FLC CGIL

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L'intervento di Italo Tripi, segretario generale CGIL Sicilia, inizia con la constatazione di essere alla presenza di un convegno accorato e appassionato, in netta opposizione con quanto affermato e fatto dalla ministra Gelmini. La CGIL è interessata alla scuola e esprime una posizione moderna e non conservativa, come affermano membri dell'attuale governo.

Il tema del convegno è di grande attualità: dati alla mano l'Italia è un paese multietnico. La società italiana ha al suo interno nuovi italiani e deve essere all'altezza di reali politiche di integrazione. L'integrazione può essere spiegata meglio con una metafora: si faccia conto che alcune persone stiano discutendo con passione su uno scompartimento ferroviario. Ad una fermata sale un nuovo passeggero. All'inizio sarà visto come un elemento di disturbo, un intruso non gradito. Col passare del tempo, con naturalità, il nuovo passeggero sarà coinvolto nella discussione, non più avvertito come sospetto. L'integrazione così assume connotati di dinamicità.

Ma quali sono oggi i luoghi dell'integrazione? Un primo luogo è la famiglia italiana che accoglie come membro supplementare il lavoratore straniero sotto la forma di colf, badanti. È una forma di integrazione estremamente spontanea.

Un secondo luogo sono i luoghi di lavoro dove i lavoratori italiani di alcuni settori, come l'edilizia, condividono la loro esperienza lavorativa con compagni di lavoro stranieri, costretti a lasciare i propri paesi da forme estreme di bisogno.

Un terzo luogo di integrazione spontanea è la scuola, la punta più avanzata dell'integrazione, il luogo dove il confronto è intrinseco.

Poi ci sono i luoghi geografici che permettono l'integrazione, uno di questi è la Sicilia. Come più volte ribadito ieri, si tratta di una terra sin dagli albori della storia da sempre multiculturale. Ma la Sicilia ha tutto l'interesse ad essere terra accogliente. La sua posizione geografica, nel cuore del Mediterraneo la costringe ad essere interlocutrice privilegiata e positiva dei popoli che gravitano sul Mare nostrum.

L'integrazione e l'interculturalità sono un patrimonio acquisito della CGIL, appartengono alla tradizione socialista di "proletari di tutto il mondo unitevi!". Oggi, come sindacato e come società civile, devono essere temuti i singoli episodi di razzismo dei giorni scorsi. Siamo di fronte a dinamiche sociali che stanno portando a visioni egoistiche e classiste della società. L'azione di governo non è responsabile, non cerca di ricomporre le fratture ma alimenta la paura ancestrale del diverso. Il sindacato da sempre ha sviluppato idee che vanno oltre le nazioni. Oggi c'è il pensiero unico su cui il governo fa leva: lo straniero, va respinto. Una forte battaglia per l'integrazione va ripresa e proposta.

In quest'ottica lo sciopero del 30 ottobre va al di là dell'operato sindacale: alle lavoratrici e ai lavoratori del mondo della scuola si richiede una grande responsabilità: interrompere il sonno della ragione.

La battaglia del mondo della scuola oggi deve essere un traino per l'intera società italiana, così come furono da traino le battaglie degli operai metalmeccanici negli anni '70.

Una battaglia sindacale che abbia i connotati di una battaglia culturale.

In conclusione: la scuola, terreno privilegiato per l'integrazione, è il luogo del confronto. Nell'ottica siciliana, oggi con una forte ripresa della tematica autonomista, è necessario considerare siciliani le migliaia di lavoratori stranieri impiegati nella pesca, come a Mazzara del Vallo, nell'agricoltura, come a Vittoria, nell'edilizia, in tutta la Sicilia. Politiche di reale integrazione renderanno la Sicilia una terra accogliente, più equa, più giusta, più solidale, più degna di essere vissuta.

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