi percorsi di sviluppo, che le assicurino un aumento dell'occupazione e, con esso, un più alto tenore di vita, un reddito per persona più elevato.

Accanto a quelli che sono i vostri punti di forza - il clima, l'ambiente, le bellezze naturali e artistiche, la sicurezza - ciò vi consentirà di realizzare un miglioramento complessivo della qualità della vita.
Questa ricerca di un nuovo modello di sviluppo vi accomuna a molte altre città, molte altre province di ogni parte d'Italia.
Questo non significa privilegiare una visione materialista della vita. Vuol dire desiderare vita sicura per le famiglie, certezza per il futuro dei figli: che è quello a cui tutti aspiriamo.
Cent'anni fa e anche nell'immediato dopoguerra era il miraggio di Paesi lontani, che attirava a sé moltitudini di diseredati da tutti i Paesi europei. Oggi per poter vivere in condizioni di benessere non dobbiamo più diventare emigranti.

Si accresce così la spinta a fare meglio nel luogo natio, a ricuperare i ritardi. Questi non sono affatto irrecuperabili. Di ciò dobbiamo convincerci, perché questo dà la forza per mettersi al lavoro. In realtà, il tenore di vita odierno delle regioni d'Italia o d'Europa meno avanzate è pari a quello di pochi decenni fa di regioni che oggi sono all'avanguardia del benessere mondiale.
Si accresce così, come ho già detto ieri, il senso di urgenza di interventi da parte delle Autorità di governo, vicine e lontane - da quelle provinciali e regionali a quelle nazionali a quelle europee - affinché i tempi di ricupero del ritardo si abbrevino.
Affinché ciò avvenga, occorre però che, nel disegnare gli itinerari verso un futuro migliore, non ci si affidi soltanto o soprattutto agli aiuti che piovono dall'alto. Perché se tale fosse il nostro stato d'animo, quegli stessi aiuti finirebbero per rivelarsi controproducenti; avrebbero un effetto negativo, disincentivante per gli sforzi che dobbiamo compiere nel nostro territorio come cittadini, come amministratori locali: sforzi senza i quali ogni intervento esterno finisce per essere sterile, ogni investimento risulta alla lunga improduttivo.

Occorrono in realtà, per mettere in moto un nuovo meccanismo di "decollo", di sviluppo, diversi fattori, che debbono agire contemporaneamente. Ed è vero che uno di questi fattori è l'intervento delle autorità di governo centrale. Vi sono iniziative - come l'ammodernamento delle vie di comunicazione autostradali, ferroviarie, aeree - che per la maggior parte sono fuori portata per le autonomie locali, e che rappresentano una condizione preliminare perché possano esprimersi energie locali latenti.
Ma molto, e forse quello che conta di più per mettere in moto i meccanismi di un nuovo sviluppo, rientra nell'ambito d'iniziativa delle autorità e forze economiche locali, dipende dalla giusta motivazione e mobilitazione di tutta la società.
E in primo luogo occorre una visione chiara della vocazione e delle potenzialità di crescita della provincia e del territorio.

Per esempio: non sono molte le province d'Italia che possano vantare un polo d'attrazione turistica come Piazza Armerina, con la villa del Casale, che è già oggi il secondo sito archeologico in Italia, dopo Pompei, per numero dei turisti che vengono a visitarla da ogni parte del mondo.
E' importante trovare, in tempi brevi, i necessari accordi per realizzare i progetti di sviluppo e conservazione della Villa. E voi sapete bene che vi sono altre attrazioni turistiche di rilievo in questa provincia, a cominciare dalla stessa città di Enna.
Ma se si vuole che queste risorse uniche, insieme alle altre di questa Sicilia che è uno scrigno di gioielli dell'arte e della natura, diventino il volano di un nuovo meccanismo di crescita, le attrazioni turistiche debbono diventare parte di un progetto integrato, che includa il potenziamento delle strutture ricettive, una capacità organizzativa e imprenditoriale adeguata, istituti per la formazione del personale, miglioramento delle vie di comunicazione.

Questo quadro vi è del resto già ben chiaro, come dimostrano anche i discorsi che abbiamo appena ascoltato. I progetti che state discutendo vanno nella giusta direzione, ed è positivo il fatto che vi sia nella vostra provincia spirito di collaborazione fra le istituzioni di governo locale, quale che sia il loro colore politico. La capacità di "fare sistema" è una condizione essenziale di successo.
Ne è dimostrazione il fatto che sia sorta una sede universitaria, questa bella struttura in cui ci troviamo. Essa ha già saputo attrarre un buon numero di studenti, ancora in aumento, e la presenza di una componente studentesca percentualmente così elevata, rispetto alla popolazione della città, rappresenta di per sé un fattore di progresso: soprattutto se una parte ampia del corpo insegnante si stabilisce in città. Ciò è già accaduto altrove.

