Congresso mondiale Icftu le sfide per il sindacato nella globalizzazione
Le organizzazioni sindacali di tutto il mondo si trovano ad affrontare sfide senza precedenti e vengono sottoposte a notevoli pressioni.
Le organizzazioni sindacali di tutto il mondo si trovano ad affrontare sfide senza precedenti e vengono sottoposte a notevoli pressioni. Dal momento che molte di queste sfide sono generate a livello internazionale, la necessità di un pensiero chiaro e di un’azione decisiva sul futuro del movimento sindacale internazionale è più imperativa che mai. Le questioni che ci troviamo ad affrontare sono così serie da imporci di prendere decisioni che non possono e non devono più essere rimandate». Inizia così l’introduzione della risoluzione approvata dal 18° Congresso Mondiale della Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (Icftu), svoltosi a Miyazaki (Giappone) dal 5 al 10 dicembre 2004. Si è trattato di un Congresso molto importante per il movimento sindacale mondiale, perché ha avviato un processo che dovrebbe condurre all’unificazione tra l’Icftu stessa e la Confederazione Mondiale del Lavoro (Cml- o anche World Confederation of Labour - Wcl). «Noi possiamo continuare ad avere fiducia nei nostri principi e nella nostra visione di un mondo ove vi sia giustizia sociale - si legge nella risoluzione del Congresso - Tuttavia, trasformare tutto questo in realtà implica che noi tutti, nel portare avanti il compito di dare un nuovo assetto al movimento sindacale internazionale,dobbiamo seguire la stessa visione, forti della stessa convinzione». Per queste ragioni, sostiene l’Icftu, devono essere esaminati i passi concreti che il movimento sindacale internazionale deve compiere per globalizzare efficacemente la solidarietà: «Un internazionalismo sindacale diverso è possibile. La globalizzazione lo rende urgentemente necessario».
Che fare
Mentre nei precedenti Congressi mondiali dell’Icftu erano stati analizzati gli effetti della globalizzazione sui sindacati e sul mondo del lavoro, nel Congresso di Miyazaki il dibattito si è spostato su ciò che i sindacati possono fare nei confronti della globalizzazione e in che modo. Tre le considerazioni di fondo nel dibattito:
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Costruire un internazionalismo sindacale efficace è di centrale importanza per il futuro del movimento dei lavoratori. Globalizzare la solidarietà è una sfida permanente e cruciale per tutti gli iscritti ai sindacati.
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Cambiare la globalizzazione deve rientrare in questa sfida. Gli interessi dei lavoratori non riusciranno a prevalere senza cambiamenti fondamentali nelle attività dell’economia globale. I sindacati mondiali hanno la responsabilità specifica di costruire, con altri, un progetto politico che offra soluzioni per una basilare e progressiva trasformazione sociale a beneficio dei lavoratori.
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Un più forte internazionalismo sindacale dipende totalmente dall’impegno e dal coinvolgimento dei sindacati a livello nazionale. Globalizzazione significa che le agende sindacali nazionali e internazionali stanno convergendo. Per la maggior parte dei sindacati, tuttavia, il lavoro internazionale rimane separato dalle priorità quotidiane dell’agenda locale e nazionale. Tale divario va eliminato in modo che l’internazionalismo diventi un’estensione dell’agenda sindacale nazionale. Il movimento internazionale deve quindi essere uno strumento di organizzazione e deve tenere conto di questo imperativo in ogni iniziativa intrapresa.
Alleanze possibili
Negli ultimi anni, ricorda l’Icftu, le posizioni prese dal movimento sindacale sul tipo di globalizzazione in atto sono state criticate sia dai fautori della globalizzazione, che considerano i sindacati oppositori del progresso, sia dai suoi detrattori, molti dei quali vedono i sindacati fatalmente compromessi con i “grandi globalizzatori”. L’Icftu considera errate entrambe le opinioni e afferma il suo impegno a indirizzare la globalizzazione su percorsi che siano vantaggiosi per i lavoratori e che vadano incontro alle più ampie questioni sociali e politiche. Questo può comportare compromessi e accordi difficili e anche controversie interne ma, sottolinea l’organizzazione internazionale, «non dovremmo avere complessi a questo riguardo né, tanto meno, compromettere la nostra identità sindacale nel momento in cui ci impegniamo con altri nel compito di cambiare la gloalizzazione».
