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Nel pomeriggio di martedì 25 settembre 2012, si è aperta a Buenos Aires, in Argentina, l'ottava Conferenza internazionale sull'Università e la Ricerca (8th International Conference on Higher Education and Research). Il programma dei lavori e i documenti preparatori sono pubblicati sul sito dell'Internazionale dell'Educazione.
Una nostra delegazione è presente alla Conferenza e ne seguirà i lavori. Pubblicheremo in questa sezione i resoconti delle diverse sessioni e i documenti di maggior rilievo.
25 settembre, prima giornata
Sono 120 i delegati di organizzazioni sindacali provenienti da oltre 40 paesi membri dell'Internazionale dell'Educazione giunti a Buenos Aires per discutere di Università e Ricerca, di diritti, del ruolo del sindacato in un contesto di attacco globale e radicale alle idee che educazione e conoscenza siano diritti e che la ricerca e l'istruzione debbano rimanere pubbliche.
I lavori sono aperti dai saluti dell'organizzazione ospitante, la Federazione Nazionale dei Docenti Universitari (Conadu), e dall'introduzione di Fred van Leeuwen Segretario generale dell'Internazionale dell'Educazione cui la FLC CGIL e le organizzazioni presenti aderiscono.
Nel loro saluto Yamile Socolovsky e Carlo De Feo (Codau) hanno rimarcato come il ruolo dei sindacati oggi non sia riducibile solo alla difesa dei diritti dei lavoratori, ma sia necessario costruire una alternativa globale alle politiche liberiste che hanno prodotto e voluto la crisi in atto. Hanno ricordato come il Codau è nato come strumento di resistenza alle politiche neoliberali che hanno devastato l'Argentina, e oggi svolge un ruolo importante nella Internazionale dell'Educazione anche grazie al lavoro che quest'ultima ha svolto in America Latina. Testimoniando sia il rilievo del piano internazionale per la difesa del sistema dei diritti e dell'educazione, sia l'importanza di costruire una effettiva solidarietà tra lavoratori di tutti i paesi e tra le diverse organizzazioni sindacali.
Martin Gill, per conto del Ministro dell'educazione argentino, ha invece sottolineato come questo congresso dovrà discutere degli aspetti di fondo dell'Educazione e dei sistemi dell'Educazione superiore (Università - Ricerca) e della costruzione globale di politiche nuove dell'educazione. Il riconoscimento reciproco tra culture e individui non conosce confini anche se è composizione di un mosaico di diversità: punti di coincidenza per costruire l'educazione superiore nel mondo. L'Educazione è un diritto, non commercializzabile, è un bene pubblico. In Argentina c'è stato un cambio strutturale con i governi Kirchner, nel 2003 3% del PIL era dedicato all'intero sistema dell'istruzione oggi è passato al 6,47%. Nonostante il contesto di crisi c’è stato un aumento del 27% della spesa PIL per l'Università e la ricerca. In un decennio le immatricolazioni sono aumentate del 20% e del 5% i laureati: l'Educazione è un diritto, non un servizio, e anche per questo si è scelto un modello di Educazione superiore (università - ricerca) in cui le università hanno un forte rapporto con i territori. In ogni provincia c'è almeno una università pubblica, in questo processo di costruzione di sviluppo, crescita, giustizia sociale i protagonisti sono stati i lavoratori. Anche per questo è stato garantito un incremento salariare dell'84,3% nell'ultimo decennio. Restano certamente moltissimi problemi, particolarmente le enormi disuguaglianze tra aree del paese e tra i cittadini.
Secondo Fred van Leeuven, Segretario generale dell'Internazionale dell'Educazione, il punto di partenza dei lavori della Conferenza non può che essere la condizione globale di attacco all'educazione e alla ricerca pubbliche da parte di interessi e gruppi che vogliono far valere le ragioni del mercato, che impongono tagli ai finanziamenti e ai salari, che spingono per la riduzione dei diritti sindacali e l'aumento delle tasse studentesche. A ben guardare si vuole ristrutturare il sistema educativo sulla base degli stessi modelli che hanno generato la crisi finanziaria. Anche il lavoro e, sempre più precario, in America latina - fatta eccezione per il Brasile - quasi l'80% del lavoro è a termine, come in Cina o in Asia, negli USA quasi i 3/4 dei ricercatori hanno impieghi precari e non (di ruolo) “tenured” e anche in Europa il numero cresce. Ma senza sicurezza non vi è libertà accademica ed è sempre più urgente organizzare i lavoratori precari rafforzare la contrattazione anche per loro. Il Segretario generale ha dato un saluto particolare ai nuovi membri dalla Bielorussia e dalla Palestina, e alla Grecia che entrerà tra poco, ricordando che si deve aumentare la membership a livello nazionale. Per questo motivo l’IE ha costruito un comitato specifico per seguire le politiche del settore dell'Università e della Ricerca. E’ necessario fare molta attenzione alla corporativizzazione della ricerca, e all'aumento in molti settori di Istituti di ricerca governati da corporazioni e grandi aziende. Le richieste e proposte all'IMF sono rimaste inascoltate.
Occorre quindi pressare sempre di più con le nostre iniziative, le nostre mobilitazioni, con la nostra influenza sull'opinione pubblica i nostri politici e governanti, affinché facciano dell'educazione un bene pubblico.
Sessione 1 - Università e Ricerca in America Latina: implicazioni regionali e globali
Moderatore David Edwards (Education International).
Discutono Carlos de Feo (CONADU, Argentina), Pablo Gentili (Secretario Ejecutivo de CLACSO, Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales), Combertty Rodriguez Garcia (EI Latin American Regional Office).
