Con i sindacati a sostegno dei lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca
Carlo Galli (Sinistra Italiana) sullo sciopero del 20 maggio: “dovere del governo ascoltare e dare risposte concrete a questi lavoratori”.
Nel momento in cui la crisi economica ha dato origine in tutto il Paese a una preoccupante depressione civile è necessario sostenere con convinzione le rivendicazioni dei lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca in sciopero generale venerdì 20 maggio 2016.
Il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro − fermo da sette anni −, nonostante la Corte Costituzionale abbia affermato l’illegittimità di ulteriori rinvii −; la mancata risposta alle difficoltà del personale ATA, ignorato dalla legge 107 del luglio 2015 (la cosiddetta Buona Scuola) ripetutamente colpito da tagli ai salari e agli organici; l’inefficacia nell’affrontare con equità la stabilizzazione di tutti i precari, l’allargamento dei poteri dei dirigenti scolastici, ormai sempre più schiacciati sull’amministrazione piuttosto che sulla organizzazione della didattica: sono tutte questioni che chiamano il governo a dare prontamente una risposta efficace e di segno opposto a quello fin qui prevalente.
La legge 107 si colloca all’interno di un disegno ideologico più ampio, mirante a cambiare − insieme alle riforme costituzionali ed elettorali e al diritto del lavoro − forma e sostanza della nostra democrazia. Questo movente ideologico si manifesta nell’aver assunto un’interpretazione dell’autonomia scolastica come concorrenza, e quindi disuguaglianza, fra scuole pubbliche, e nell’aver escluso il sapere critico come fondamento e finalità dell’educazione scolastica. Anche per queste ragioni, occorre sostenere la raccolta delle firme per i quattro quesiti referendari per l’abrogazione di norme della legge Giannini-Renzi, lanciata dalla FLC CGIL. Lo sciopero generale e il referendum abrogativo sono le armi democratiche che consentono di sollevare il dibattito pubblico sugli enormi problemi dell’accesso universale alla scuola, al sapere e all’alta formazione universitaria, provocando la mobilitazione più ampia e unitaria possibile.
È importante, pertanto, mobilitarsi a sostegno del mondo della scuola, dell’università e della ricerca; ma oggi è soprattutto dovere del governo ascoltare e dare risposte concrete a questi lavoratori, penalizzati dalla «Buona scuola» che di buono evidentemente ha ben poco, e dai tagli agli investimenti pubblici per l’università e la ricerca, mortificando, tra l’altro il diritto universale allo studio.
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