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Un congresso di resistenza

Portogallo, Marzo 2004

22/03/2004
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Marzo

Un congresso di resistenza - Si è svolto il 17-18-19 marzo a Figueira da Foz , a poca distanza dalla città universitaria di Coimbra, l’ottavo congresso della Fenprof, il principale sindacato portoghese della scuola, che raccoglie 70.000 iscritti tra gli insegnanti delle scuole pubbliche e private dalla materna all’università: un numero consistente per un paese relativamente piccolo.
Ha aperto il congresso un messaggio del presidente della repubblica Sanpaio, che fa parte anche del consiglio generale del sindacato: dopo aver ricordato la retrograda politica scolastica salazarista (l’obbligo scolastico era astato abbassato da 5 a 3 anni) contro cui da giovane aveva avviato invano l’organizzazione di un primo sindacato di insegnanti nel 1945, confidando ingenuamente nel fatto che la vittoria alleata in Europa avrebbe riportato la democrazia anche in Portogallo, ha lamentato il fatto che il paese continua ad essere il più arretrato in Europa in termini di formazione culturale e professionale. In questa lamentazione la diplomazia del ruolo non gli ha impedito di mettere sotto accusa le scelte dell’attuale ministero dell’educazione.
Infatti il governo di Durao-Barroso e l’attuale maggioranza PP-PSD ( non tragga in inganno la sigla: si tratta di un partito di centrodestra) stanno procedendo sulla linea classica della destra europea, che, mutatis mutandis, ben conosciamo anche noi: riduzione dell’obbligo scolastico da 9 a 6 anni, anticipazione delle scelte di indirizzo, uso della fp come alternativa all’assolvimento dell’obbligo, municipalizzazione di interi settori scolastici, finanziamenti alle scuole private, scadimento della formazione dei docenti (affidata a numerosi enti privati), aumento del precariato ecc. Il governo ha persino bloccato il meccanismo di carriera dei docenti, basato sulla autovalutazione, probabilmente perché ritenuto troppo poco selettivo.
Naturale quindi che le scelte del governo fossero al centro del congresso. Paolo Sucena, rieletto segretario generale, lo ha definito perciò un Congresso di resistenza all’offensiva conservatrice ed elitista del governo, che con la pretesa di valorizzare le eccellenze in realtà introduce la segregazione sociale. Una resistenza che non può fermarsi al cambio di un ministro, che verrebbe sostituito da un altro, il quale applicherebbe la stessa linea, - ha detto Sucena - ma che richiede la caduta del governo.
Contro tutto ciò la Fenprof ha già fatto due riuscitissimi scioperi generali della scuola, in novembre e gennaio, ha contribuito allo sciopero del personale non docente, che dipende dal sindacato della funzione pubblica, ha organizzato la tradizionale Marcia per l’Educazione che ogni anno attraversa il paese e a cui quest’anno hanno partecipato 12.000 persone, ha partecipato l’11 marzo alla giornata di lotta generale indetta dalla Cgtp-In e non esclude il ricorso a forme di lotta nella parte finale dell’anno scolastico ( il blocco di esami e scrutini è stato richiesto esplicitamente dai settori più radicali del congresso).
Al centro del congresso anche la necessità di approfondire i legami con la Cgtp-in, la confederazione vicina ai comunisti, a cui aderiscono già quattro dei sette sindacati regionali che compongono la Fenprof e al cui segretario generale è stato riservato il penultimo intervento in chiusura.
E’ stato perciò un congresso molto combattivo, la cui tensione era alimentata anche dai recenti attentati nella vicina Spagna e dalla prossima scadenza del trentennale della liberazione dal fascismo, che si celebrerà il prossimo 25 aprile, in un clima in cui le destra al governo vorrebbe rivedere persino alcuni passi costituzionali, con la scusa che sono stati elaborati durante la Rivoluzione dei Garofani.

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