La prima sessione dei lavori è dedicata alla situazione latino americana, tra i percorsi di rinnovamento e apertura lanciati da paesi come l'Argentina, il Brasile - pur con mille difficoltà -, e una condizione complessiva di estrema difficoltà, precarizzazione e ineguaglianze: vedi Cile, Bolivia, oggi anche il Messico.
Carlo de Feo (Conadu) ha sottolineato come privatizzazione e precarizzazione sono i volti di una stessa logica neoliberale che non è semplicemente riducibile al sottofinanziamento. Anche da noi vediamo come gli investimenti siano però spesso legati a settori professionalizzati e legati immediatamente al mercato.
Pablo Gentili (segretario CLASO) discute della realtà latino-americana a partire dal caso cileno, esemplificato dalla costruzione, negli ultimi anni, di otto atenei di cui solo due pubblici. In Cile la dequalificazione delle Università pubbliche è funzionale ad una logica tutta ideologica di controllo e dominio culturale che si oppone ad una vera democratizzazione del paese. Il Cile dimostra come l'impegno per una Educazione pubblica sia parte della lotta per la democrazia e la libertà.
Combertty Rodriguez Garcia, dell'ufficio regionale latinoamericano dell'IE, parte dalla debolezza del movimento sindacale latino-americano, fortemente frammentato e diviso. La priorità dell'Internazionale dell'Educazione deve essere, paese per paese, quello di aggregare e coordinare l'impegno dei diversi sindacati. In termini propositivi si deve pensare al sistema educativo e non al settore educativo, quindi all’Università e alla Ricerca come parte di un sistema dell'educazione. Particolarmente urgente è l'impegno sul fronte del mercato on-line della formazione universitaria. In quest'ottica è necessario elaborare una proposta politica alternativa alla proposta neo-liberale, “l’Educazione è un diritto e non un mercato”. A partire dalla sfida che ci pone il tema della qualità: ci dobbiamo chiedere quale qualità e quale modello educativo vogliamo per decorporativizzare l'impegno sindacale e contrastare la frammentazione e la divisione tra le organizzazioni. Il movimento sindacale deve invertire la tendenza attuale. Per questo l’IE sta costruendo un vero e proprio movimento pedagogico latino-americano, per rispondere alla sfida della qualità e dell'Educazione che vogliamo.
Sessione 2 - Lo stato del settore: sviluppi e sfide emergenti
David Robinson (IE) apre la sessione di dibattito dedicata allo stato del settore, sviluppi e sfide emergenti.
Elencando i punti di maggior rilievo di cui discutere: l'impatto della recessione globale, i processi di privatizzazione e di mercificazione, commercio e educazione, copyright e proprietà intellettuale, ranking and assessment and accountability - classificazione, valutazione e responsabilità, solidarietà internazionale e cooperazione, membership recruitment and organizing - adesione e reclutamento, organizzazione.
David Robinson sottolinea come oggi viviamo in quella che si può definire una vera e propria età dell'austerità nella quale i governi rispondono alla crisi con una drammatica riduzione del sistema pubblico. Di qui l'attacco ai diritti e ai salari dei lavoratori e la crescente precarizzazione dei sistemi educativi e dei lavoratori. Ma anche la spinta verso la privatizzazione dell'educazione, la riduzione dei finanziamenti pubblici che si accompagna all'aumento della tassazione studentesca. È quindi necessario monitorare e contrastare le proposte che arrivano sul piano internazionale da parte di istituti come la WTO, o quanto accade in accordi come il GATS nonché il proliferare di accordi bilaterali e regionali come la Trans pacific partnership che mirano a fare del settore dell'educazione un mercato alla pari di altri. È quindi urgente seguire il dibattito interno alla WIPO - World Intellectual Property Organization - per spingere a favore dell'ampliamento delle deroghe al copyright internazionale a favore del settore dell'educazione. In tal senso sono importanti le proteste intorno all' anti-counterfeiting trade agreement (acta) rigettato anche dal parlamento europeo. Tra le nostre priorità c'è il tema delle politiche di ranking, di valutazione e accreditamento. Infine, tra le priorità dell'IE ci sono quelle di portare all'attenzione pubblica e contrastare gli attacchi alla libertà di ricerca e insegnamento, ai diritti civili e dei lavoratori ovunque nel mondo, ma anche sviluppare cooperazione e solidarietà internazionale tra i tanti precari e tra i ricercatori nella fase iniziale - gli early stage researchers, e consolidare e ampliare la nostra presenza in Africa, Asia, area latino-america.
Sessione 3 - Difendere la professione docente in una età di austerità
Secondo John McDonald (AFT, Usa), la crisi negli Usa non è recente ma si è giunti oggi ad un punto di rottura: il disinvestimento nel settore pubblico si accompagna a modelli standardizzati di valutazione e accreditamento che penalizzano il pubblico. In generale i finanziamenti giungono dal governo federale, dai governi nazionali e dal governo locale oltre che dalle tasse degli studenti. Tutte voci che si sono ridotte con l'eccezione delle tasse degli studenti. Questi ultimi sono sempre piu' indebitati (circa un trilione di dollari di debito accumulato, quasi il 10% non riesce a ripagare i debiti) e hanno difficoltà crescenti nel pagare l'università. Gli investimenti negli ultimi anni del governo Obama non coprono la riduzione complessiva del finanziamento e sono comunque piu' bassi delle entrate derivate dall'aumento delle tasse studentesche. Allo stesso tempo, sono durissimi gli attacchi in molti stati al sindacato e al suo ruolo di rappresentanza collettiva e di contrattazione. In questo contesto aumentano in maniera drammatica le differenze razziali e sociali. Sul piano organizzativo, le organizzazioni sindacali sono riuscite ad incrementare i propri membri e in qualche caso, attraverso i nostri membri, anche a entrare in maniera determinata nel governo di atenei di rilievo. Abbiamo accresciuto la nostra influenza politica e la capacità di proposta legislativa e di lobby politica nei singoli stati, ma dobbiamo contrastare una cultura fortemente individualista e la perdita di peso delle organizzazioni studentesche. Ciò nonostante è solo insieme agli studenti e alle comunità locali che possiamo rispondere agli attacchi.
