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Legge di bilancio 2019: una manovra sbagliata e recessiva. Istruzione e Ricerca continuano ad essere marginali

Il commento analitico alla manovra economica per i settori della conoscenza.

02/01/2019
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Alla fine la manovra finanziaria è legge dello Stato. Una manovra approvata al buio dal Parlamento per effetto del maxi-emendamento governativo, il risultato della trattativa “segreta” e imposta dall’Europa, approvato con il voto di fiducia e con cui si è chiusa la partita. I nuovi saldi di bilancio voluti dall’Europa per non incorrere nella procedura d’infrazione e il mantenimento nominale di alcuni punti dirimenti secondo il governo, hanno finito per produrre una legge di bilancio sbagliata, miope, recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio economico e sociale.

Legge di bilancio 2019: legge 145/18
Approfondimento e commento:
scuola, ricerca, università, AFAM, settori non statali

Avevamo detto fin dall’inizio che aumentare la spesa in deficit era giusto ma mettendo al centro l’aumento dei salari e gli investimenti a partire dai settori della conoscenza. La legge di bilancio avrebbe dovuto virare in questa direzione piuttosto che ridurre i saldi.

Al netto dell’incremento delle misure di sostegno al reddito e della cosiddetta quota 100, entrambe ridimensionate drasticamente, prive di una solida certezza di attuabilità e tutte da verificare, registriamo ancora una volta, forti penalizzazioni per i settori della conoscenza.

Anche per questo saremo a Roma il 9 febbraio insieme a CISL e UIL.

Sul piano pensionistico quota 100, misura peraltro temporanea e sperimentale valida per tre anni, si applicherebbe da ottobre (senza una specifica deroga nella scuola si salterebbe un anno intero).

Sempre in materia di pensione, non si realizza, l’adeguamento all’aumento del costo della vita per le pensioni al di sopra dei 1.500 euro lordi.

Le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni saranno bloccate fino a novembre. Sono escluse dal blocco scuola, ricerca e AFAM, mentre per l’università il blocco avrà effetti parziali e si protrarrà fino al 1 dicembre 2019.

Si prevede un incremento di risorse per il bilancio del CNR (30 mln) e incredibilmente nulla per il resto del settore ricerca.

Nessun intervento in grado i rilanciare l’università, che purtroppo prosegue nella sua stentata sopravvivenza e incipiente frammentazione del sistema.

Mentre si incrementa di ulteriori risorse il fondo per il segmento 0-6 (10 mln) si conferma la grave insufficienza dei finanziamenti per i rinnovi contrattuali 2019-2021 dei lavoratori pubblici (che non bastano a coprire neanche l’inflazione prevista per il triennio).

Assenti anche le risorse per la stabilizzazione del personale precario e l’incremento di organico nella scuola pubblica, a parte 290 assunzioni di personale educativo, a fronte di decine di migliaia di posti vacanti. Nessuna fase transitoria viene prevista per i docenti della scuola di seconda e terza fascia.

Dopo numerose promesse fatte dalle forze di maggioranza nessuna soluzione è stata trovata per dare dignità al lavoro degli ex co.co.co. transitati nei ruoli del personale ATA con un part-time forzato.

Per il personale ATA (ausiliario, tecnico, amministrativo) della scuola nessun incremento di posti a conferma che su questo settore si ripetono le stesse politiche negative dei precedenti governi.

Una manovra nei fatti non espansiva, che non punta sugli investimenti, che dimentica i giovani e non combatte il precariato nei settori della conoscenza, che non qualifica la spesa, schiaccia la centralità della buona occupazione e del lavoro nelle dinamiche di crescita e di coesione nazionale. Ci aspetta un inizio d’anno di mobilitazione.

In allegato i commenti analitici settore per settore.