Il VII congresso della federazione nazionale dei professori portoghesi
Portogallo, Giugno 2001
Giugno
IL VII CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DEI PROFESSORI PORTOGHESI.
PUBBLICA E DI QUALITA'
di Pino Patroncini
Una piccola grande storia
Si è svolto dal 21 al 23 marzo alla Città Universitaria di Lisbona il settimo congresso della Fenprof, la Federação Nacional dos Professores, il principale sindacato degli insegnanti portoghesi, che raccoglie 64.000 dei circa 150.000 insegnanti di tutti gli ordini e gradi di scuola. La Fenprof è nata appena nel 1983 dall'unificazione di quattro sindacati regionali degli insegnanti, quelli della Grande Lisbona, della Zona sud, della Regione Centro e del Nord, a cui si sono poi aggiunti quello delle Azzorre, di Madera e dell'Estero. A loro volta questi sindacati regionali erano cresciuti nelle iniziative clandestine degli ultimi anni della dittatura salazarista e nei primi turbolenti anni successivi alla Rivoluzione dei garofani del 1974.
Va ricordato infatti che la dittatura salazarista, per quanto accreditata come una forma di fascismo più blanda di altre, ebbe pur tuttavia, proprio sul fronte della scuola e dell'educazione in genere, un atteggiamento tra i più retrivi e conservatori. Una mostra all'interno del congresso metteva ben in luce l'atteggiamento antipedagogico della dittatura salazarista, con passaggi di discorsi dello stesso Salazar in cui si sosteneva apertamente la non convenienza che le classi povere accedessero agli studi. Evidentemente in queste condizioni l'esigenza di una valorizzazione, innanzitutto politica, del proprio lavoro doveva maturare insieme alla coscienza antifascista del corpo docente, che dopo il 25 aprile 1974 diede vita a diverse organizzazioni, la maggior parte delle quali è col tempo confluita nella Fenprof, mentre altre hanno dato vita alla Fne, la Federação Nacional de Ensino, sindacato aderente alla Ugt, la confederazione di orientamento socialista e socialdemocratico (in Portogallo il Psd è però in realtà il principale partito di centrodestra).
La Fenprof non è invece affiliata ad alcuna confederazione, anche se mantiene un rapporto privilegiato con la Cgtp-In, la confederazione generale portoghese, vicina ai comunisti ed erede dell'Intersindical dei tempi della rivoluzione. Ma secondo un recente sondaggio fanno parte della Fenprof docenti appartenenti a tutte le aree politiche del paese. Questo spiega la gelosa custodia della propria autonomia, anche in questo congresso "insidiata" da proposte di adesione alla Cgtp o ad altre confederazioni.
L'organizzazione ha mantenuto la propria caratterizzazione "regionalista" e si configura ancora oggi come una federazione dei sette sindacati regionali, i quali godono di grande autonomia e di grande prestigio ed i cui dirigenti costituiscono l'ossatura portante della rete nazionale.
Al proprio interno oltre ad una dialettica regionale esiste anche una dialettica politica che si esprime durante i congressi anche in mozioni contrapposte. Oltre all'area di maggioranza, che normalmente esprime la segreteria, quindi, possono esserci altre aree: tra queste la più importante, storicamente presente da almeno tre congressi con una percentuale tra il 10% e il 15% , è quella di Autonomia Sindical, che rivendica una maggior democrazia nella consultazione dei lavoratori, una maggior autonomia dai partiti e dalle centrali sindacali e una maggior determinazione nelle iniziative di lotta.
La relazione introduttiva
Il tema del congresso era "Pubblica e di Qualità. La scuola per una società solidale ed evoluta."
La relazione del segretario generale Paulo Sucena, poi riconfermato nella sua carica al termine del congresso, ha preso le mosse dalla delusione delle aspettative createsi sei anni fa con il passaggio dei poteri dai socialdemocratici ai socialisti, a cui non ha corrisposto la sperata svolta riformatrice, per poi sottolineare l'indifferenza dei poteri forti del capitalismo neoliberista per l'educazione e soprattutto per i valori disinteressati di quest'ultima. In questo quadro la Fenprof si candida a dare voce a coloro che non vogliono delegare ad altri - al mercato, al governo, ai partiti - le ragioni dell'educazione.