Kathy Taylor (UCU, Uk) - Il governo inglese ha imposto tagli drammatici al sistema pubblico e la crisi è stata utilizzata come argomento ideologico per privatizzare e mercificare il sistema dell'alta formazione. Abbiamo assistito al crollo nella spesa pubblica dal 9.9 al 9.4 in GDP con prossimi tagli che arriveranno al 40% dei fondi nel 2015 e una riduzione di oltre il 18% dei salari. Interi dipartimenti di scienze umane e sociali sono stati chiusi e le tasse studentesche hanno ormai raggiunto il livello più alto al mondo. Si sta costruendo un modello basato su poche università di elìte. Il governo ha quindi attaccato retribuzioni, i diritti - particolarmente quelli di maternità e quelli connessi alla salute - insomma si lavora di più, per guadagnare di meno e ricevere pensioni piu' basse in futuro. Drammatico è l'aumento del lavoro precario in un contesto in cui stanno rafforzando i datori di lavoro e riducendo le possibilità di difesa anche giudiziaria, dei lavoratori. All'organizzazione di scioperi e iniziative pubbliche abbiamo affiancato una enorme campagna di stampa che ha bloccato i progetti di radicale privatizzazione del settore che il governo voleva lanciare. Grazie al lavoro fatto, importanti risultati sono stati raggiunti in Scozia con la riduzione delle tasse studentesche e maggiori finanziamenti all'Università.
Interviene quindi Maria Luisa Sanchez Simon (FE, CCOO - Spain) che descrive le politiche di taglio ai finanziamenti pubblici, di taglio ai salari e ai diritti non diverso dagli altri paesi e simile a quanto accaduto in Italia. Anche se in un contesto di crisi economica grave dovuta ad un modello economico alla lunga insostenibile. Drammatico il dato della disoccupazione e il numero di giovani che non studiano e non lavorano.
Chiude la sessione Sarah Raymundo (ACT, Filippine) che discute dei principi neoliberali che guidano le scelte del governo filippino in materia di Università e ricerca e le risposte repressive che questo ha dato al movimento dei lavoratori e degli studenti nel paese. Così come le enormi ricchezze del paese sono gestite per la gran parte da investitori internazionali, il sistema politico - e quello universitario - è governato da una ristretta oligarchia di famiglie ricche. Il governo filippino non ha ancora tagliato il finanziamento al sistema pubblico dell'istruzione, già poco finanziato, ma ha aumentato le spese militari e ha programmato tagli nei prossimi anni. Sono invece aumentate le tasse studentesche passate da una percentuale del 6% sulle risorse alle università totali al 27% di oggi. Come pure è aumentata la spesa privata nel settore in una ottica di liberalizzazione privatizzazione crescente e l'aumento di risorse provenienti dalla stipula di assicurazioni private e di prestiti. Nelle Filippine, il rapporto tra cultura, educazione, ricerca e democrazia è evidente e molto del loro impegno è speso a difesa dei diritti civili e politici: in questi anni molti studenti attivi nel movimento sono stati uccisi o sono scomparsi.
Sessione 4 - Il prezzo della conoscenza. Tassazione studentesca e finanziamento all'Università e alla ricerca
La seconda sessione pomeridiana è dedicata alla tassazione studentesca e al finanziamento al sistema universitario e della ricerca.
La sessione è aperta da una tavola rotonda con la partecipazione di Sylvain Marois (FNEEQ-CSN, Québec) Andreas Keller (GEW, Germany) Gil Vicente Reis de Figueiredo (PROIFES, Brazil) Taina Moisander (European Students’ Union) Reiner Limonta (Organización Caribeña y Latinoamericana de Estudiantes) TBC.
Sylvain Marois rivendica la natura gratuita che deve avere l'educazione, anche quella universitaria e ricostruisce le lotte che hanno caratterizzato gli ultimi mesi in Canada. Rivendica la dimensione partecipata e radicalmente democratica che i movimenti dei lavoratori e degli studenti hanno dato alle loro mobilitazione. Contrastare il neoliberismo è promuovere autonomia, autodeterminazione e partecipazione e necessita della capacità di far circolare idee e discorsi diversi e alternativi.
Andreas Keller ricorda come solo cinque anni fa 7 tra gli stati federati tedeschi hanno introdotto tasse studentesche. Allo stesso modo sono riusciti a contrastare con successo le spinte più forti alla privatizzazione del sistema universitario e del sistema del diritto allo studio. Oggi solo due hanno mantenuto la tassazione studentesca grazie alla mobilitazione degli studenti e dei lavoratori. Le ragioni di questo successo sono molte, tra queste un sistema federale che ci permette di essere più presenti nei diversi stati e di influenzare più facilmente l'agenda politica. Quindi l'alleanza stretta tra i sindacati universitari e studenteschi e le altre organizzazioni sindacali che si occupano di educazione ad ogni livello. Importante è stata la capacità di presentare all'opinione pubblica l'educazione come un diritto umano.
