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Troppa violenza e maleducazione nelle scuole.

Giappone, giugno 2000

22/06/2000
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GIUGNO

Troppa violenza e maleducazione nelle scuole. Il Giappone appare sistematicamente ai primi posti nelle classifiche mondiali dei migliori alunni in matematica e scienze. Ma la realtà nella scuola giapponese non è fatta solo di queste vette elevate. Lo dichiara il Financial Times che in un recente articolo sottolinea come in Giappone stiano aumentando le aule dove regna il disordine assoluto e dove gli studenti sono diventati i più radicali nemici dei docenti, mentre i delitti dentro le scuole aumentano, giustificati solo dalla volontà di fare male a qualcuno. Il sistema sociale giapponese, nel quale l’educazione è molto valorizzata, è molto competitivo e i giovani si disputano i posti nelle scuole di elite. Molti sociologi ritengono che lo stress a cui i giovani sono sottoposti non sia estraneo al clima di instabilità. Nella società si è insinuato il dubbio se sia proprio necessario che il 90% dei giovani acceda all’università. Il Governo e potentissimi gruppi di pressione come la federazione delle organizzazioni economiche Keindare puntano a sistemi più flessibili. La critica è alla rigidità degli esami, anche se si vorrebbe tener fermi i punti forti della competitività, vale a dire i corsi di inglese e quelli di materie tecnologiche. Si propone di anticipare l’apprendimento dell’inglese (attualmente inizia tra i 13 e i 15 anni), di valorizzare la conversazione più che la memorizzazione, di allargare la scelta degli indirizzi. Ma oltre a queste proposte la compagine governativa conservatrice punta anche a reintrodurre anche forti elementi di nazionalismo, impensabili fino a poco tempo fa nel Giappone uscito dalla seconda guerra mondiale. Al contrario il partito buddista e centrista del Nuovo Komeito pensa ad un’educazione improntata alla pace e all’umanesimo e si oppone ad una ingerenza più attiva da parte del Governo.

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