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Giuseppe Di Vittorio "maestro": le parole, il sapere, le idee

  • 13:30

    È Guglielmo Epifani, Segretario generale della Cgil, a chiudere i lavori di questo importante Convegno.

    Esordisce individuando nel Convegno di oggi un ponte ideale tra le celebrazioni del Centenario della Cgil e le iniziative che la Cgil sta predisponendo per ricordare il cinquantenario della morte di Di Vittorio.

    Prosegue parlando della straordinaria modernità di Di Vittorio che vive di classicità (Di Vittorio è figlio del suo tempo) e di modernità che è costituita da quegli elementi che vivono ancora oggi dentro la Cgil e sono i tratti della sua identità. Tratti che emergono nel lavoro di Di Vittorio alla Costituente, nella costruzione del Patto di Roma e nella sua attività tra il ’55 e il ’57: la scelta della libertà nella rinascita del sindacato come libera associazione di lavoratori; la progettualità autonoma che trova nel Patto per il lavoro la proposta di una diversa politica economica e sociale; il rapporto con i lavoratori: dall’analisi della sconfitta alla Fiat la necessità della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro; dalla critica dei fatti d’Ungheria la considerazione che quei metodi antidemocratici allontanano in maniera definitiva le classi popolari da quelle classi dirigenti. La sua posizione autonoma nel dibattito sulla CEE affermava comunque la necessità di una dimensione europea, quella posizione ha aperto la strada alla dimensione europea della Cgil di oggi.

    Ma è nel rapporto tra cultura e formazione il tratto più evidente della modernità di Di Vittorio. Sta nelle sue origini il rapporto privilegiato con i temi dell’educazione e della scuola. Nel valore dell’uscita dall’analfabetismo come riscatto ed emancipazione nascono le idee sulla scuola che sono della Cgil di oggi.

    Nei brani che sono stati letti nella mattinata, Epifani sottolinea che c’è un’attualità tale che pare di sentire una relazione di oggi circa la precarietà dei lavoratori, l’assenza di aule, la funzione della scuola.

    Ci sono tre tratti che uniscono il pensiero di Di Vittorio all’oggi: il valore della scuola statale, la libertà di insegnamento, la scuola come inclusione. Sta in questi principi l’opposizione fatta alla legge Moratti e anche la ragione di agire per il futuro in difesa della laicità della scuola e nel progetto di cambiamento.

    Come diffusamente sostenuto nel corso dell’ultimo congresso, scuola, università e ricerca sono il cuore pulsante e decisivo per lo sviluppo e la crescita del Paese. Epifani, sottolinea come la più inattesa e la più importante modernità del pensiero di Di Vittorio sta nell’affermazione del rapporto tra libertà e diritti.

    Epifani conclude collegando il pensiero di Di Vittorio alle lotte operaie per la conquista di condizioni dignitose di vita e affermando che per la Cgil pane ed educazione sono sinonimi di diritto di libertà.

  • 13:15

    La parola passa a Nicola Tranfaglia, docente di storia contemporanea dell'università di Torino.

    In Italia gli intellettuali hanno sempre avuto o il ruolo dei cortigiani del principe o dei rivoluzionari.

    Ci sono, nelle idee di Di Vittorio, aspetti di grande modernità che riguardano l’azione sindacale: l’unità dei lavoratori, spirito unitario che lui mantiene inalterato durante tutte le fasi della sua vita politica, l’autonomia del sindacato dalle forze politiche, che a volte si è persa ed è invece straordinariamente importante, la salda fede per la democrazia e la libertà in tempi di scarsa autonomia del PCI, come esito di un processo politico che va dalla lotta al fascismo alla formazione della Costituente, l’idea di concepire la capacità politica come capacità di proposta e di concepire la cultura come identità della sinistra.

    Questi aspetti fanno di Di Vittorio un leader che ha molto da dire alla sinistra.

  • 13:00

    A Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto della Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, il compito di evidenziare il ruolo che ha avuto Di Vittorio per la capacità progettuale nel Mezzogiorno.

    Leuzzi evidenzia che nella storiografia del Mezzogiorno poca attenzione è stata data a Di Vittorio. L’influenza di Salvemini sui vari segretari delle Camere del Lavoro delle città meridionali è stata trasmessa da Di Vittorio. Il suffragio universale ha permesso di rivolgere l’attenzione dei partiti a tutti i cittadini ed è servita per la lotta all’analfabetismo.

    La partecipazione di Di Vittorio alla Costituente, non escluse il ruolo importante della sua politica sugli emigranti che partivano dal Mezzogiorno. Il Piano del lavoro presentato dal sindacalista in un momento drammatico per l’Italia, era il ’49 e si sparava sui sindacalisti, è riconosciuto ed accolto in modo positivo da grandi economisti anche stranieri. In quegli anni si guarda al personaggio Di Vittorio non solo in Italia ma anche all’estero, in particolar modo nei paesi coloniali.

    Il suo messaggio di distruggere la miseria, l’ignoranza, innalzare l’uomo alla dignità civile resta ancora attuale.