Gil Vicente Reis de Figureiro ha ricordato come fino a pochi anni fa il Brasile non era in una situazione molto diversa da quella di altri paesi del sud e centro america. Le lotte in Brasile hanno dato enormi risultati e oggi sono impegnati a costruire un fronte studentesco in tutti i paesi latino e centro americani per raggiungere ovunque gli stessi risultati. Le mobilitazioni degli studenti in Brasile sono state enormi e hanno avuto la forza di unificare le associazioni e i gruppi diversi. PROIFES ha costruito un enorme consenso intorno alle sue proposte, superando una logica corporativa sulle questioni dell'Università. Il rilievo nei media che ha avuto il movimento cileno, ad esempio, mostra proprio questo: come l'unita' delle lotte e la capacità di collegarle ad una lettura ampia del tema dell'educazione che si affianca a quelli della democrazia, della giustizia sociale, dei diritti dei più poveri è vincente.
Taina Moisander per conto del cartello di organizzazioni studentesche che compongono la sua confederazione studentesca ribadisce la necessità di rivendicare con chiarezza la gratuità dell'educazione. In Europa sono impegnati nel costruire una piattaforma comune alle organizzazioni studentesche ma anche a quelle sindacali e a tutte le realtà coinvolte nell'Università. Quindi a stringere legami con le organizzazioni negli altri continenti per dimostrare come dietro a quanto accade nei singoli paesi ci sono processi più complessivi e generali.
A seguire i delegati si dividono in tre gruppi di lavoro per proseguire il dibattito sui temi presentati nelle tre sessioni pomeridiane.
26 settembre, seconda giornata
Sessione 1 - Promuovere equità e diversità
Modera: Jack Nightingale (AFT, United States).
Discutono: Jeannie Rea (NTEU, Australia) Gloria Ramírez (Senator, Colombia) Lied Ragnhild (UEN, Norway) Nkosana Dolopi (SADTU, South Africa).
Jeannie Rea (NTEU - Australia) discute delle politiche educative in Australia dedicate alle popolazioni aborigene e dell'impegno del sindacato in un ambito delicato della vita politica e civile del paese. L'impegno è quello di conciliare la tutela e la valorizzazione delle differenze culturali che segnano il paese con politiche effettiva inclusione e di giustizia sociale. Anche in luoghi come l'università gli studenti che provengono da famiglie indigene sono spesso vittime di una condizione di discriminazione, i dati relativi al numero di ricercatori, docenti e personale tecnico-amministrativo nei nostri atenei di origini aborigene restano bassi, sebbene siano quasi raddoppiati negli ultimi anni. Il ruolo di questi lavoratori, e il loro coinvolgimento nel sindacato, è in costante crescita e questo ci fa ben sperare per il futuro.
Ragnhild Lied (UEN, Norway) - il nostro paese non ha differenze significative rispetto ad altri paesi. La Norvegia è un paese sostanzialmente egualitario e liberale e questo si riflette nel nostro sitsema educativo. L'educazione universitaria è pubblica e i finanziamenti sono pubblici, l'educazione terziaria è gratuita e i nostri studenti non pagano tasse per iscriversi. Queste caratteristiche, che fanno del nostro paese un luogo relativamente felice, hanno ragioni storiche precise. La Norvegia era un paese agricolo e poco abitato, il processo di industrializzazione - tuttavia - è stato fin da subito gestito con una attenzione specifica all'educazione e a politiche educative inclusive e socialmente giuste. L'esplosione nel numero di studenti che si e' avuta negli anni '70 ed è stata gestita così da ridurre le differenze sociali e in modo da favorire la mobilità sociale. Donne e immigrati sono stati da subito ampiamente rappresentati, anche grazie al ruolo dei sindacati. Purtroppo abbiamo oggi indicatori che mostrano come questa condizione e' sotto attacco. In alcuni settori dei nostri studi - economia e ingegneria, scienze fisiche - assistiamo all'aumento delle differenze di genere e di censo. Questo pesa anche su un mercato del lavoro nel quale crescono le differenze di genere e sociali. La nostra sfida è contrastare questi sviluppi proprio a partire dall'educazione, anche se ci appare chiaro che l'educazione da sola non basta. E' necessario guardare con più attenzione al mercato del lavoro e alle politiche sociali che lo accompagnano.
Nikosana Dilopi (SADTU, Sud Africa) - discutere di eguaglianza nel campo dell'educazione è discutere dell'attuale condizione del nostro paese. La segregazione razziale si accompagnava in Sud Africa ad un sistema educativo gestito in maniera discriminante dalle missioni cristiane nel paese. Se nel 1990 il 67% degli studenti erano bianchi, dal 1994 la condizione è significativamente migliorata ma restano ancora enormi differenze razziali e sociali. In particolare, nelle università di elìte la maggioranza degli studenti sono bianchi e provengono da famiglie ricche. In questo processo le retoriche del merito hanno svolto un ruolo di amplificazione delle differenze mostrando una natura di classe. Non c'è merito senza una parità di opportunità, quando si discute di merito si vuole ignorare il fatto che gli studenti non partono dalla stessa condizione sociale e culturale. La condizione paradossale del nostro paese è che il nostro governo appare per molti versanti più avanzato nelle politiche che mette in campo del paese stesso, in particolare delle istituzioni locali che resistono all'attuazione di politiche sociali inclusive. I migliori risultati, ad oggi, sono forse stati raggiunti nella riduzione delle differenze di genere, anche se con differenze marcate tra le diverse minoranze culturali.
