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E’ il Ministro Mussi a prendere la parola dichiarando di voler rispondere ai problemi posti senza eluderli.

Relativamente alle questioni sollevate il Governo è d’accordo, ma continua a non operare. Così non può durare. Già lo scorso anno non andava, ma il Ministro si dichiara co-responsabile della scelta di mettere in ordine i conti dello Stato nel primo anno. Bisognava farlo per il Paese anche se si sono create sofferenze e squilibri non omogenei (le imprese hanno sofferto meno della ricerca e dell’università).

Gli accordi da rispettare sono due: Maastricht per non andare indietro e Lisbona per andare avanti.

Tutta l’Europa è indietro rispetto a Lisbona, ma l’Italia è peggio perché le imprese non investono, anche perché c’è un problema di cultura per loro.

Per noi Lisbona è ormai irraggiungibile, basterebbe almeno tenere conto delle medie OCSE e di fondamentale importanza è la direzione in cui si sceglie di andare, crescita o decrescita degli investimenti sul sapere. E’ comunque sconsiderato che si pensi di aumentare la produttività della ricercatagliando ifondi pubblici.

I fondi non vanno sprecati, ma occorre prima di tutto assegnarli. Il Ministro spera di recuperare l’accantonamento che è stato imposto. I tagli effettuati sono andati tutti sulla ricerca, non potendo ovviamente diminuire le spese di personale.

Il Ministro rivendica quanto ha fatto a livello europeo (consenso a European Research Council e alla ricerca di base) in assoluta discontinuità con la politica precedente. E i primi risultati si vedono già: 1600 sono state le domande di ricercatori italiani al bando Ideas, ben più degli altri paesi europei. E’ anche importante attingere ai fondi strutturali che verranno tra poco erogati soprattutto alle regioni del Mezzogiorno. Ovviamente per attingere a queste e alle altre risorse disponibili italiani e sopranazionali, complessivamente notevoli, occorre essere in vita

Sull’Istituto Europeo di Tecnologia sarà a rete (proposta italiana) partendo dai cambiamenti climatici e energia.

Si sta costruendo una rete a livello del Mediterraneo di cultura come risposta alle guerre inter religiose.

Sul precariato troppe persone sono trattate come servi della gleba. In finanziaria c’è il primo passo. Ora occorre applicarlo. La stabilizzazione non è una ope legis perché la valutazione di questo personale è già stata fatta.

Inoltre nel triennio con fondi straordinari entreranno 5000 nuovi ricercatori per le università, con nuovi concorsi, rivisti in modo da avere il minori numero possibile di effetti collaterali.

Il nuovo regolamento per ricercatori universitari è stato fatto, ma troppi hanno protestato per bloccare tutto. La prossima settimana ci sarà la firma e i primi concorsi saranno nel 2007.

Per la ricerca ci sono fondi nel triennio pari a 37,5 milioni di euro dedicati a concorsi per gli enti vigilati dal MUR.

In 10 anni dovranno entrare almeno 20.000 ricercatori.

Il PRIN (alzato a 160 milioni di euro e destinato anche anche agli enti di ricerca) nell’ambito del FIRST è bloccato come altri fondi.

L’ANVUR dovrebbe far passare dal controllo delle procedure alla valutazione dei risultati e potrebbe valere per tutti gli enti.

I problemi dell’ASI dell’INAF sono stati risolti, per il CNR ci vuole la legge. In condizioni politiche più solide occorrerebbe fare operazioni più ampie (riordino e riorganizzazione globale); in questa situazione almeno vanno cambiati gli statuti.

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  • 11 NOVEMBRE | Incontro su MOF. MIM, ore 15:00
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