FLC CGIL

15:00

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La raccomandazione con la quale avevamo congedato i partecipanti ha avuto il suo effetto! La sessione pomeridiana del convegno riprende con qualche minuto di anticipo.

In apertura, a prosecuzione del precedente dibattito, interviene Enza Ragusa, docente Istituto Tecnico Aeronautico A. Ferrarin di Catania.

"Voglio ringraziare e complimentarmi per la scelta di Catania come ultima tappa di questo convegno perché ritengo che, nonostante tutto, se c’è una terra in cui l'interculturalità può divenire realtà quella è proprio la Sicilia. Non ho dati alla mano a sostegno della mia convinzione, che pure è forte, che non si sia assistito qui in Sicilia ad atti di intolleranza o razzismo; gli stranieri si sono integrati con le fasce più deboli della società, o almeno convivono pacificamente, in una regione in cui sono forti le differenze sociali ed il problema, più che il razzismo, è il classismo. Il problema in Sicilia è altrove, è politico. Se al Comune ed alla Regione, nonostante gli scempi compiuti, siedono ancora le stesse persone con volti diversi, amici dei vecchi politici, il problema è che la “cultura” è di destra e, in quanto tale, portatrice dei peggiori pregiudizi tout court.

Ho ascoltato un intervento che mi è sembrato stridesse con lo spirito positivo e propositivo dei lavori della mattinata e chiudeva con una nota di rinuncia: ma chi prospetta come soluzione la fine del proprio impegno ha, di fatto, già finito col proprio lavoro, ha già chiuso. E nonostante l’impulso sia forte quando chi sta al governo ci tratta, indisturbato, spudoratamente come pezze da piedi senza avere cognizione alcuna di ciò di cui si occupa, nonostante sia difficile entrare in classe e lavorare ogni giorno con lo stato d’animo che tutto questo induce, credo che la rinuncia sia una trappola. Credo che ci occorra un messaggio positivo. Ho dovuto farmi molti discorsi per uscire dalla rabbia e dalla tentazione di "mollare"; si vive una vera e propria crisi esistenziale quando si avverte così forte l’impotenza di fronte a come vanno le cose nel nostro paese. Ma poi ho capito che non si può cedere, e mi sono detta che il mio lavoro è il mio impegno sociale, il modo per esserci e agire. Nonostante tutto credo che ci sia tanto da fare, e che si possa e si debba farlo; che l’impegno è la risposta".

Renzo Concezione, centro nazionale FLC Cgil, osserva che le scelte di politica scolastica, descritte nella relazione introduttiva, vanno nella direzione opposta a quella che servirebbe al Paese. Ricche esperienze professionali, come quelle che riguardano l’accoglienza e la formazione di alunni provenienti da altri Paesi, rischiano l’azzeramento. Non lo possiamo permettere. Il sindacato deve saper valorizzare e difendere questa ricchezza culturale anche promuovendo specifiche iniziative. Le scuole, il personale, devono trovare il modo di far conoscere il lavoro prodotto: è inaccettabile l’attacco alla scuola pubblica che viene proprio da chi dovrebbe, invece, adoperarsi per il suo miglior funzionamento.

La FLC è nata sulla base di precisi principi e valori, il diritto all’istruzione per tutte per tutti è un diritto universale, qui da noi come nelle altre parti del mondo. Il diritto all’istruzione significa anche diritto alla vita. Nel convegno si è parlato giustamente di universalismo, di intercultura, di scuole comuni, di centralità della persona. C’è una stridente contraddizione tra tutto ciò e le politiche di questo governo.

La FLC, conclude Concezione, è direttamente impegnata in iniziative di solidarietà (in particolare nel Chaco boliviano, nelle comunità guaranì) finalizzate al riconoscimento del diritto all’istruzione superando i confini tradizionali degli Stati.

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