Gloria Ramirez (Senadora por PDA) - il nostro paese è tra quelli del latino americani che ha le maggiori differenze sociali, le maggiori diseguaglianze, le più alte spese militari, le guerriglie più antiche del continente. Si spera che anche grazie al contributo degli altri paesi e della stessa Internazionale dell'Educazione si possano portare a compimento gli sforzi di chiusura pacifica della guerra civile e sociale in atto. Dal 21 al 23 novembre ci sarà un grosso incontro internazionale con le organizzazione della società civile per costruire un percorso di vera pace. Quanto al sistema educativo, anche da noi il governo cerca di imporre ricette neoliberali. Noi vogliamo una educazione pubblica, gratuita e di qualità e non accettiamo che in risposta alla crisi si mettano in discussione i presupposti di una educazione per tutti. Il sindacato ha un ruolo decisivo che deve essere rafforzato, nonostante le difficoltà, nonostante la repressione e l'attacco sistematico ai diritti umani. L'educazione e il contrasto alla povertà sono l'unica via d'uscita dalla corruzione, dalla guerra, dalla criminalità. La resistenza da parte degli studenti, dei docenti, della comunità educativa in generale sta contrastando con forza un progetto di legge che vuole privatizzare l'educazione pubblica e istituire un sistema basato sul lucro. E' in questo contesto che si collocano le questioni delle differenze, anche quelle di genere che è importante ricordare sono costruite sempre socialmente. E che quindi possono essere modificate socialmente. Di qui una idea critica e relazionale dell'educazione, che nella relazione reciproca mira a includere. Negli ultimi anni il numero delle donne laureate è aumentato tanto da superare quello dei colleghi uomini, tuttavia la nostra società resta fortemente sessista e ai successi educativi non fanno seguito percorsi lavoratori adeguati. In particolare, per l'università, la selezione avviene col dottorato nel quale le donne sono fortemente penalizzate.
Sessione 2 - Rankings, certificazione e valutazione: politiche di accountability
Modera: Max Roy (FQPPU, Quebec Canada).
Discutono: Attilio Pizarro (UNESCO) Sandra Grey (NZTEU, New Zealand) Lily Eskelsen (NEA, United States), Reis de Figureido (Brasile).
Attilio Pizzaro (UNESCO) discute e analizza potenzialità e limiti della classificazione secondo ranking di strutture finalizzate alla ricerca e alla didattica e mostra, come intorno alle attuali politiche di ranking e classificazione internazionale vi sia una riflessione ancora in fieri sulla loro opportunità e i risultati che esse offrono. Esemplare è il processo avviato dall'Unesco di ripensamento di strumenti che devono essere intesi come indicatori supplementari rispetto a modalità più articolate di valutazione. Le sfide che gli attuali sistemi di classificazione devono saper cogliere sono principalmente connessi alla loro multifattorialità e flessibilità. In generale, esse devono offrire indicatori finalizzati allo sviluppo e alla crescita delle università e più in generale delle strutture educative.
Sandra Grey (NZ Tertiary Education Union) sulla base dell'esperienza del suo paese discute come una politica tesa a disciplinare e governare unruly subject. Il sistema educativo della Nuova Zelanda è ancora prevalentemente pubblica e il finanziamento pubblico al sistema educativo - in un paese con relativamente pochi abitanti - è una quota importante dell'intero bilancio statale. Il sistema politico è fortemente centralizzato e ci sono due agenzie di certificazione e valutazione della qualità che si sono rilevate strumenti di accentuazione di un processo di privatizzazione e mercificazione che ha segnato gli ultimi decenni. All'aumento del numero degli studenti e dell'offerta formativa ha fatto seguito l'aumento dei costi del sistema educativo. Il governo ha risposto semplicemente riducendo i finanziamenti e imponendo una cultura della performatività fondata su indicatori di produttività scientifica. A questi si associano altri indicatori legati al numero degli studenti immatricolati o laureati e ai servizi offerti. In realtà, oramai passiamo piu' tempi a produrre "dati" che a fare ricerca e didattica o a svolgere un impegno educativo e sociale che è parte del nostro lavoro. Non a caso sono aumentate le diseguaglianze sociali e si sta costituendo un sistema duale con poche strutture di eccellenza che scelgono i studenti migliori e la gran parte delle strutture che gestiscono attività squalificate. Contro queste politiche tuttavia il nostro sindacato e la società civile si è fortemente attivata e cominciano ad essere chiari alla maggioranza dei neozelandesi i rischi e i fallimenti di un sistema sempre più chiuso, elitario, che ha dismesso ogni ruolo critico ed educativo.
Lily Eskelsen (NEA, USA) discute la logica e la retorica "riformistica" che si nasconde dietro la logica manageriale e corporativa imposta dai sistemi di ranking e di certificazione al mondo dell'educazione. Quello che viene negato da questi sistemi è proprio la dimensione educativa, critica, dialogica, civile che caratterizza l'insegnamento e la ricerca. La standardizzazione imposta al mondo educativo avviata proprio negli Usa è un modo per conformare il mondo educativo a quello dell'impresa economica e del mercato. Se alle origini il sistema dei test per la valutazione degli studenti aveva come obiettivi quelli di ridurre le differenze sociali attraverso processi potessero selezionare quegli studenti socialmente disavvantaggiati ma con potenzialità, i risultati alla lunga sono devastanti. Il modello dei test non fa altro che confermare e accentuare le differenze legittimandole sulla base di una finta analisi oggettiva.
