FLC CGIL

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Dopo la sospensione per la pausa pranzo, i lavori riprendono con gli interventi di Simonetta Salacone, Dirigente scolastico Istituto Comprensivo Statale Iqbal Masih, Bice Tanno, CGIL Roma e Lazio, Maria Cristina Paoletti, docente dei Licei Stefanini di Mestre e Antonella Rossini, insegnante di Roma.

Simonetta Salacone interviene per sottolineare che la scuola è abituata ad integrare ma, osserva, deve anche saper presentare tutte le culture e tutte le identità. Tutto questo in certe zone dove il degrado esiste prima dell'arrivo degli stranieri. Occorre integrare tutti i bambini di provenienze sociali diverse.

Le paure nascono dal ricordo delle difficoltà del passato, oggi superate ma in cui non si vuole ritornare. Il caso della scuola Pisacane, nasce dal fatto che gli italiani "scappano" perché si sentono superiori. La scommessa è allora di integrare, rispettando le diversità senza "uccidere" il contesto culturale italiano.

E' importante lavorare insieme alle famiglie italiane e alle famiglie straniere per affrontare tematiche delicate quali: la laicità e il rispetto delle donne, oltre alle tematiche legate al proprio territorio.

E' importante che la scuola si apra alla comunità territoriale perché da sola non può farcela, ma è evidente che anche la scuola deve saper rivedere le proposte e i propri percorsi.

Bice Tanno, che si occupa dell'educazione degli adulti e della formazione degli immigrati per la CGIL di Roma e del Lazio, ricorda che la CGIL si assume il compito di garantire i diritti di tutti e, quindi anche degli immigrati, consapevole che questa sarà una battaglia lunga anche sul piano culturale.

E' necessario parlare di interazione tra le diverse culture e non di integrazione. Straniero significa "estraneo" parola che non appartiene al dna della CGIL, dobbiamo invece parlare di persone che vivono in un territorio.

E' necessario così come ha già detto Epifani alcuni anni fa, rivendicare il diritto di suolo contro il diritto di sangue e, quindi per i bambini nati in Italia, figli di migranti bisogna garantire la piena cittadinanza. Nel nostro paese bisogna imparare a confrontarci con tutte le culture di cui sono portatori i migranti e non ritenere che la nostra debba essere egemonica. Non è vero oggi che il bambino figlio di non regolarizzati ha gli stessi diritti dei regolari rispetto alla scuola, perché sono preclusi per loro una serie di agevolazioni, quali:borse di studio, agevolazioni per la mensa scolastica, i libri di testo. La preclusione viene determinata dal fatto che queste famiglie non possono esibire il modello unico della dichiarazione dei redditi.

Interviene quindi Maria Cristina Paoletti che da alcuni anni si occupa dell'accoglienza degli alunni di cittadinanza non italiana e fa parte del coordinamento immigrati nazionale FLC .

Il suo intervento pone l'attenzione su un passaggio della circolare sulle iscrizioni per l'a.s.2009-2010 e sull'art.11 dello Schema di regolamento per la valutazione degli alunni approvato dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre 2008. Entrambi i punti riguardano gli alunni di CNI.

Sebbene non sia stata data attuazione da parte del Governo alle classi ponte previste dalla Mozione Cota, (peraltro richiesta con forza dallo stesso deputato in un'intervista rilasciata a Metropoli lo scorso 22 febbraio) le due previsioni normative potrebbero essere lette come i primi ostacoli al diritto all'istruzione degli alunni neo arrivati che vorrebbero iscriversi alla scuola secondaria di secondo grado, alimentando il rischio della dispersione e dell'emarginazione.

Infatti, nella circolare si introduce una distinzione tra minori stranieri soggetti all'obbligo di istruzione e minori non soggetti a tale obbligo. Per i primi non cambia nulla : si ribadisce infatti che ai sensi dell'art.45 del DPR 394/99 questi ultimi sono iscritti d'ufficio alla classe corrispondente all'età anagrafica salvo che il Collegio docenti deliberi l'iscrizione ad una classe inferiore o superiore in base ad una serie di criteri ( ordinamento scolastico del paese di provenienza, competenze possedute ecc.).

Per i secondi che dovrebbero comunque godere del diritto/dovere all'istruzione fino ai 18 anni, la circolare richiama invece l'art.192 del Testo Unico in materia di istruzione n.297/94 nel quale si afferma che il Consiglio di classe può consentire l'iscrizione ai”giovani provenienti dall'estero …..che provino di possedere adeguata preparazione sull'intero programma prescritto per l'idoneità alla classe cui aspirano” .

L'applicazione di questa norma potrebbe irrigidire la procedura di inserimento dei minori neoarrivati che hanno compiuto i 16 anni, per i quali finora si faceva invece ugualmente riferimento ai criteri dell'art.45: se la scuola riteneva che non sussistevano gravi carenze in discipline propedeutiche o caratterizzanti l'indirizzo di studi inseriva l'alunno nella classe ritenuta idonea predisponendo un supporto linguistico ed il necessario adattamento dei programmi previsto dallo stesso art.45, richiamato dalla circolare del 2006 relativa alle Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri.

Un ulteriore elemento di forte ambiguità ed incertezza, evidenziato dalla Paoletti, è presente nell'art. 11 dello Schema di regolamento sopra richiamato: si prevede infatti che gli alunni non italofoni e non scolarizzati nel nostro paese, con una scolarizzazione di almeno 8 anni nel paese di provenienza, che richiedano di iscriversi alla scuola superiore di secondo grado debbano sostenere preliminarmente un accertamento di competenza linguistica di base in italiano. Non si precisa la conseguenza in caso di esito negativo, ma tutto lascia pensare che possa essere un preludio all'inserimento non in una classe ordinaria con un supporto linguistico intensivo ma alle classi ponte.