    Per terminare, lo storico ricorda Di Vittorio come fu definito da Vittorio Fiore: filosofo proletario, eroe positivo, umile e grande.

  • 12:45

    Paolo Serreri, docente della terza Università di Roma, esordisce ricordando il carattere soprattutto indiretto dell’azione di Di Vittorio e della Cgil sull’istruzione: il 900 è stato il secolo della scolarizzazione di massa, ma in Italia questa sarebbe stata più lenta e diversa se non ci fosse stato il sindacato.

    In secondo luogo Serreri pone l’attenzione sul carattere di “educatore degli adulti” di Di Vittorio. E non a caso l’educazione degli adulti nasce da una rivendicazione del movimento operaio. E, senza saperlo, Di Vittorio pone al centro un aspetto metodologico: l’apprendimento più che l’insegnamento e l’autoapprendimento soprattutto.

    Di Vittorio si considerava un evaso dall’analfabetismo: dal vecchio analfabetismo. E il nuovo? Si chiede Serreri. Questo costituisce la sfida nuova.

    E da alcuni dati. In Italia innanzitutto ci sono ancora due milioni di vecchi analfabeti (collocati oltre i 45 anni di età).

    Poi ci sono i nuovi analfabeti che sanno leggere e scrivere ma hanno scarse competenze nell’uso di ciò che leggono. In Italia questi ammontano al 65%. E’ un dato allarmante perché queste persone hanno più difficoltà di occupazione, di migliorarsi in formazione continua, di essere cittadini attivi e di accedere al governo diffuso della vita nazionale. Anzi, dice Serreri, rischiano di essere decisamente esclusi da tutto ciò.

    Oggi quindi, conclude Serreri, è ancora all’ordine del giorno l’obiettivo di Di Vittorio: superare la iniqua distribuzione sociale del sapere. Con una differenza: che ai suoi tempi era una questione di diritto e di etica, oggi è anche una questione di sviluppo: perché la cultura di un popolo è un fattore decisivo per esso. In altre parole sviluppo e coesione, che sono i due obiettivi di Lisbona 2000, devono andare insieme non solo per ragioni etiche ma anche perché separati non funzionano.

  • 12:15

    Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio, coordina la tavola rotonda e ne introduce i lavori ricordando come questa bella iniziativa si inserisca nel percorso di ricerca dedicato alla figura di Di Vittorio, tra cui da ultimo il convegno sui fatti di Ungheria tenutosi a Roma pochi giorni fa.

    Con questa attività di ricerca pensiamo, dice Carlo Ghezzi, di recuperare tanti scritti dedicati al tema di cui oggi si parla, in particolare sul ruolo del sapere e della scuola per l’emancipazione degli ultimi, come i testi del giornale “La Voce della scuola” già ricordati. Ma anche di recuperare la memoria orale dei tanti aneddoti legati a questi temi della vita di Di Vittorio, tra cui quello di cosa rappresentò per lui la possibilità di fare la terza elementare serale, un “lampo di luce”, conquistato con la forza delle lotte del circolo giovanile.

    Per Di Vittorio la conoscenza era anche un bene in se stesso e non solo funzionale al lavoro; è il sapere che ti cambia la vita, anche nelle relazioni con gli altri. Il sapere inteso anche come conquista individuale.

    Per questo difendeva l’importanza della scuola per tutti.

    Carlo Ghezzi annuncia gli ospiti della tavola rotonda per l'approfondimento del tema del convegno dando la parola a Paolo Serreri docente di scienze della formazione dell’Università di Roma 3.

  • 12:00

    Prende la parola Angelo Semeraro, docente di Pedagogia sociale presso l’Università di Lecce, che ripercorre le tappe principali del movimento sindacale nella scuola ed il contributo di idee che Di Vittorio ha dato per la sua crescita.

    Ricorda come Di Vittorio ha saputo dimostrare la difficile arte dell’ascolto e ha avvertito il valore della cultura che a lui era stata negata. In questa ottica Di Vittorio insegue occasioni di incontro col mondo della cultura, con l’intento di contribuire alla ricostruzione morale di un Paese uscito stremato dalla guerra e dal fascismo.

    Una tappa importante di questo percorso nel mondo della scuola è la nascita nel 1944 del foglio “La voce della Scuola” , come strumento necessario per la crescita della cultura e come voce di protesta verso l’oppressione.

    E’ grazie a questo impegnoche nelle scuole e nelle Università si concentreranno le forze che contribuiranno a combattere nella resistenza e dove si formeranno le future classi dirigenti della nascente Repubblica.

    Nel 1951 Di Vittorio richiamò l’interesse della classe operaia sui temi della cultura denunciando l’elevato numero di bambini che non hanno la possibilità di istruirsi. Egli intreccia il problema della disoccupazione nel settore dell’edilizia con la mancanza delle aule nelle scuole per invocare un intervento che risolvesse contemporaneamente i due problemi.

    La sua fame di istruzione è tanto sentita che si rivolge agli insegnanti per chiedere di far crescere la cultura nei giovani con la proposta di “una scuola per tutti”.

