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Tunisia: le richieste del sindacato UGTT

L’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini un punto di riferimento nelle lotte di questi giorni.

14/01/2011
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Nelle drammatiche vicende che in questi giorni stanno attraversando i lavoratori e i giovani tunisini il sindacato UGTT (Unione generale dei lavoratori tunisini), ha rappresentato un punto di riferimento e di organizzazione importante. Non a caso anche alcune sue sedi sono state oggetto di aggressione e devastazione da parte delle forze di polizia.

In questi giorni l’azione della UGTT è stata caratterizzata sulla falsariga del documento redatto dalla Commissione amministrativa nazionale all’indomani dei primi scontri a Sidi Bouzid, i cui 10 punti (i quali, come si può leggere, fanno un esplicito riferimento anche i problemi dell’istruzione) riportiamo qui di seguito:

“Coscienti del ruolo nazionale e sociale della UGTT e del suo contributo all’elaborazione di migliori prospettive di sviluppo nel paese i membri della commissione amministrativa nazionale:

  1. Mettono in rilievo le diverse dichiarazioni sindacali e la dichiarazione del Bureau esecutivo in data 28 dicembre 2010 relativa ai concetti, principi e fondamenti dello sviluppo durevole così come stabiliti nelle mozioni delle istanze decisionali sindacali a livello centrale, regionale e settoriale. Questi principi e raccomandazioni che si riferiscono all’occupazione e ai rapporti di lavoro sono stati elaborati dalla UGTT in base a seminari e studi realizzati dai suoi diversi dipartimenti e si richiamano a un modello di sviluppo che risponde ai bisogni essenziali, si fonda sull’eguaglianza e l’equilibrio tra le regioni e nel quale spetta allo Stato e al settore pubblico il dovere di assumere la funzione di investitore dal momento che il settore privato si esime dall’intervenire in quete regioni prioritarie nonostante i vantaggi finanziari fiscali e sociali di cui beneficia.
  2. Esprimono la loro solidarietà con le popolazioni di di Sidi Bouzid e con l’insieme delle regioni dell’interno nelle loro rivendicazioni legittime di una vita migliore e e di un modello di sviluppo che garantisca l’eguaglianza delle opportunità, il diritto ad un lavoro decente e delle possibilità di impiego in grado di procurare un guadagno stabile all’altezza dei bisogni. Essi lanciano allo stesso tempo un appello per un intervento urgente volto a porre riparo ai guasti materiali originati nella regione di Sidi Bouzit.
  3. Sottolineano la necessità di accordare ai rappresentanti della UGTT la qualità di membri permanenti in seno ai consigli regionali per l’occupazione e nelle commissioni locali per la occupazione  e rinnovano la loro richiesta di creare una cassa di assicurazione per i disoccupati che protegga i lavoratori licenziati in seguito alla perdita di posti risultante dalle trasformazioni economiche , di cui l’aspetto più saliente è la politica di privatizzazione delle imprese pubbliche.
  4. Esprimono il loro malcontento di fronte al blocco dei locali delle unioni regioni e locali della UGTT e di fronte alle violente aggressioni di cui sindacalisti locali e regionali sono stati oggetto in seguito al loro movimento pacifico di sostegno.
  5. Chiedono la liberazione delle persone arrestate, l’annullamento dei procedimenti a loro carico così come il ritiro del blocco di sicurezza a Sidi Bouzid e nelle altre regioni e in ricorso al dialogo in quanto meccanismo appropriato al trattamento di tutte le forme di movimento.
  6. Esprimono la loro solidarietà alle famiglie delle vittime e domandano di perseguire tutti coloro i quali saranno individuati come colpevoli della morte di vittime innocenti.
  7. Sostengono gli avvocati e l’insieme dei componenti della società civile che hanno solidarizzato con gli abitanti di Sidi Bouzid nel loro movimento spontaneo che rivendicava il miglioramento del proprio livello di vita e la creazione di progetti speciali nella rgione in modo da garantire loro una vita decente.
  8. Esprimono il loro malcontento di fronte all’assenza di informazioni nazionali e di copertura mediatica degli avvenimenti, che ha condotto ad un deficit istituzionale, chiamano ad una rifondazione del paesaggio mediatico nazionale in modo da dare una informazione appropriata ed obiettiva nel trattamento delle questioni politiche economiche e sociali. In questo quadro i membri della commissione amministrativa nazionale chiedono di identificare, al fine di una informazione credibile e trasparente, gli aspetti di cattiva gestione e di mettere a nudo le pratiche che sono in palese contraddizione con i valori di giustizia, libertà ed eguaglianza e che violano i diritti civili, i diritti dell’uomo e inquinano le istituzioni della società civile. 
  9. Chiedono riforme politiche fondate sulla promozione della democrazia e sul consolidamento delle libertà così come la dinamizzazione del ruolo della Lega Tunisina dei Diritti dell’Uomo,  nella sua veste nazionale importante riguardo alla sua missione di consacrare lo stato istituzionale di diritto  e sottolineano la necessità di permettere alla Lega di tenere il suo congresso nel quadro del rispetto della sua autonomia di decisione.
  10. Considerano che la negoziazione costituisce un diritto legittimo sia sul piano internazionale che nazionale e che il diritto di sciopero è al centro dei diritti e delle libertà sindacali. Chiamano così l’autorità preposta ad avviare un dialogo serio e costruttivo con i sindacati dell’insegnamento e dell’educazione e degli altri settori connessi, di dare risposte favorevoli alle loro rivendicazioni, decise dalle rispettive commissioni amministrative, in modo da istaurare un clima sociale stabile che riaffermi l’importanza del dialogo sociale per circoscrivere i problemi.

Essi domandano infine di ridare ai lavoratori del bacino minerario licenziati  il diritto di rientrare nei loro posti di lavoro: questo per sradicare tutti i fattori che possono nuocere alla pace sociale.”

Tag: tunisia

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