Gli studenti mettono in crisi la riforma della secondaria superiore.
Francia, Febbraio 2005
Febbraio
Gli studenti mettono in crisi la riforma della secondaria superiore. Ancora 60.000 studenti e insegnanti hanno attraversato le vie di Parigi martedì scorso mentre il Parlamento si apprestava a discutere la riforma della scuola voluta dal Ministro dell’Educazione Fillon. Nello stesso tempo altri 15.000 sfilavano a Bordeaux. E’ la terza volta in pochi giorni che una forte mobilitazione studentesca si ripete.
L’agitazione ha preso le mosse da uno sciopero sindacale degli insegnanti del 21 gennaio scorso. Uno sciopero riuscito, come non se ne vedevano dal 2003. In quell’anno infatti lo scontro sulla regionalizzazione del personale e sulle pensioni ( ironia della sorte: la controparte era sempre Fillon, allora al ministero degli affari sociali) aveva impegnato e estenuato il movimento sindacale francese, senza risultati positivi, se si esclude un contributo sostanziale alla forte mutazione dell’opinione pubblica, confermata un anno dopo col risultato politico della vittoria socialista alle regionali. Ma da allora il movimento era sembrato un po’ sfiancato e nel 2004 i pochi scioperi fatti non avevano avuto un gran seguito.
Al 21 gennaio ha fatto seguito il 5 febbraio la giornata di manifestazioni in tutta la Francia a difesa delle 35 ore: 500.000 mila manifestanti nelle diverse città. Qui hanno fatto la loro comparsa massiccia gli studenti medi e da quel momento si può dire non sono più rientrati. Ed in Francia si dice che gli studenti sono come il dentifricio: una volta che è uscito dal tubetto non puoi più rimetterlo dentro.
Ed infatti venerdì 11 le piazze francesi si sono rianimate con manifestazioni giovanili. 100.000 in tutta la Francia a detta dei giornali. E con metà delle regioni già in vacanza (le cosiddette vacanze d’inverno, sosta canonica di inizio febbraio nel calendario scolastico francese). Ed infine martedì scorso.
Della nuova Loi d’Orientation gli studenti contestano in particolare alcuni aspetti: il nuovo esame di maturità, il cosiddetto “bac”, che dovrebbe essere preceduto da una sorveglianza continua sui progressi dell’alunno, che finirebbe col mettere in discussione l’anonimato della prova finale, l’eguaglianza di opportunità per tutti di fronte all’esame, e finirebbe per creare “bac” di livello a seconda delle scuole e dei quartieri dove esse sorgono.
Un’altra critica riguarda la cancellazione delle ore di teatro, danza, audiovisivi e dei TPE, i “lavori personali inquadrati”, cioè le due ore settimanali dedicate ad attività interdisciplinari di ricerca
Altre accuse al governo riguardano la soppressione di alcune altre discipline: quelle economiche e sociali, scienze e tecnologie terziarie, scienze ingegneristiche. Su queste accuse il governo nega e grida al fraintendimento e alla manipolazione degli studenti da parte dei loro insegnanti che temono di perdere le loro cattedre.
Infine, la mancanza di risorse per la scuola: si prevede un taglio di 3500 insegnanti, dovuti a un numero minore di iscrizioni secondo il governo, e di 12.000 insegnanti ausiliari, quelli che aiutano i ragazzi in attività di supporto allo studio. I ragazzi denunciano: vogliono mettere poliziotti al posto dei sorveglianti.
I giornali dicono che anche al ministro Fillon come ad altri suoi predecessori è dunque toccato il battesimo della piazza studentesca. E, sarà stata la dimensione della protesta, saranno stati gli scongiuri per non fare la fine dei suoi predecessori, ha scelto una ritirata. Ma solo strategica. In realtà ha imposto ritmi serrati alla discussione parlamentare suscitando le ire dell’opposizione.
L’atteggiamento diplomatico verso gli studenti fa il quadro con una riforma che, se ripercorre le ipotesi della destra liberista internazionale, almeno nel metodo e negli atteggiamenti ha ben altra portata di quella italiana: preparata dal grande dibattito nazionale durato un anno ( ma non sempre rispettato nelle sue conclusioni), con una legge chiara varata in tre mesi, centrata su obiettivi significativi come la ridefinizione dei saperi minimi indispensabili per tutti e le abilità da conseguirsi a ogni tappa del percorso scolastico.
Ma a consigliare di evitare lo scontro frontale sono stati anche i dissidi interni alla destra di governo dove si stanno scontrando i seguaci di Chirac tra i quali c’è il primo ministro Raffarin e quelli di Sarkozy, tra i quali Fillon si è “iscritto” di recente.
Comunque l’assemblea delle organizzazioni promotrici della lotta rilancia: sit-in davanti al parlamento venerdì prossimo e sciopero il 10 marzo, al rientro dalla vacanze.
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