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Scuola ancora in piazza.

Francia, Giugno 2003

22/06/2003
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Giugno

Scuola ancora in piazza. Si è svolto ieri il 13° sciopero della scuola nel corso di quest’anno scolastico. Non ha avuto un grande successo. D’altra parte ormai l’anno scolastico volge al termine e la stessa decisione sindacale di non bloccare né interrompere gli esami, finora disciplinatamente rispettata dai collettivi di sciopero, limita la partecipazione alla lotta. Nondimeno ancora ieri oltre 300.000 persone sono scese in manifestazione in tutta la Francia: a Parigi erano 60.000 , altre migliaia a Tolosa,Le Havre, Tolone, Rouen, Le Mans, Lille, Nantes e Grenoble. Se sulla partita pensioni non si vedono risultati di rilievo ( a parte la votazione parlamentare dell’articolo che assicura l’85% di pensionabilità per i salari minimi), sui temi specifici della scuola va registrato lo sblocco di 80 milioni di euro per la messa in opera dei cosiddetti assistenti d’educazione alla ripresa dell’anno scolastico, il rinvio delle contestate misure relative all’autonomia universitaria e la decisione del governo di rinunciare alla regionalizzazione degli orientatori psicologici, dei medici scolastici e degli assistenti sociali. La “decentralisation” continua però a riguardare il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, circa 90.000 persone. Oggi tuttavia in primo piano è venuta un’altra questione: la rivendicazione della retribuzione delle numerose giornate di sciopero avanzata dai sindacati e rifiutata dal governo.
Accanto alla scuola c’erano in piazza anche altri settori pubblici e privati, soprattutto i lavoratori dei trasporti. Ma anche alle rete ferroviaria, aerea e ai trasporti urbani parigini non si sono registrati i gravi dissesti dei giorni scorsi. Lo sciopero nei trasporti urbani è stato più incisivo in provincia con il blocco quasi totale a Clermont Ferrand, Digione, Reims, Tours, Lione, Montpellier e Pau.
Sulle pensioni continua in parlamento l’ostruzionismo dell’opposizione: ci sono circa 7000 emendamenti da votare e difficilmente per l’approvazione sarà rispettata la data prevista del 26 giugno.

Il 12° sciopero della scuola non blocca gli esami. Hanno tirato tutti un sospiro di sollievo, governo e sindacati: oggi il nuovo sciopero nazionale della scuola, il 12° dall’inizio dell’anno, si è svolto senza comportare il blocco della prima giornata degli esami nazionali di baccalaureato, il corrispettivo dei nostri esami di maturità. Un grande esempio di autodisciplina sindacale: Cgt, Fsu, Unsa , Fo e Faen avevano scommesso che sarebbero riusciti a proclamare lo sciopero senza produrre disservizi su un momento così delicato, che coinvolge oltre mezzo milione di studenti e 125.000 degli 800.000 insegnanti francesi, mentre dall’altra parte Raffarin e Ferry evocavano lo spettro del blocco degli esami – con relative misure di polizia - nell’intento di togliere agli scioperanti il sostegno dei genitori e dell’opinione pubblica. Né era scontato che le cose sarebbero andate così: se le direzioni sindacali hanno sempre detto di non voler boicottare gli esami e di non essere intenzionate ad usare quest’arma, il movimento è tuttavia frastagliato in una miriade di collettivi unitari il cui comportamento non sempre è garantito. Così come non erano prevedibili le 4 ore di scontri che, il 10 giugno in occasione dello sciopero precedente hanno sconvolto il centro di Parigi e che nella giornata di ieri hanno dato luogo a interpellanze e discussioni in parlamento, fino alla fuoriuscita per protesta dei deputati dell’opposizione.
Comunque oggi lo sciopero ha avuto luogo e gli esami anche: mentre si attende nel pomeriggio la manifestazione di Parigi, a Marsiglia stamani hanno sfilato secondo i sindacati 200.000 persone (erano presenti i segretari nazionali di Cgt, Fsu, Fo e Unsa), 40.000 a Tolosa, 20.000 a Grenoble. Naturalmente non erano solo lavoratori della scuola: lo sciopero continua infatti anche in altri settori pubblici o parastatali, soprattutto nelle ferrovie, dove potrebbe terminare proprio oggi, e nei trasporti urbani.