Sucena ha denunciato i difetti della politica educativa portoghese, la stabilizzazione della spesa per l'istruzione al 5% del Pil, la posizione di fanalino di coda del Portogallo nella scolarizzazione secondaria (69% contro la media Ue dell'82%), la selezione (5,7% degli alunni dell'elementare con un anno di ritardo, 2,4% con due anni; e nella secondaria solo il 31,3% può vantare un percorso senza bocciature), gli abbandoni scolastici (dall'1,5% nelle prime elementari fino al 10,3% nel terzo ciclo della primaria).
Quali proposte dunque per fare fronte alla situazione? Una nuova legge sul finanziamento alle scuole, la generalizzazione dell'educazione prescolare e il turno unico ( così viene chiamato il tempo pieno), la creazione di equipe multidisciplinari, le educazioni speciali, una legge sull'Azione Sociale Scolastica a favore dei settori economicamente e socialmente sfavoriti, esoneri per i docenti impegnati nell'organizzazione pedagogica, la stabilizzazione del precariato.
"Autismo governativo", è stata definita la scelta del Ministero dell'Educazione di procedere alla riforma dei curricoli solo con l'appoggio delle risicata maggioranza parlamentare socialista e con la contrarietà di studenti ed insegnanti. Una riforma quasi per decreto, come quella del 1969, all'epoca di una delle maggiori crisi studentesche della storia portoghese. Ma nel 1969 c'era ancora la dittatura. "Oggi siamo in democrazia. - ha detto Paulo Sucena, citando il discorso di un deputato socialista al parlamento - Ma quando vedo gli studenti in piazza, i professori contro la riforma, il Ps isolato nella difesa di quella che doveva essere la madre di tutte le riforme, non posso non chiedermi: chi sta sbagliando? Perché la base sociale di questa riforma invece di allargarsi si è ristretta? Dove sono gli studenti che potrebbero appoggiarci? E i professori? Le voci a favore della riforma perché non si fanno sentire? E' tutta una manipolazione o siamo noi che siamo convinti che una riforma così possa proseguire senza una base chiaramente maggioritaria?". E la Fenprof ha chiesto il rinvio della riforma ed una sua diversa calendarizzazione.
Una catilinaria contro il Ministero dell'Educazione, dunque? Il segretario generale ha rifiutato questa interpretazione, rivendicando però al sindacato il diritto criticare gli errori ed agire per la loro correzione.
L'intervento del Presidente della Repubblica.
Alla relazione del segretario ha fatto da controcanto l'intervento del Presidente della Repubblica, Jorge Sampaio. E già la sua presenza in un congresso sindacale è stata significativa dell'importanza che la Fenprof riveste nella vita non solo scolastica, ma anche politica del Portogallo.
Sampaio ha sottolineato come un successo lo sforzo di investimenti che ha portato ad un incremento della frequenza degli studi secondari senza eguali in tutta l'Ocse. Il suo discorso è strato diviso in tre parti.
La prima, centrata sul concetto dell'educazione per tutti, ha cercato di descrivere i compiti degli insegnanti nell'insegnare e nel dare motivazioni allo studio; ha espresso preoccupazioni per l'aumento della violenza nelle aule scolastiche; ha auspicato la creazione di equipe educative integrate per un'educazione alla cittadinanza.
La seconda parte ha sottolineato i nuovi mandati per il corpo docente: la formazione iniziale e continua, il rafforzamento della collegialità, il ripensamento dell'etica professionale, il riconoscimento del merito. "Ho conosciuto, - ha detto - nei miei contatti con la scuola, esperienze notabili in cui educatori e professori si impegnano nella soluzione delle situazioni di maggiore difficoltà sociale e pedagogica. Ho visitato progetti molto interessanti, ho parlato con i loro protagonisti, molto spesso destinati a rimanere illustri sconosciuti. Come stimolare queste esperienze? Come evitare che i loro protagonisti cadano nel disincanto? Come inserire nelle carriere una valorizzazione del merito?".