Reis de Figureido (Brasile) ricostruisce i principi e le politiche che hanno segnato gli investimenti brasiliani nel'educazione. Il piano nazionale dell'educazione è stato varato dopo un processo partecipato di discussione avviata a livello locale e che si è concluso con l'approvazione da parte del congresso. I dati che presenta mostrano gli enormi risultati raggiunti nelle politiche di inclusione dei ceti più poveri anche se ancora oggi i 3/4 dei giovani brasiliani non puo' accedere alla formazione secondaria. Ancora oggi in Brasile la gran parte del sistema educativo è gestita da privati, noi miriamo a raggiungere un equilibrio paritario tra pubblico e privato nel giro di pochi anni. Questo è possibile aumentando gli investimenti portandoli dall'attuale 6% del PIL a circa il 10%.
Sessione 3 - Difendere la ricerca e i ricercatori per il bene pubblico
Modera: Tapani Kaakuriniemi (FUURT, Finland).
Discutono: Dominique Lassarre (UNSA, France) Wayne Peters (CAUT/ACPPU, Canada) Mike Jennings (IFUT, Ireland) Pedro Sanllorenti (CONADU, Argentina).
Mike Jennings (IFUT, Ireland) ricorda l'importanza di incontrarsi oggi in Argentina, perchè questo paese segna una via d'uscita dal neoliberalismo e perchè oggi possiamo ricordare con orgoglio la sconfitta della dittatura, e questo non puo' che farci sperare bene nel futuro. Oggi dobbiamo confrontarci con la crescente gestione manageriale delle istituzioni educative in genere, di quelle universitarie in particolare, e una ricerca sempre più condizionata dagli interessi a breve termine del mercato. La riduzione degli spazi per una ricerca libera e disinteressata significa la fine della ricerca stessa. La libertà accademica implica il diritto e il dovere di porre domande impopolari e inusuali e una ricerca libera è una ricerca finanziata pubblicamente. Un attacco drammatico alla libertà di ricerca è nella condizione precaria e insicura dei giovani ricercatori. Ormai nel mio paese la gran parte dei ricercatori passa da un contratto all'altro senza reali prospettive, costantemente condizionati da amministrazioni che possono in ogni momento allontanarli e rifiutare loro anche diritti minimi. Credo sia questa la maggiore sfida da accogliere.
Dominique Lassarre (UNSA, France) da ricercatrice, sindacalista e amministratrice di un piccolo ateneo di provincia parte dalla crescente difficoltà di garantire la sopravvivenza di ricerche multidisciplinari e la tenuta e il ruolo delle scienze umane e sociali. Le modalità di finanziamento e di valutazione della ricerca non accolgono le specificità di saperi le cui ricadute sono sociali e non solo economiche. Le scienze umane, oggi, sono finanziate solo nei limiti in cui si affiancano al trasferimento tecnologico o se svolgono un ruolo di servizio alle scienze applicate. La crisi e la riduzione dei finanziamenti ha aggravato questa situazione che ha radici culturali che devono essere affrontate. Anche questo è un volto del processo di mercificazione della cultura e della ricerca. Peraltro è in questi settori che il precariato diventa piu' drammatico perchè non ha reali prospettive. Esemplificativo è il fatto che nel programma europeo Horizon 2020 l'espressione scienze umane e sociali appaia una sola volta, mentre l'espressione tecnologie ben 23 volte e industria 9. La stessa valutazione della ricerca scientifica è ormai basato su modelli parziali, a partire dall'imperialismo linguistico dell'inglese he non ha giustificazioni nelle scienze umane e sociali. E' necessario lanciare l'esigenza etica che muove la ricerca libera e ripensare la ricerca come ricerca partecipata.
Wayne Peters (CAUT/ACPPU, Canada) sottolinea il ruolo che i governi hanno nel minare l'autonomia e la libertà della ricerca attraverso le politiche di distribuzione dei fondi e di riorganizzazione dell'organizzazione universitaria. In Canada a questo processo si è affiancata una spinta fortissima ad accettare finanziamenti privati e l'intervento di grosse corporazioni. Nell'intervento riporta però tre casi di università canadesi nelle quali grazie alla lotta del sindacato e dei lavoratori, quindi degli studenti si è riusciti a bloccare accordi che riducevano l'autonomia di ricerca degli istituti, minavano i diritti dei ricercatori e degli studenti e non portavano benefici agli atenei ma solo alle compagnie. Anche grazie ad una intesa campagna di stampa e ad una serie di inchieste documentate le amministrazioni universitarie sono state costrette ad abbandonare o modificare sostanzialmente questi accordi. Una attenta opera di lobby politica e sociale, l'uso costante di campagne stampa informate, il rapporto con le organizzazioni territoriali hanno dato forza ai nostri argomenti e alle nostre iniziative.
Pedro Sanllorenti (CONADU, Argentina) sottolinea come i processi segnalati nei precedenti interventi siano generali, globali. In Argentina, dopo la crisi degli anni '90, si è cercato di contrastare questi processi ma sulla base di una riflessione su modelli di sviluppo alternativi, sostenibili. La conoscenza e l'educazione hanno un ruolo decisivo in questo e i ricercatori sono figure chiave per costruire una modello di sviluppo alternativo. L'approccio al sapere e alla ricerca però non puo' essere più cumulativo, orientato al più è meglio: pensiamo a modelli di valutazione nei quali alla fine è la quantità ad avere valore o modelli di rankings che stabiliscono gerarchie produttive e di mercato. Un modello di sviluppo alternativo non puo' che nascere da un approccio diverso alla ricerca e alla conoscenza.