Un’altra significativa giornata di lotta. A detta del governo nella scuola solo una quota oscillante tra il 16% e il 35% avrebbe partecipato allo sciopero del 10 giugno, sintomo di un movimento che si andrebbe spegnendo. Intanto però a Marsiglia e a Parigi hanno sfilato centinaia di migliaia persone ( 450.000 in tutta la Francia), la metropolitana ha funzionato a singhiozzo con molte linee totalmente bloccate, e in tutto il paese ha viaggiato un treno su tre.
Insomma lo sciopero continua in molti settori da almeno cinque giorni, in altri, come, la scuola anche da un mese. Infatti ci si comincia chiedere che cosa succederà agli stipendi degli scioperanti. Molti di loro rischiano di avere a fine mese zero ore di lavoro. Il giornale dell’Unsa, uno dei sindacati che hanno indetto i numerosi scioperi della scuola, si è industriato perciò a rassicurare gli scioperanti. In Francia infatti lo stipendio di un insegnante viene calcolato su base annua e ciò comporta per le trattenute complicati calcoli progressivi in rapporto a diverse fasce di reddito in cui viene diviso lo stipendio: un reddito mensile è perciò comunque assicurato e questo non può essere inferiore al salario minimo garantito ( 417,70 euro). Questo, insieme all’assenza di norme sulla regolamentazione degli scioperi – adesso però invocate a gran voce dalla destra di fronte al blocco dei trasporti e al rischio di un boicottaggio degli esami di baccalaureato –, spiega meglio la capacità di resistenza degli insegnanti francesi.
Nel frattempo, mentre sul piano delle pensioni non si vedono sbocchi, il governo, che martedì pomeriggio ha incontrato i sindacati della scuola, si dimostra disponibile a fare alcune concessioni sulla decentralisation: non verrebbero regionalizzati i consiglieri psicologici e i medici scolastici, ma solo ausiliari e amministrativi ed inoltre sarebbe definito un budget di 80 milioni di euro per avviare l’esperienza dei cosiddetti assistenti d’educazione. Per la prima volta dall’inizio della vertenza i responsabili di Unsa e Fsu usano toni distensivi e parlano di passi avanti.
Il prossimo appuntamento è comunque tra due giorni, quando, in pieno esame, Cgt, Fsu, Unsa e Fo scenderanno nuovamente in sciopero, non solo sfidando il governo che minaccia l’uso della forza pubblica, ma anche mettendo a rischio il consenso dei genitori che finora non è mancato loro.

La tensione resta forte. “La tensione resta forte”: così si esprimeva Le Monde del 6 giugno scorso, dopo gli scioperi del 2 giugno (trasporti) e del 3 giugno (scuola). Giovedì 5 ci sono stati ancora cortei di insegnanti a Parigi, Marsiglia, Arles, Cherburg, Avignone, Aix en Provence e Tolone, venerdì a Lorient. Fermo sul piano nazionale il movimento non accenna diminuire a livello locale. E le autorità non contribuiscono a tenerlo basso: per il 10, altra giornata di lotta prevista, la questura parigina ha negato i percorsi richiesti e il sindaco di Marsiglia lo stadio. Nell’inasprimento dello scontro si grida al terrorismo per le devastazioni alla sede del Medef, la confindustria francese, a Pau e per l’incendio di quella di La Rochelle. I treni viaggiano ancora a singhiozzo: nel week end circa uno su tre è saltato e circa un terzo della rete metropolitana parigina è rimasto bloccato.
Venerdì i colloqui con il Ministero dell’educazione non hanno sortito nulla: il governo resta intransigente sulle pensioni, mentre potrebbe limitare la regionalizzazione a bidelli e amministrativi, lasciando fuori le figure non-docenti più alte. All’uscita dai colloqui i rappresentanti della Cgt hanno lanciato l’idea di un altro sciopero della scuola il 12 giugno e lo Snes, il principale sindacato della secondaria l’ha raccolta. La cosa ha fatto subito gridare al blocco degli esami: il 12 giugno infatti è la data della prova di filosofia. In realtà lo Snes si è sempre pronunciato contro il blocco degli esami, ma i collettivi degli insegnanti in lotta minacciano azioni di boicottaggio striscianti come il rinvio delle correzioni e altro.

Riuscito anche il decimo sciopero della scuola francese: parte la maratona sociale. Percentuali ampiamente maggioritarie hanno caratterizzato lo sciopero nazionale della scuola francese del 3 giugno scorso, l’undicesimo dall’inizio dell’anno scolastico. Al centro le note questioni della riforma delle pensioni e della regionalizzazione (decentralisation) di 110.000 non-docenti. Numerose e affollate le manifestazioni nelle principali città della Francia con relativa guerra di cifre tra gli organizzatori e la polizia. La manifestazione più grossa ancora una volta a Marsiglia dove i sindacati parlano di 240.000 persone in piazza. E l’agitazione continua in forme articolate nelle giornate del 4, 5 e 6 giugno.
Con questo sciopero la scuola dimostra ancora una volta di essere lo scoglio più grosso per il governo Raffarin. Infatti se lo sciopero nella scuola è andato ancora una volta bene, una certa flessione si è invece riscontrata in quello dei trasporti, indetto anch’esso sul tema delle pensioni e svoltosi il giorno prima: nonostante abbia viaggiato un treno su tre e,solo il 20% dei voli Air France, il governo canta vittoria perché lo sciopero avrebbe coivolto solo il 41% nelle ferrovie e una minoranza nei trasporti metropolitani parigini, contro la risucita invece plebiscitaria del precedente sciopero del 13 maggio. Nondimeno anche i sindacati dei trasporti annunciano un nuovo sciopero per il 10 giugno.
Che la scuola sia lo scoglio più grosso è dimostrato anche dal fatto che il Ministro Ferry è intervenuto al meeting dell’organizzazione dei genitori di destra PEEP nell’intento di creare un movimento di opinione contro gli insegnanti accusati di voler bloccare gli esami nazionali, il corrispettivo dei nostri esami di stato. In merito a questa eventualità, i sindacati, che pure l’hanno respinta come metodo di lotta, fanno ricadere tutte le responsabilità sulla intransigenza governativa.
Il fronte sindacale (CGT, FSU, UNSA, FO) ha infatti indicato la data del 3 giugno come l’inizio di una vera e propria maratona sociale.

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