FLC CGIL

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Gugliemo Epifani, segretario generale della CGIL, conclude la manifestazione per sottolineare la centralità della conoscenza.

Siamo tutti d’accordo sull’analisi della situazione attuale, dobbiamo ragionare su come operare. La riprogettazione del paese deve partire dalla conoscenza: la sua assenza ci penalizza in tutti gli aspetti.
Abbiamo di fronte l’esempio tedesco: è oggi la prima economia perché alla base ha la ricerca di eccellenza, strettamente collegata con i settori più strategici. Noi non abbiamo questa solidità, come non abbiamo quella finanziaria del modello inglese.

Da anni si dice che l’Italia non cresce perché è bassa la produttività e non si ha il coraggio di affermare che la causa non sono i sindacati ma la carenza di innovazione. Sicuramente la produttività va calcolata bene, in valore e non in quantità. E sicuramente conta in negativo il peso del precariato e la scelta delle imprese a preferire i profitti agli investimenti.

Si diversifica per non rischiare: crescono i profitti ma il Paese non va avanti – "i frati sono poveri, i conventi ricchi". Ci saranno dei problemi perché:

  1. le risorse sono scarse e il governo non vuole aumentarle.

  2. il governo non è interessato al pubblico.

  3. il governo cercherà di dividere, ha già cominciato.

Politiche di inclusione e integrazione hanno bisogno di una scuola pubblica di qualità.

Anche il tema dei fannulloni è pericoloso: si crea consenso contro il pubblico e si dividono i lavoratori. E siamo indotti a giocare di rimessa. Dobbiamo trovare risposte non solo difensive. Dobbiamo trovare parole d’ordine che abbiamo il segno di ribaltare la convinzione che il pubblico è negativo.

Scuola grande, Università europea, Ricerca che favorisca i talenti: dobbiamo essere in grado di connotare le nostre scelte vincendo la sfida anche dei linguaggi.
Purtroppo anche chi conviene sul valore della formazione poi scivola solo sulla produttività, sganciata dalla qualità. Non vogliamo arretrare sui nostri valori, vogliamo trovare un nuovo linguaggio per farli capire.

Sull’incontro con il Ministro Brunetta va detto che il problema vero è il rapporto tra leggi e contratto. Si può discutere ma concretamente, ricordando che il 95% delle proposte stanno già nei contratti. Ma in parallelo occorre operare sui contratti, le risorse, i precari, …
Arriverà un punto che ci obbligherà a dire che così non va. Moderazione sì, ma non ad oltranza.

Si sta avvicinando il DPEF triennale: la sostanza delle politiche è fondamentale, ancora più che in passato visto il carattere triennale della programmazione.

Infine, l’esperienza di raccordo tra tutti i settori è molto importante e cominciano ad esserci importanti risultati. E’ uno spirito pienamente confederale. Finalmente non si divide quello che è unito, al di là di regole fredde. E’ una scelta adatta alla realtà di questo paese che ha bisogno di essere interpretato in modo nuovo, tutti nello stesso progetto unico, al di là della rigida appartenenza a specifiche funzioni.

Questo è il modo di essere del sindacato oggi e soprattutto domani.

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