Chiuse le sessioni plenarie, tutte arricchite da un ampio dibattito, ci si riunisce in gruppi di lavoro tematici per approfondire i temi discussi e lavorare a piattaforme e documenti comuni.
27 settembre, terza e ultima giornata
I lavori della terza giornata del congresso si aprono con un confronto intorno ai temi della solidarietà e della cooperazione internazionale e del ruolo che svolge e che potrebbe svolgere in futuro l'Internazionale dell'Educazione.
Sessione 1 - Costruire la solidarietà internazionale. Sviluppo e cooperazione tra sindacati dell'Università e la Ricerca
Modera: Nadine Scott (CUT, Jamaica).
Discutono: Christian Addai-Poku (NAGRAT, Ghana) Dr. Miguel Ángel Beltrán (Colombia) Nicolas Richards (Education International) Pierre Girouard (CSQ, Quebec Canada).
Nicolas Richards (Education International) ritiene che il punto di partenza delle riflessioni comuni non possa che essere il fatto che le relazioni e i percorsi di cooperazione internazionali costruiti in questi anni sono prevalentemente bilaterali. E questo rende difficile costruire efficaci pratiche di sviluppo comune e di effettiva solidarietà. Il ruolo dell'Internazionale dell'Educazione è importante proprio per superare un modello di cooperazione bilaterale - finalizzato al supporto e all'assistenza - verso un modello multilaterale anche su che operi sui piani diversi, nazionale, internazionale e macroregionale. Solo questo tipo di approccio permette di svolgere un ruolo non meramente corporativo e di incidere nel corpo della società per costruire proposte alternative all'esistente. La cooperazione, del resto, è una modalità di impegno che deve modificare tutti coloro che ne sono coinvolti e che si fonda sulla militanza. Per questo è importante ribadire sempre il suo valore fondante: la solidarietà. Tuttavia, la solidarietà deve essere organizzata e strutturata per renderla efficace. Sia che essa venga intesa come supporto e difesa attiva di sindacalisti e attivisti minacciati per il loro impegno, sia che essa costituisca un lavoro comune di rafforzamento del ruolo dei sindacati nei singoli paesi e a livello internazionale.
Pierre Girouard (CSQ, Quebec Canada) - la costruzione di attività di cooperazione nel settore dell'università e la ricerca è per noi uno strumento decisivo per rispondere alle minacce delle politiche neoliberali. I settori nei quali il nostro sindacato è impegnato in attività di cooperazione internazionale sono molteplici, particolarmente verso i paesi francofoni dell'Africa subsahariana. Il nostro impegno in questi paesi da un lato rafforza il nostro ruolo in Canada, dall'altro ci offre opportunità continue di ripensare il nostro modello organizzativo e le iniziative che possiamo mettere in campo.
Addai-Poku (NAGRAT, Ghana) - anche nei nostri lavori non posso che sottolineare che l'Africa sia in gran parte assente, come l'Asia. Questa è la nostra prima sfida e i sindacati più forti e meglio organizzati devono supportare gli altri di aree più povere, svantaggiate e difficili. In Africa la condizione dei sindacati è diversificata, con organizzazioni più grandi e altre più piccole, con sindacati che lavorano bene e altri che non riescono a svolgere un ruolo significativo. Certamente, noi non siamo in grado di influenzare o contrastare scelte e decisioni globali che vengono prese altrove come possono forse fare i compagni americani e europei. E tuttavia è proprio la crisi, l'accentuarsi delle politiche di mercificazione delle conoscenze che ci permette - per la loro portata globale - di costruire organizzazione e solidarietà. Quanto allo specifico della situazione africana, non solo povertà e sottosviluppo ma anche la presenza di regimi antidemocratici e di guerre civili che rende il lavoro dei sindacati in qualche caso quasi impossibile. Anche in paesi con condizioni meno difficili ci sono difficoltà organizzative enormi, in molti casi le modalità di reclutamento e di funzionamento delle università non rendono possibile il costruire un gruppo dirigente sindacale che dura nel tempo. In molti casi - come in Ghana - i mandati durano un solo anno. È evidente come per noi la cooperazione sia fondamentale, sia necessaria.
Dr. Miguel Ángel Beltrán (Colombia) - sono centinaia ogni anno i sindacalisti e gli studenti uccisi in Colombia. E non è un caso che siano le università pubbliche quelle nelle quali emerge un pensiero e una azione critica e pluralista. Le università pubbliche sono costantemente attaccate dal governo con la scusa della minaccia terrorista, esemplare quanto è accaduto a Alfredo Correa. E qui per attacchi intendo anche attacchi militari. L'importanza della solidarietà internazionale l'ho vissuta in prima persona, accusato di terrorismo e guerriglia per oltre due anni sono stato in carcere prima di essere assolto. Nel mio caso le pressioni internazionali sono state decisive. In altri casi, come per il compagno collega Renan Vega, la necessità di dover lasciare il paese per le minacce ricevute ha trovato nella cooperazione dei sindacati inglesi un aiuto decisivo. Come sono importanti le prese di posizione di colleghi stranieri per difendere i nostri ricercatori e intellettuali imprigionati ingiustamente per terrorismo.
I lavori della conferenza si chiudono con i report dei gruppi di lavoro e la presentazione dei documenti elaborati dall'Internazionale dell'Educazione e dai sindacati membri che hanno accompagnato i lavori del congresso.
