La via crucis degli insegnanti.
Argentina, maggio 1999
Maggio
La via crucis degli insegnanti. La CTERA (Confederazione dei lavoratori dell’educazione della Repubblica Argentina), il principale dei sindacati della scuola ha organizzato una curiosa manifestazione nella data del venerdì santo. Una via crucis in cui ciascuna stazione rappresentava i problemi sociali più cruciali del paese: i licenziamenti, la povertà, la malnutrizione, le lacune del sistema scolastico ecc. E il 6 aprile il sindacato ha chiamato ad un nuovo sciopero a sostegno un disegno di legge che stanzi nuovi fondi per gli stipendi dei docenti fissati in circa 200 dollari, quando il minimo di spesa per una famiglia di quattro persone sembra ammontare a circa 1500 dollari. Al contrario il governo ha progettato un taglio dei finanziamenti all’istruzione di 280 milioni di dollari. La qual cosa ha provocato le dimissioni della ministra dell’educazione Susana Decibe. La polemica tra quest’ultima e il ministro dell’Economia, accusato di essere succube ai dictat del FMI, è caduta in un momento cruciale, dal momento che nel prossimo ottobre avranno luogo le elezioni presidenziali.
La discussione ha avuto molta eco sulla stampa ed in particolare il quotidiano La Naciòn ha pubblicato un’interessante inchiesta sul sistema scolastico argentino che mette in luce il disastro scolastico: il 14% degli alunni ripete il primo anno della secondaria e il 22% ha ripetuto l’anno almeno una volta, il 18% abbandona gli studi e il livello di preparazione nella secondaria non raggiungono il livello minimo in materie come matematica e lingua. Le cause, secondo la ministra dimissionaria? Insufficienza di risorse e cattiva gestione delle poche disponibili, mancanza di un regime di incentivi che stimoli lo spirito di dedizione e di emulazione, abuso di permessi da parte degli insegnanti con relativo ricorso al supplentato.
Dalle ulltime notizie che ci giungono dalla repubblica sudamericana sembra però che il governo spinto dalle manifestazioni e dagli scioperi che hanno visto scendere in piazza centinaia di migliaia di studenti insieme ai loro insegnanti, abbia deciso di rinunciare ai tagli, questo almeno stando a quanto, a mobilitazione ancora in corso, ha annunciato il neo-ministro dell’educazione Manuel Garcia Solà.