Rapporto OCSE-PISA 2012: L’illustrazione dell’OCSE ai sindacati europei
Dimensione mondiale, problemi sociali, equità, benessere degli studenti, investimenti nella scuola e buon funzionamento nella relazione di uno dei responsabili del progetto PISA all’Internazionale dell’Educazione.
Venerdì 6 dicembre u.s. presso la International Trade Unions House di Bruxelles Michael Davidson, direttore di divisione del Progetto PISA, nell’ambito di una iniziativa organizzata dalla segreteria dell’Internazionale dell’Educazione (IE), ha illustrato in sintesi ai sindacati della scuola ivi convenuti i principali risultati dell’inchiesta. La FLC era presente e ha potuto cogliere analogie e novità con l’illustrazione nazionale tenuta a Roma tre giorni prima a cura del MIUR, dell’INVALSI e di altri soggetti.
Va da sé che l’illustrazione di Bruxelles rispetto a quella di Roma spaziava a tutto campo sulla dimensione internazionale. La diffusone dell’inchiesta PISA infatti ormai raggiunge 65 paesi distribuiti tra Americhe (sfuggono solo Bolivia e Paraguay), Oceania e Eurasia settentrionale. Essa ha coinvolto 28 milioni di studenti e l’insieme delle prove arriverebbe a coprire 390 minuti di valutazione.
Quest’anno alle tre specialità “tradizionali” (matematica, lettura e scienze) si sono aggiunti il problem-solving e le competenze finanziarie (anche se su quest’ultimo interessante aspetto nulla è stato riferito!). E’ stata presa in considerazione soprattutto la matematica, materia clou di quest’anno (ogni volta ce ne è una, con una cadenza di 9 anni: la precedente per matematica era nel 2003). La Svizzera risulta essere il miglior paese europeo in questa specialità. L’Italia si colloca in una posizione medio-bassa.
Molto rilievo è stato dato al problema del retroterra socio-economico degli alunni (uno degli aspetti che più hanno "sedotto" l’IE!) e al miglioramento relativo dei diversi paesi. I paesi che hanno avuto il più forte miglioramento complessivo sono stati la Germania (va ricordato che agli inizi del PISA, più di 10 anni fa, la Germania sorprendentemente era partita molto male), la Turchia e il Messico. Poi di seguito sono stati segnalati paesi con un miglioramento limitato ma comunque sensibile, tra questi l’Italia insieme a Brasile, Polonia, Austria, Portogallo, Tunisia, Thailandia. Nell’insieme comunque circa 40 paesi su 65 hanno visto miglioramenti in almeno uno dei temi sottoposti a valutazione: l’Italia ha migliorato in matematica e scienze.
I paesi che hanno dimostrato più equità a scuola sono invece Norvegia, USA e Svizzera. In Italia poco più del 20% degli alunni si collocano tra “ i peggiori” (low performers) in matematica. Va però detto che nel 2003 erano quasi il doppio. I “bravissimi” (top performers) sono invece il 10%, ma nove anni fa erano circa l’8%. Come era già emerso nella presentazione italiana, in matematica eccellono soprattutto i ragazzi rispetto alle ragazze. Ciò avviene in quasi tutti i paesi tranne Svezia, Russia e Lituania.
In lettura invece continuano a primeggiare le ragazze a livello mondiale con 38 punti di differenza, in Italia con 39, all’incirca l’equivalente di un intero anno scolastico.
Nell’area OCSE abbiamo avuto un incremento del 3% degli immigrati (dal 9 al 12%) il che comporta elementi di svantaggio nei risultati perché è stato calcolato che il differenziale di punteggio, al netto dei fattori socio-economici, per un alunno immigrato ammonta a 11 punti. Tuttavia in paesi come Germania, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Danimarca e Francia la maggioranza degli alunni immigrati va bene a scuola (in Belgio va bene il 71%), mentre in Italia, Norvegia, Portogallo, Russia, USA e Canada, la maggioranza degli alunni immigrati non va bene a scuola. In Italia è di circa il 51% la percentuale degli alunni immigrati in difficoltà. Anche in questo caso però si sono fatti notevoli passi avanti visto che nove anni fa questa percentuale era del 73%.
In Italia gli alunni che a 15 anni hanno già ripetuto almeno un anno sono il 15% e sono più maschi che femmine. Si tratta di una quota inferiore a quelle di Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna e Portogallo, che superano il 20%, ma ancora cospicua, anche per i costi che comporta. In Italia questi costi sono calcolati in circa 50.000 euro per ogni alunno ripetente, in Svezia, Danimarca, Paesi Bassi sono pari o superiori ai 60.000 euro.
Il benessere degli studenti a scuola sembra essere complessivamente migliorato tranne che in Germania e un po’ anche in Francia. Contrariamente ad alcuni articoli comparsi di recente sulla stampa che insistevano sul problema dell’assenteismo studentesco italiano, i dati italiani sono stati riferiti come più bassi rispetto a quelli di tanti altri paesi europei. Nell’area OCSE gli studenti sembrano interessati ed attratti dalla matematica almeno per il 50%, il 70% ritiene la scuola buona, il 60% persino ideale e l’80% si dice felice a scuola. Tuttavia se si guardano le tabelle l’Italia non è tra i paesi che vanno meglio da questo punto di vista.
Dal punto di vista degli investimenti nella scuola, anche se esiste un rapporto tra spesa (in rapporto al PIL) e successo scolastico, non si può dire che questo sia meccanico: è soprattutto la qualità della spesa a fare la differenza. Più diretto risulta il rapporto tra stipendio degli insegnanti e buoni risultati (sic!). Non a caso la Corea del Sud e Hong Kong, che sono in testa alla classifica, sono quelli che pagano di più gli insegnanti (sempre in relazione al loro PIL pro capite). Vi sono però anche eccezioni come la Malesia e la Giordania. Comunque in tutta l’OCSE si denuncia la mancanza di insegnanti preparati in circa il 40% dei casi.
Infine: per il buon funzionamento scolastico risultano decisive l’autonomia (485 punti contro 465 delle scuole centralizzate) e la partecipazione degli insegnanti (475 punti contro 465 dei sistemi autoritari).