Attualmente, sostiene l’Icftu, i lavoratori si trovano a fronteggiare «un mercato globale del 21° secolo operante in un quadro istituzionale che ricorda molto il capitalismo predemocratico del 19° secolo». In un simile contesto mondiale, i movimenti “an-tiglobalizzazione” hanno così cercato di occupare gli spazi che le più tradizionali forme di azione politica e dei sindacati non sono state in grado di riempire. Il movimento sindacale mondiale ha, quindi, intrapreso un dialogo con questi movimenti e le molte difficoltà incontrate sono state superate dai vantaggi derivanti dall’aver costruito partenariati dove possibile. Il tipo di “democrazia partecipativa” che il Forum sociale mondiale personifica, sostiene l’Icftu, «non può sostituire la democrazia rappresentativa dei partiti e dei sindacati, ma ne può costituire un complemento». Per questo l’Icftu sostiene la necessità di un’alleanza a tre tra sindacati, partiti politici di orientamento simile e organizzazioni della società civile, per formulare e attuare un significativo progetto politico sulla globalizzazione.
Nuove forme di azione
Una questione di fondamentale importanza per il movimento sindacale globale è come affrontare le realtà della delocalizzazione internazionale del lavoro. La portata di questo problema è materia di dibattito e sta avendo un impatto senza eguali sui sindacati. Ogni giorno, i sindacati si confrontano con le dolorose conseguenze per i lavoratori dovute all’instabile divisione internazionale del lavoro e inevitabilmente dovranno continuare a farlo. «La difesa dei diritti sindacali è il fondamento del nostro lavoro - afferma l’Icftu - unitamente all’impegno comune per la parità di genere, alla nostra determinazione nel combattere tutte le forme di discri-minazione e alla nostra dedizione nel combattere per i diritti fondamentali e per la stessa democrazia. (…) Senza questa agenda per l’applicazione universale dei diritti fondamentali dei lavoratori, il rischio di vedere i sindacati uno contro l’altro per le pressioni della competitività dell’economia globale sarebbe stato molto più grande». Tuttavia, questa agenda non è una risposta sufficiente e, ricorda l’Icftu, negli ultimi anni non si sono verificati progressi significativi nell’applicazione globale dei diritti dei lavoratori. E’ dunque necessario affrontare il governo della globalizzazione: «Lavorare per collocare gli interessi sociali al centro delle politiche internazionali sull’economia, la finanza e il commercio dovrebbe essere una parte importante di un progetto politico internazionale per affrontare la globalizzazione».
Nonostante l’ingiustizia e l’insostenibilità dell’economia globale vengano sempre più riconosciute e contrastate e anche i sindacati si siano attivati per un credibile progetto politico volto al cambiamento, sostiene l’Icftu «abbiamo ancora bisogno di impegnarci in nuove forme di azione. Non è il caso di aspettare che le condizioni politiche cambino. Il sindacalismo internazionale deve trovare mezzi più efficaci per operare e organizzarsi nelle dure condizioni che adesso sono prevalenti e allo stesso tempo lavorare per provocare un certo “riscaldamento globale” nel clima politico».
Per tutte queste ragioni, il Congresso ha avviato un percorso che dovrebbe portare nel 2005 alla costituzione di una nuo-va internazionale sindacale, necessaria «per garantire l’effettiva rappresentanza dei diritti e degli interessi dei lavoratori nell’economia globale».
L’articolo è tratto dalla rivista EURONOTE
Roma, 24 gennaio 2004
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