La terza parte ha cercato di richiamare ad una riflessione sul futuro dell'educazione, vista da un lato come una necessità della democrazia e dall'altro nella nuova forma dell'educazione lungo tutto l'arco della vita, con un ruolo importante quindi dell'educazione degli adulti e della capacità degli insegnanti di trasmettere ai giovani il gusto di imparare.
L'intervento del Presidente della repubblica ha avuto, come d'altronde tutto il congresso, grande eco sulla stampa portoghese. "Sampaio chiede più autorità" ha scritto il Diario de Noticias, "Sampaio scontento dell'educazione" ha ribattuto 24Horas , "Il Presidente della repubblica esige cambiamenti alla vigilia della manifestazione dei professori" è stata la versione del Publico.
Discussione e azione.
Ed infatti nella serata del 22 marzo si è svolta a Lisbona una manifestazione per rivendicare la riduzione del numero di alunni per classe e il diritto alla pensione dopo 30 anni di servizio. Il corteo dalla Città universitaria al Ministero dell'educazione si è svolto alle sei della sera, in quanto a Lisbona sono proibiti cortei prima delle 18 nelle giornate lavorative. Vi hanno partecipato oltre tremila persone. Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta da un "assessor" (l'equivalente di un nostro sottosegretario). Nota curiosa: l'"assessor" del ministero a direzione socialista era fino a qualche anno fa membro della segreteria della Fenprof.
Il dibattito è proseguito comunque su diversi argomenti e con la presentazione e la votazione di numerosi ordini del giorno: dalla solidarietà con gli studenti in lotta, alla richiesta di rinvio della riforma dei curricoli, per l'allineamento alla media salariale europea, contro deregolamentazione dei concorsi, sulla violenza nelle scuole, contro la municipalizzazione dell'educazione, fino alla questione del finanziamento della scuola privata, e dell'insegnamento artistico (che praticamente in Portogallo non esiste a livello secondario).
Tra le questioni più dibattute c'è stata quella dell'eventuale affiliazione alla Cgtp-In ovvero alla Confederazione dei Quadri e dei tecnici, a cui qualche sindacato regionale ha già aderito. Tuttavia anche questa volta la scelta della Fenprof è rimasta quella di una rigorosa autonomia, la quale però non esclude patti d'azione comuni come quello che la lega alla Cgtp oppure, in modo ancor più organico, l'appartenenza al Fronte Comune dei Sindacati dell'Amministrazione Pubblica, una specie di coordinamento sindacale del pubblico impiego.
Il piano di azione.
Quindici sono stati i punti contenuti nel piano di azione approvato al termine del congresso:
1. ottenere una legge quadro di finanziamento di tutti gli ordini e i gradi di scuola;
2. avviare la scuola a turno unico;
3. migliorare la qualità della formazione iniziale;
4. rivedere il sistema di autonomia, direzione e gestione;
5. riorganizzare la rete scolastica, soprattutto laddove l'assenza del pubblico ha favorito la scuola privata;
6. riqualificare la dotazione tecnica delle scuole;
7. avviare una legislazione di azione sociale scolastica per i ceti deboli;
8. rivedere organici, concorsi e assegnazioni degli insegnanti;
9. portare a 12 anni l'obbligo scolastico e formativo comprendendovi anche anni dell'educazione prescolare;
10. rivedere le carriere di tutti gli insegnanti;
11. intervenire sulla disciplina degli alunni mediante equipe multidisciplinari e prevedere il pensionamento volontario dopo 30 anni di servizio;
12. definire una diversa calendarizzazione della revisione dei curricoli;
13. allargare e sopprimere la canalizzazione universitaria;
14. sviluppare l'insegnamento professionale e i percorsi professionalizzanti;
15. avviare l'insegnamento ricorrente nell'ottica dell'educazione lungo tutto l'arco della vita.
Temi come si può vedere assai comuni alla nostra esperienza e a quella di altri sindacati, presenti anch'essi al congresso, Oltre a noi c'erano rappresentanti francesi, spagnoli, tunisini, brasiliani, cubani e delle ex colonie portoghesi di Guinea, Angola, Capo Verde e S.Tomè.