Insegnamento della religione.
Francia, ottobre 2000
Insegnamento della religione. Intervistati sull’insegnamento della religione il 55% dei francesi si è espresso a favore di un insegnamento della storia delle grandi religioni mondiali, il 24% per l’insegnamento della storia delle religioni più diffuse in Francia e il 16% per l’insegnamento della storia del cristianesimo. L’inchiesta fatta dall’agenzia Csa per conto della rivista Le Monde de l’education e per Notre Histoire segnala una crescente tendenza alla laicizzazione di questo insegnamento. Tale tendenza è confermata anche dalla crescita di coloro che vedono comunque nella presenza di questi insegnamenti un rischio per la laicità della scuola: coloro che non temono questo rischio sono infatti scesi dal 58% del 1991 al 52% di quest’anno e quelli decisamente contrari all’insegnamento della religione sono passati dal 28% del 1988 al 41% del 2000, mentre anche la disponibilità all’insegnamento di storia delle religioni è sceso dal 65% del 1988 al 58% del 1990 al 57% odierno.
Ma se sul piano culturale l’accettazione delle altre religioni sembra un fatto acquisito (il 69% afferma che l’insegnamento di storia delle religioni deve servire a sviluppare lo spirito di tolleranza) il 55% dei francesi resta contrario a somministrare nelle mense menù speciali coerenti con le diverse credenze e il 52% è contrario a dispensare gli alunni dalla frequenza nei giorni delle proprie festività religiose.
Lo stesso ministro Lang si è detto contrario a dispensare gli alunni tutti i sabati. Nondimeno in un panorama religioso frammentato, a fronte dell’eco che hanno le tendenze integraliste nella realtà internazionale, la scuola laica costituisce un baluardo di integrazione delle differenze.
Aiuto-educatori ingrati? Inventati dall’ex ministro Allègre per coniugare la politica dell’occupazione giovanile a soluzioni di problemi scolastici a basso costo, gli aiuto-educatori, 70.000 neodiplomati impiegati soprattutto in compiti di vigilanza, non sembrano essere molto riconoscenti al governo che li ha assunti. Diritti sindacali, diritti sociali, diritto ai congedi: è la lunga lista di diritti che rivendicano queste figure precarie ( le quali tra l’altro quando si fanno comparazioni internazionali non rientrano tra i docenti!) che non possono beneficiare né del Code du travail (diritto privato) né dei diritti della funzione pubblica. In questa situazione, definita scandalosa, lo Snes ha ottenuto un testo che sancisce alcuni diritti e che sarà oggetto di un’approvazione al Ca (il Cnpi francese). Ma la soluzione non è ancora soddisfacente e lo Snes rivendica la trasformazione del loro rapporto di lavoro in un rapporto di lavoro pienamente pubblico e, insieme allo Snuipp, ha deciso una giornata di lotta di questa categoria il 25 ottobre e la presentazione di liste comuni alle elezioni dei consigli accademici (i Csp francesi) che si svolgeranno tra il 17 novembre e il 7 dicembre.
Gli Stati generali del secondo grado. "Successo e saperi per tutti" questo lo slogan con cui lo Snes in collaborazione con lo Snep (educazione fisica) e lo Snesup (università) ha convocato il 28 giugno scorso 400 insegnanti, autoproclamatisi gli Stati Generali del secondo grado. Al meeting hanno partecipato anche gli altri sindacati della Fsu e rappresentanti di Cfdt, Ferc, Cgt, Snpden, delle associazioni disciplinari, della Lega dell’insegnamento, di Fcpe, Peep, Medef, nonché gli studenti della Fidl. La presenza del Ministro Lang non è passata inosservata: si è rischiato un dibattito in diretta con la platea sui temi del momento: riforma dei licei, dei colleges, degli insegnamenti tecnici, la situazione del personale, il reclutamento e il precariato. Ma la vista di Lang è stata letta anche come la fine di un ostracismo nei confronti del principale sindacato della secondaria francese.