  • 11:45

    Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe e presidente onoraria di “ Casa Di Vittorio” porta il suo saluto accolta da un calorosissimo e affettuoso applauso. Ringrazia il sindacato dei lavoratori della conoscenza per il convegno e ricorda i forti legami della sua famiglia con la città di Bari dove il padre diresse la Camera del Lavoro. È nella Camera del Lavoro di Bari che nasce nel 1922 suo fratello Vindice, che viene alla luce mentre le squadre fasciste assaltano, respinte dai lavoratori, la Camera del Lavoro nella quale cercavano il padre.

    Ricorda molti episodi che hanno segnato la vita di Di Vittorio nel suo rapporto con la cultura: dall’acquisto del vocabolario alla “rivolta del manto”, dalla costituzione del circolo giovanile socialista a Cerignola, che rivendica la scuola serale, alle letture più ampie fatte nel periodo dell’esilio francese.

    Di Vittorio ha sempre creduto fortemente che la cultura e il sapere fossero l’elemento dirimente per il riscatto della dignità degli uomini e delle donne, per lo sviluppo di un paese. Si appassionò alla storia del '700 e, in particolare, comprese che al centro della Rivoluzione francese c’era il sapere come fattore di cambiamento per avere una scuola laica e pubblica.

    Conclude ricordando come i lavoratori riconoscevano in Di Vittorio il loro rappresentante, l’uomo, il sindacalista che ha saputo con l’esempio riportare alle masse ciò che imparava per sé. Infatti, il sindacato ferrovieri per il suo sessantesimo compleanno gli regalarono un orologio con sopra inciso “otto ore per lavorare, otto ore per riposare, otto ore per istruirsi”.

  • 11:30

    Giovanni Rinaldi, responsabile del progetto Casa Di Vittorio, precisa che per “Casa” si intende un progetto di rete di idee e interessi, un’idea di lavoro per il futuro che per la prima volta nasce a Cerignola e in Puglia. Nasce da un’idea ben precisa: la memoria se non tenuta viva viene sommersa dal contemporaneo.

    L’aspetto interessante è che questo progetto nasce su sollecitazione del Comune e della Regione che anziché privilegiare provincialismi hanno consentito l’unificazione di soggetti: 12 Enti Locali sono i sostenitori con capofila la Regione.

    Il progetto valorizza la figura di Di Vittorio dandogli un particolare riconoscimento nella terra in cui è nato. Non si tratta di una “casa” fisica ma di un luogo di accoglienza di tutti, in cui gli Enti Locali, che per il momento ne costituiscono il soggetto fondativo, sono impegnati a fare rete a coinvolgere associazioni, ed enti, che sulla base del passato assume la modernità, la ricerca, con l’impegno di trasmettere al futuro.

    La “Casa Di Vittorio” si è dotata di un sito internet che sta riscontrando molto interesse, testimoniato non solo dal numero dei visitatori, ma anche dalle relazioni virtuali e non, prodotte.

    Il messaggio straordinario che si è voluto cogliere nel Di Vittorio “maestro che lavorava in povertà di mezzi” che aveva fatto nascere la scuola serale, il pronto soccorso notturno, i circoli giovanili, i cori musicali e molto altro ancora, è che se non c’è cultura non c’è tutto il resto.

    Di Vittorio ha tentato con i giovani braccianti di fare tutto ciò e le testimonianze a noi arrivate ne sono la conferma. L’esempio del maestro Di Vittorio sono un punto di partenza molto importante per le tante cose che si possono e si debbono fare per i giovani.

    Non possiamo rischiare di trasmettere a loro i nostri buchi di memoria.

  • 11:15

    Antonio La Forgia, assessore alle culture del Comune di Bari, ricorda che Di Vittorio visse in questa città durante il fascismo e guidò la Camera del Lavoro negli anni più difficili.

    Sono importanti tutte le iniziative volte al recupero della memoria di questo grande uomo che fra i primi intuì l’importanza della cultura come strumento di emancipazione e di libertà per le masse umili.

    È fondamentale lavorare insieme sulla traccia di quella intuizione per affermare il progresso e lo sviluppo di questo paese.

  • 11:00

    Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, saluta la platea e in particolare i giovani presenti. Considero l'iniziativa di oggi come un intreccio con il percorso della Fondazione Di Vittorio, investire nella cultura oggi è un momento fondamentale anche se ci troviamo in un periodo di crisi. Così come le lotte di Di Vittorio hanno contribuito al sostegno dello sviluppo di questo Paese, oggi possiamo superare gli squilibri territoriali ancora presenti. Squilibri che sul nostro territorio hanno creato casi non edificanti, esempi che nel meridione sono ancora purtroppo presenti.

    Solo un innalzamento del livello culturale può permetterci di superare questi squilibri, la cultura deve aiutarci ad evitare che esempi di barbarie non si verifichino più.

    La cultura, così come Di Vittorio ci ha insegnato, deve aiutarci a riscattare il valore dei diritti sociali di tutti, quello che 100 anni fa è stato lo strumento di riscatto sociale per i contadini del nostro Paese, oggi deve essere momento di accoglienza per i lavoratori stranieri presenti nel nostro territorio.

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