Gruppo 1 - Difendere la professione in una età di austerità
il gruppo di lavoro ha discusso di quelle che potrebbero e dovrebbero essere le priorità strategiche per l'IE a partire dalle esperienze positive e negative nei singoli paesi. L'impegno verso l'influenza politica dei governi in carica dove possibile resta tra gli strumenti principali; quindi ampliare il lavoro di contrattazione e negoziazione sindacale per ridurre o contrastare le politiche di austerità; l'uso ove possibile di strumenti costituzionali quali i referendum per contrastare alcune tra le politiche più critiche; sempre necessarie sono iniziative e mobilitazioni di massa, anche di scioperi, seppure sono state evidenziate le difficoltà di iniziative prolungate nel tempo e la necessità di individuare forme alternative e innovative di mobilitazione; resta decisiva la capacità di iniziativa e supporto legale; è pure necessario ripensare e riadattare la nostre organizzazioni; migliore utilizzo dei media e della comunicazione per raggiungere la società civile e comunicare meglio le nostre posizioni; quindi costruire coalizioni e relazioni con le altre realtà della società civile.
Gruppo 2 - Lo stato del settore: trends e nuove sfide
Quali sono i trends principali di trasformazione nell'Università e nella ricerca: tra i più significativi la riduzione delle libertà di ricerca e insegnamento; le trasformazioni in senso manageriale delle istituzioni educative e le spinte crescenti alla privatizzazione e alla mercificazione dei saperi. È necessario quindi indagare sulle ragioni della diminuzione dei membri nelle organizzazioni sindacali nonché sulle difficoltà e i limiti della contrattazione collettiva in particolare in rapporto al precariato. In questo contesto è certamente necessario sviluppare piattaforme globali su Università e ricerca e incidere in maniera più diretta nella vita delle singole istituzioni; attivare nelle comunità la convinzione che l'educazione superiore è un diritto da difendere.
Gruppo 3 - Tassazione e finanziamento
Il gruppo ha in prima battuta analizzato e discusso il documento presentato dalla IE sulla tassazione studentesca. Sono quindi emerse 6 proposte: avviare studi, analisi e indagini su immatricolazioni studentesche come parte di una più generale campagna su Università e ricerca; collegare i nostri temi a quelli delle ineguaglianze crescenti nella nostra società; chiedere con forza l'abolizione delle tasse studentesche in maniera coordinata; porre sotto attenzione politiche discriminanti che aumentano ovunque nel mondo, è urgente avviare indagini sulle nuove discriminazioni; avviare campagne e mobilitazioni specifiche a favore di un maggiore e più ampio accesso all'istruzione universitaria e sul diritto allo studio; in tema di finanziamento sottolineare gli effetti negativi della privatizzazione.
Gruppo 4 - Difendere equità e differenze
Il gruppo ha discusso gli ostacoli che incontrano oggi i sindacati nel favorire politiche per di inclusione; eguaglianzà e giustizia sociale. La situazione a livello globale è molto eterogenea anche se si sono accentuate le tendenze sono verso una riduzione degli spazi di esercizio delle diversità e delle politiche dell'inclusione. Buona parte della discussione è stata dedicata a discutere dei limiti non solo del settore - per esempio rispetto al genere - ma anche dentro il sindacato. Una attenzione specifica deve essere dedicata ai temi dell'inclusione delle popolazioni indigene in molti dei nostri paesi e dal problema del precariato, anche questo strumento di effettiva discriminazione.
Gruppo 5 - Valutazione, ranking e accreditamento
Il gruppo ha discusso il tema dei ranking. Il ranking è uno strumento che contrasta con la missione stessa dell'educazione e favorisce i processi di privatizzazione e di mercificazione del sapere. Si è quindi discusso la risoluzione presentata su quality assurance evidenziandone le opportunità e gli enormi rischi. Elaborare i nostri ranking, e informare il pubblico sugli errori e le distorsioni di tali meccanismi.
Sessione 6 - Ricerca e ricercatori
La condizione di docenti e ricercatori è molto diversificata da paese a paese ma ci sono elementi comuni che segnano le difficoltà che si incontrano nella professione. Da una gestione delle università di tipo manageriale che spesso riduce la libertà accademica e la possibilità di svolgere un ruolo educativo più ampio, il crescente precariato e il moltiplicarsi di impegni di natura burocratica che riducono il tempo a disposizione per la ricerca.
Il Congresso si chiude con l'approvazione di un documento che pubblicheremo quanto prima sul nostro sito e con l'approvazione di un calendario di impegni comuni.
Nel file allegato trovate i documenti che hanno accompagnato i lavori e che costituiscono le linee di indirizzo politico dell'Internazionale dell'Educazione:
1. Draft Tuition Fee Policy Statement
2. Education International - Comprehensive Education Policy
3. 2011 World Congress Resolution on the Sustained Funding of Public Education in the midst of the Economic Crisis
4. 2011 World Congress Resolution on Copyright and Education
5. 2011 World Congress Resolution on Organising Student Teachers, Early-Stage Teachers and Researchers
6. 2011 World Congress Resolution on Education Support Employees
7. 2011 World Congress Resolution on Respect for Diversity
Servizi e comunicazioni
Agenda
- 13 e 14 NOVEMBRE | Prosecuzione lavori rinnovo CCNI mobilità personale docente, educativo ed A.T.A. per triennio 2025/28. MIM, ore 10-18
- 16 NOVEMBRE | Assemblea nazionale NO DDL Sicurezza, partecipa Gianna Fracassi. Aula Magna Lettere, università La Sapienza, ore 10:00
- 18 NOVEMBRE | Presentazione del libro "Nonno, cos’è il sindacato?". Con Gianna Fracassi e Angelo Petrosino. Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni, ore 15:30
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