Francia: Sarkozy a sinistra di Formigoni
Mentre in Francia si riunifica e si rafforza l’obbligo scolastico fino a 16 anni, in Lombardia c’è chi vuole fare una scuola professionale separata, privatizzata e con un apprendistato fatto di solo lavoro e niente più
…o Formigoni più a destra di Sarkozy. Ognuno tragga le sue conclusioni. Ma mentre in Francia si riunifica e si rafforza l’obbligo scolastico fino a 16 anni, in Lombardia c’è chi vuole fare una scuola professionale separata, privatizzata e con un apprendistato fatto di solo lavoro e niente più.
Nel confronto intercorso l’11 giugno scorso all’Eliseo tra i sindacati della scuola francese e il nuovo presidente della repubblica Sarkozy quest’ultimo ha annunciato l’abrogazione del contestatissimo decreto Robien comprensivo della misura del cosiddetto “apprentissage junior”. Di che si tratta? Della trovata che i governanti francesi escogitarono all’indomani della rivolta delle “banlieues” attribuendo alla scuola tutte le responsabilità della disintegrazione sociale che la rivolta metteva in luce. In altre parole, pensarono i governanti, se la scuola non è in grado di educare i figli degli immigrati ci penserà un’altra struttura, quella dell’apprendistato.
Per capire questa scelta è bene comunque sapere che l’apprendistato francese è un po’ meglio di quello italiano. Con l’apprendistato francese si può raggiungere una qualifica o anche una maturità professionale ( bac professionnel) in tre anni anziché due (il liceo professionale, dove si entra a 15 anni e non a 14 come da noi, prevede due livelli biennali, uno di cap-brevet, simile alla nostra qualifica, e uno di baccalaureat, simile alla nostra maturità). Ma all’apprendistato si accede al compimento dell’obbligo scolastico, cioè a 16 anni. E l’apprendistato comporta che comunque in tre anni l’apprendista faccia almeno mille ore di lezione ( quindi più di trecento all’anno) e quando si dice lezione si intende scuola, con insegnanti del tutto analoghi a quelle delle altre scuole. I CFA (centri di formazione per apprendisti), infatti, sono prevalentemente statali ed aggregati ai licei professionali. L’apprendistato quindi si configura più come una scuola in alternanza retribuita, più simile al modello tedesco o svizzero (anche se lì le ore di scuola arrivano persino a 700 all’anno) che al modello italiano, che lascia la formazione alla responsabilità del datore di lavoro (vedere in proposito la legge “Biagi” e i suoi decreti attuativi).
La trovata francese consisteva in questo: prendendo atto del “fallimento” della scuola, messo in luce dai tumulti nelle periferie,si abbassava il limite dell’apprendistato da 16 a 14 anni e si infilavano i ragazzi “peggiori” in questo percorso “ alternativo”. Una cosa a metà tra una mozione di sfiducia per il corpo docente e una condanna ai lavori forzati per i ragazzini.
Ricorda qualcosa questa scelta?
Evidentemente le analogie con la recente storia scolastica italiana non sono poche.
Ma a questo punto si sono aperti alcuni problemi.
Primo problema: a 14 anni in Francia si frequenta di solito l’ultimo anno del Collége, la scuola media quadriennale, e quindi si rompe l’unitarietà della formazione. Di qui la reazione contraria di pedagogisti, sindacati, associazioni studentesche, genitoriali, professionali ecc.
Secondo problema: in Francia, come in Italia, solo a 15 anni si può andare a lavorare, a 14 quindi i ragazzini possono essere tutt’al più inseriti in classi differenziali di avviamento professionale.
Terzo problema: per gli extracomunitari ed i loro figli il problema non è l’accoglienza a scuola, ma l’ingaggio sul lavoro, e questo tanto più per un lavoro di apprendistato e quindi il rischio conseguente che tutto si risolvesse in un avviamento al lavoro a vita.
Risultato: approntati 10.000 posti di apprendistato junior per l’anno scolastico in corso,(comprensivi della trasformazione di 5.000 posti preesistenti di avviamento al lavoro per ripetenti della classe terminale delle medie) appena 3.000 risultavano essere stati occupati.
Un vero fallimento!
Sarkozy non ha fatto altro che fare buon viso a cattivo gioco, e quindi ha abrogato un provvedimento che benefici alla Repubblica non ne apportava ed in più gli complicava la vita con i sindacati. Con ciò ha riunificato i percorsi di tutti gli studenti francesi fino a 16 anni, riaffermando che fino a quell’età occorre dare uno zoccolo di saperi comuni a tutti i futuri cittadini.
Tale consapevolezza non è così affermata in Italia dove pure le quantità di coloro che non proseguono gli studi scolastici dopo le medie sono più basse e dove si continua ad insistere su percorsi differenziali, al punto che non solo Formigoni ma persino Fioroni e alcuni”governatori” regionali del centro sinistra si sbracciano a tenerli in piedi. Ma Formigoni fa di più: oltre a privatizzare di fatto l’istruzione professionale attraverso il finanziamento convenzionato di enti preposti, vuole anche considerare scuola un apprendistato che da noi non ha le garanzie nè civili né sociali né culturali che ha in Francia o in Germania.
In altre parole, se Sarkozy con la sua brillante vittoria elettorale è stato preso dalla Destra nostrana come una bandiera da sventolare, per i nostri Formigoni di turno le sue scelte di merito sono pur sempre troppo di sinistra.
Roma, 10 luglio 2007
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