La riforma dei licei in Francia
Un sistema modulare al posto delle classi per i ragazzi francesi dai 15 ai 18 anni. Una innovazione in stile scandinavo, che però potrebbe nascondere solo l'obiettivo una riduzione di spesa attraverso una riduzione di orario e di organico.
La Francia si sta avviando a una riforma dei licei, una commissione apposita è stata istituita e alla fine di agosto ha reso noti i suoi intenti in un confronto con i sindacati. In pratica si tratta della riforma di tutta la secondaria superiore dato che la parola licei in Francia indica tutta la secondaria superiore.
Attualmente i licei iniziano a 15 anni e terminano a 18 per gli alunni che sono in regola col percorso scolastico: un triennio, quindi, conteggiato alla rovescia, con una numerazione che inizia dalla prima media (la sesta, a 11 anni) e termina alla seconda superiore (la prima, a 16 anni), a cui si aggiunge una anno terminale (dai 17 ai 18 anni). Il triennio liceale perciò è composto da due anni, la seconda (che costituisce anche l’ultimo anno di obbligo scolastico) e la prima, che insieme costituiscono il "ciclo di determinazione", e l’anno terminale, col quale si consegue il “baccalaureat”, cioè la "maturità" francese. I licei sono suddivisi in licei generali e tecnologici e in licei professionali. Esistono anche i licei agrari ma questi hanno tutta un’altra struttura e legislazione in quanto dipendono dal ministero dell’agricoltura e non da quello dell’educazione. I licei generali hanno tre indirizzi: letterario (L), scientifico (S) e economico-sociale (ES). I tecnologici quattro: industriale (STI), amministrativo-gestionale (STG), chimico-biologico (STL) e medico-sociale (SMS). I licei professionali hanno molteplici indirizzi. La didattica è organizzata in lezioni e l’organizzazione interna è, come da noi, per classi.
La nuova struttura vorrebbe essere meno rigida, meno fondata su indirizzi e filiere con più autonomia per gli allievi, che potrebbero personalizzare il proprio percorso, e per l’istituto scolastico. In altre parole invece che a classi si pensa a moduli di tre ore settimanali ciascuno per un semestre. L’anno scolastico sarebbe quindi suddiviso in due semestri e i moduli sarebbero suddivisi in tre aree: insegnamenti generali, insegnamenti di accompagnamento, insegnamenti di esplorazione (in seconda, cioè al primo anno) o di specializzazione(in prima e terminale, cioè negli ultimi due anni).
Già così si configurerebbe un ribaltamento dei cicli: all’attuale 2+1 si sostituirebbe un 1+2.
Nella seconda classe (il primo anno) l’orario settimanale sarebbe di 27 ore, i moduli sarebbero 11 generali, 4 d’esplorazione e 3 di accompagnamento. Le discipline generali dovrebbero comprendere lettere, matematica, due lingue straniere, educazione fisica e storia e geografia (che in Francia sono separate sia da lettere che da filosofia). Le discipline d’esplorazione dovrebbero essere suddivise per area disciplinare (famiglia, come la chiamano in Francia) e gli alunni dovrebbero sceglierne almeno due. Le discipline di accompagnamento dovrebbero invece essere prerogativa dell’autonomia degli istituti scolastici e quindi al momento non sono definite.
Nel ciclo terminale (cioè gli ultimi due anni, che a questo punto rimpiazzerebbero l’anno terminale) l’insegnamento dovrebbe essere ripartito in 16 moduli generali e 16 moduli di specializzazione su tutto il ciclo (quindi su due anni ovvero quattro semestri). Gli insegnamenti generali indispensabili dovrebbero comprendere lettere, matematica, due lingue straniere e filosofia. I moduli dovrebbero essere ripartiti in quattro aree: umanistica-artistica, scientifica, sociale e tecnologica (quest’ultima divisa a seconda degli indirizzi). Tra i 16 moduli di specializzazione l’allievo dovrebbe sceglierne almeno 9 della stessa area.
Il sistema proposto sembra imitare i modelli del Nord-Europa, quello finlandese in particolare, e si sa quanto la Finlandia sia attraente dati i suoi buoni risultati nelle inchieste internazionali. Tuttavia c’è anche il forte sospetto che tutta l’operazione nasconda in realtà solo il bisogno di ridurre la spesa introducendo di fatto una riduzione di orario. Le ore infatti sarebbero complessivamente 27 alla settimana mentre ora i licei marciano intorno alla trentina di ore a seconda degli indirizzi. Un sospetto tutt’altro che infondato dopo che anche l’orario scolastico della primaria è stato ridotto a 24 ore frontali (su 4 giorni alla settimana) e il percorso per la maturità professionale è stato ridotto di un intero anno (da 4 a 3 anni).
Dal punto di vista delle corrispondenze tra riduzioni di orario e riduzioni di organico, anche in questo/i caso/i, come per altri in passato, le analogie col caso italiano potrebbero non essere puramente casuali. Ma almeno in Francia si cerca di ragionare su modelli didattici diversi e di confrontarsi.
Roma, 13 ottobre 2008
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