A voi giovani, che vedo con piacere presenti in gran numero, qui e nell'aula attigua, va costantemente il mio pensiero. Mi chiedo se abbiamo fatto abbastanza per voi. Penso che avervi assicurato il dono della pace in Europa, che noi nella nostra gioventù non abbiamo conosciuto, non è poco. Ma penso alle vostre speranze, alle vostre delusioni, alla vostra ansia di dimostrare che cosa siete capaci di fare, e allora sento che dovremmo fare di più.

E il primo dei nostri doveri è di darvi scuole di ogni grado che vi consentano di sviluppare tutto il potenziale della vostra intelligenza, della vostra voglia di fare.

Rendere più facile l'accesso a un'educazione universitaria, o comunque professionalmente elevata, è un dovere. E poi sta a voi impegnarvi, cari giovani, con tutte le vostre forze e la vostra fantasia. Ho incontrato tanti giovani nei miei viaggi in Italia: e da questi incontri ho tratto sempre motivi di speranza. In voi ho fiducia.

L'esperienza di altre città di provincia che hanno saputo darsi un polo universitario fornisce una chiara indicazione: bisogna specializzarsi nella scelta degli indirizzi di insegnamento. E' essenziale far crescere la nuova struttura, facendo corrispondere il tipo di istruzione superiore e di ricerca offerto alle vocazioni naturali del territorio e della regione.
E bisogna anche sapersi liberare di certi antichi pregiudizi, e complessi. Non si deve pensare che i Siciliani, per loro natura, certe cose non le sappiano fare, o che un progetto di sviluppo per la Sicilia debba puntare soltanto su bellezze naturali, agricoltura, turismo. Tutto questo ci vuole. Ma possono anche aprirsi strade del tutto nuove al vostro futuro.

Lo dimostra l'esperienza a Catania della collaborazione fra università e imprese d'avanguardia.
L'attitudine a scoprire i segreti della Natura, ad aprire vie nuove alla scienza, ad adottare nuove invenzioni, nuove tecnologie, c'era già in Sicilia, terra di scienziati, di filosofi e di poeti, ai tempi di Archimede: perché non oggi?
Chi avrebbe immaginato dieci o vent'anni fa che in provincia di Enna l'Oasi Maria SS. di Troìna - che davvero mi dispiace di non riuscire a visitare - sarebbe diventata da una semplice struttura di assistenza dei disabili un centro all'avanguardia nel mondo per le ricerche sulla diagnosi e cura del ritardo mentale?
Bisogna saper guardare lontano, nel tempo e nello spazio: siete nel cuore della Sicilia, siete al centro del Mediterraneo, il mare più affollato di traffici, di merci e di persone, che ci sia al mondo.
Quando visitai Agrigento constatammo con gli amministratori locali che il numero dei turisti che visitava la meravigliosa Valle dei Templi era molto inferiore a quello che sarebbe potuto essere se le strutture portuali di Porto Empedocle fossero state messe in condizione di accogliere le navi da crociera che solcano il Mediterraneo.
Mi assicurano, e lo spero vivamente, che questo sarà presto realtà.
Parimenti, dal cuore della Sicilia devono esserci vie di comunicazione rapide verso le coste, a Nord e a Sud, verso i grandi orizzonti che da lì si aprono sul mondo.

Mi avvio a concludere. Per realizzare i sogni bisogna fare dei progetti. Per realizzare i progetti bisogna saper lavorare insieme: autorità locali, a tutti i livelli, autorità di governo nazionali ed europee, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, istituti di istruzione professionale o superiore. Bisogna sapersi porre degli obiettivi temporali, delle scadenze per la realizzazione dei progetti, e controllarne periodicamente il grado di avanzamento. Tutto questo richiede in primo luogo fiducia in se stessi, richiede spirito di iniziativa e tenacia nell'impegno.
Ho trascorso a Caltanissetta e ad Enna, in questi due capoluoghi della Sicilia centrale, due intense giornate; questa mia visita vuol essere una occasione di risveglio, una spinta affinché vi sia quello "scatto di orgoglio" che non mi stanco di raccomandare in ogni parte d'Italia.
Concludo con un forte augurio di progresso, sociale ed economico.
Viva la Sicilia. Viva l'Italia, libera e unita.”

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

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