Sciopero generale per la scuola.
Argentina, Gennaio 2003
Argentina
Argentina. Il canto delle sirene della devoluzione. Mentre il paese sudamericano si dibatte nella più grande crisi economica della sua storia, il governo e i potentati economici cercano di osannare regionalizzazione e municipalizzazione come la panacea di tutti mali. In realtà la scuola argentina è da sempre devoluta alle province che compongono lo stato federale, con l’eccezione delle università e della formazione iniziale degli insegnanti. Oggi però si vuole di più: si cerca di premere su un decentramento ancora maggiore proponendo una municipalizzazione delle scuole. Marta Maffei, segretaria generale del sindacato della scuola Ctera, ha definito questa proposta, ammantata di una maggior democraticità, un “canto delle sirene”. Se il decentramento delle funzioni è solo un mezzo per il disinvestimento finanziario da parte dello Stato, sotto le pressioni del Fmi, esso risulta devastante per la scuola e anche per la condizione docente, come dimostra il fatto che lo stipendio di un insegnante di Buenos Ayres è quattro volte quello di un insegnante della provincia di Chaco.
Gennaio
Sciopero generale per la scuola. Martedì 28 gennaio migliaia di insegnanti francesi sono scesi in sciopero ed in manifestazione rispondendo all'appello dei cinque sindacati Fsu, Unsa, Cgt, Cfdt e Faen. Secondo le stime del Ministero dell'educazione lo sciopero ha avuto una adesione del 43% tra gli aiuto-educatori, del 40% nella scuola elementare, del 36% nella scuola media, del 30% nei licei e del 24% tra i non docenti. Gli organizzatori stimano invece un'adesione complessivamente superiore al 50%. Seimila persone hanno sfilato per le vie di Parigi e altre migliaia nelle diverse città, tra cui Marsiglia, Bordeaux, Rennes, St.Etienne . Nella capitale il corteo era aperto dal collettivo degli aiuto-educatori, seguito dal cordone dei dirigenti sindacali e dai docenti di un liceo professionale di La Garenne-Colombes, in sciopero anche per l'aggressione a un insegnante. Vivace la polemica di questi con il ministro-aggiunto Darcos che aveva dichiarato: "Se gli insegnanti non sono capaci di affrontare gli allievi per come sono, che cambino mestiere". I loro cartelli dicevano " Darcos, se non sopporti gli insegnanti, cambia mestiere".
Lo sciopero aveva per oggetto i tagli agli organici ( soprattutto di aiuto-educatori e sorveglianti) e alle risorse scolastiche e i progetti di decentramento alle regioni della gestione scolastica e si tratta della terza mobilitazione nazionale su questo tema, dopo lo sciopero del 17 ottobre e la manifestazione nazionale dell'8 dicembre. Ed è stato mantenuto nonostante il ministro dell'educazione Ferry avesse promesso pochi giorni fa l'assunzione in ruolo di 30.000 docenti e 16.000 ausiliari.
Lo sciopero era stato preceduto da alcuni scioperi e agitazioni settoriali tra il 17 e il 20 di gennaio, come quella degli aiuto-educatori e dei sorveglianti, il settore più colpito dai tagli, e quella dei consiglieri psicologici e d'educazione, che chiedono adeguamenti contrattuali. E il 1 febbraio si annuncia una manifestazione nazionale sulle pensioni.