FLC CGIL

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Morena Piccinini, Segretaria Nazionale CGIL, sin dalle prime affermazioni individua con precisione l’obiettivo che, a partire da questo convegno, la Cgil, la Flc, la Fp intendono perseguire: rivendicare i diritti dei bambini, senza dimenticare i diritti dei lavoratori. Innanzitutto, in questo periodo, rivendicando il diritto ad un contratto negato. Se non c’è garanzia di positive condizioni di lavoro, non ci può essere positiva ricaduta nella qualità del servizio erogata.
Descrive poi i temi sui quali la Cgil, la Flc, la Fp intendono continuare il lavoro avviato da tempo: gli scenari del welfare sui quali si devono incardinare i servizi educativi, i problemi delle famiglie quando hanno figli piccoli da crescere, come conciliare il lavoro, in particolare delle donne madri, con la fruibilità dei servizi educativi, le responsabilità del pubblico nell’assicurare servizi educativi garanti dei diritti dei bambini, dei lavoratori del settore, dei genitori, come reperire le risorse per investire sull’educazione, come garantire la qualità di cui i bambini hanno diritto anche nel privato.
E per sostanziare la politica e le azioni rivendicative conseguenti è necessario far riferimento a dati certi. A partire da questo, l’attuale governo è assolutamente carente e sono assenti le politiche di sviluppo dei servizi educativi garanti di qualità.
Una ricerca recente fatta dall’Ires rivela che per i servizi educativi zero-tre esistono dati molto precari, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia i dati sono del 2000.
Ci sono lunghe liste d’attesa di bambini che non trovano posto e, a queste, l’attuale governo ha risposto proponendo i nidi aziendali e l’anticipo alla scuola dell’infanzia. Proposte non regolate perché non sono stati definiti gli standard educativi indispensabili a garantire i diritti di cura e formazione che i bambini hanno, perché i lavoratori che in essi operano hanno diversi contratti di lavoro e, soprattutto, diverso riconoscimento del lavoro che fanno in uno stesso servizio, scollegati quasi sempre da una politica educativa del territorio, fuori da una indispensabile rete di welfare.
E poi indispensabile, se si tratta di infanzia, pensare a come attuare una verifica su come funzionano i servizi educativi. Spetta alle Autonomie locali provvedere, ma su questo non si può più rinviare. Per farlo è necessario individuare e definire sul livello nazionale i livelli essenziali in modo da renderli trasparenti ed esigibili.
C’è necessità di un quadro legislativo che oggi manca. A tal proposito cita l’iniziativa dei DS volta a raccogliere le firme a sostegno di una legge che mira a considerare i nidi un servizio educativo non più a domanda individuale, ma un servizio educativo di cui i bambini hanno diritto, per poter davvero usufruire di pari opportunità educative.
Per la scuola dell’infanzia si deve prevedere la generalizzazione in tempi certi e una qualità non solo proclamata, ma resa esigibile avendo definito i livelli essenziali di qualità educativa.
L’iniziativa di oggi è stata fatta dopo le recenti elezioni regionali che ci hanno consegnato nuove Amministrazioni: insieme, all’interno di Patti Territoriali, si deve lavorare per garantire nel nostro paese una qualità del welfare che riconosce i bambini come cittadini con diritti pieni di cittadinanza. Questa deve essere una battaglia di tutti!

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