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Nel suo intervento Leo Stilo, Dirigente scolastico, ci ricorda che la scuola superiore italiana registra oggi un alto numero di insuccessi. Occorre cercare soluzioni adeguate per risolvere il problema, superando il tradizionale rapporto docente - classe ed il luogo comune che considerala qualità dell'apprendimento come una variabile dipendente quasi esclusivamente dalla volontà dello studente. Fino ad ora la politica non ha investito nella ricerca, nella formazione del personale e nella qualità delle strutture; viceversa, il nostro Sindacato ha messo in atto azioni concrete ed ha posto al centro delle sue politiche rivendicative la Conoscenza e i saperi; le nostre proposte e quelle delle associazioni professionali democratiche hanno inoltre favorito l’introduzione dell’obbligo di istruzione a 16 anni.

Per Stilo risulta essenziale analizzare le ragioni dell'insuccesso per proporre strategie di recupero e di sostegno adeguati alle esigenze degli studenti più deboli, in cui il ruolo dell’insegnante diventa determinante per il successo formativo di ogni studente. Solo ribaltando l’ottica di lettura del problema, mettendosi dalla parte dello studente potrà essere adeguatamente indagato il complesso rapporto insegnamento/apprendimento come luogo istituzionale ma anche e soprattutto, luogo di relazione individualizzata.

Il nodo della questione, pertanto, è la capacità dell’insegnante di indagare le cause che abbiano determinato nell’allievo le eventuali difficoltà di apprendimento e utilizzare il momento della valutazione, in funzione diagnostica, ai fini della costruzione di un percorso di sostegno e rimotivazione allo studio.

In questo senso, prosegue Stilo, la normativa fissa alcuni punti chiave in base ai quali le istituzioni scolastiche secondarie possono attivare le attività di recupero e di sostegno. Sul piano normativo, con la legge 8 agosto 1995 n. 352., il Dm 80/07 e l’OM 92/07 le attività di recupero e di sostegno sono diventate parte ordinaria e integrante del POF.

Sul piano strettamente didattico, ogni istituzione scolastica dovrà riallineare gli apprendimenti, rimotivare ed eventualmente riorientare allo studio; dovrà trovare nuovi luoghi per nuove relazioni individualizzate e costruire un progetto formativo individualizzato finalizzato ad adattare le risposte formative alle caratteristiche degli studenti ed ai contesti di apprendimento, assumendo principi pedagogici confermati dalla ricerca degli ultimi decenni.

Resta da chiedersi quali siano le reali condizioni di fattibilità e, non ultimi i fattori di successo. Per le prime importanti sono:

  • l’essenzializzazione dei programmi per indirizzare l’insegnamento sui nuclei fondanti delle discipline;

  • l’utilizzo della quota di flessibilità del 20% per potenziare le ore di insegnamento nelle discipline a rischio debiti e/o per percorsi di eccellenza;

  • la progettazione di un orario delle lezioni che consenta di attivare modalità organizzative della didattica più efficaci (classi aperte, gruppi di livello, ecc.).

Per le seconde, sul piano più strettamente strutturale, non si può prescindere da una formazione pedagogico didattica dei docenti , da una valutazione del modo in cui essi lavorano e dall’organico funzionale.

A queste condizioni, conclude Stilo, è possibile parlare di fattori di successo che risultino davvero determinanti e, fra questi direi, innanzitutto: il coinvolgimento collegiale, l’innovazione del sistema di reclutamento, la costruzione di migliori prospettive di progressione retributiva legate all’impegno e al merito, il rafforzamento della formazione in servizio funzionale ai bisogni formativi, l’incontro fra competenze e aspirazioni degli insegnati e le esigenze delle scuola.

Vai alla versione integrale e alle slide di presentazione della comunicazione.

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