FLC CGIL

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Presenta il seminario Paolo Tomasi, Segretario Generale FLC Emilia Romagna, rivolgendo subito un saluto a tutti gli amici, le compagne ed i compagni presenti, in modo particolare ringrazia il presidente dell’associazione Treellle, Attilio Oliva, il Segretario Generale della CISL Scuola, Francesco Scrima ed il Segretario Generale della UIL Scuola, Massimo di Menna, che hanno accettato di intervenire in questo dibattito, oltre tutti coloro che contribuiranno con le relazioni programmate.

Prima di avviare i lavori, si ricorda la figura di Renzo Imbeni, l’ex Sindaco di Bologna recentemente scomparso, “un compagno ed un amico che ho avuto la fortuna di conoscere”, dice Tomasi, “da molto tempo, sia nella sua responsabilità di segretario del PCI di Bologna in anni certamente non facili, sia come sindaco di Bologna, sedendo per un certo periodo in quello stesso consiglio comunale. La sua scomparsa lascia un vuoto non facile da colmare. Se dovessi segnalare, in poche parole, i punti di riferimento che hanno caratterizzato l’iniziativa politica di Renzo Imbeni lo farei indicando democrazia, partecipazione, dirittura morale nell’amministrazione della cosa pubblica, pace. Un uomo che non si è mai risparmiato, fino alla fine, un “politico di professione”, nel senso più alto e nobile che questo significa. A Renzo rivolgo il mio saluto, ricordandolo con grande rimpianto e inviando un commosso abbraccio a Rita, che conosco da lungo tempo, da anni iscritta al nostro sindacato.”

Tornando al seminario, è bene ricordare che quello di oggi è una delle tante occasioni di dibattito in vista della conferenza di programma del 10 e 11 marzo. Una discussione che non coinvolge solo il gruppo dirigente del sindacato ma ha incrociato anche diversi interlocutori eccellenti, interessati a discutere con noi; ma ne vogliamo fare e lo stiamo facendo una discussione di massa, che coinvolga operatori del settore ma anche studenti, genitori, cittadini interessati alla salvaguardia di un sistema di istruzione pubblico, di qualità elevata, rispondente ai bisogni del nostro paese.

Aumenti dei finanziamenti, autonomia, innalzamento dell’obbligo a 18 anni, qualità del lavoro e superamento del precariato, rilancio della ricerca pubblica ed aumento del numero dei laureati, educazione degli adulti. Ecco, solo per indicarne i titoli, i cardini sui quali pensiamo di costruire la nostra iniziativa sindacale, indicando agli interlocutori politici, che si candidano alla guida del paese, un materiale ricco su cui sia possibile impiantare l’iniziativa del governo. Sappiamo che la situazone economica non sarà facile, anche per i disastri dell’attuale governo nel campo del controllo della finanzia pubblica. Ma anche qui voglio dire che è importante, anzi decisivo investire in istruzione, in cultura, in ricerca.

Oggi, in questo seminario, affrontiamo un tema abbastanza diverso da quello degli altri: I punti di debolezza del sistema scolastico italiano alla luce degli esiti della ricerca P.I.S.A. e degli obiettivi europei. E’ una prima riflessione, per quanto ne sappiamo la prima in Italia, che analizza i risultati del programma OCSE P.I.S.A (Programme for international Student assesment) 2003.

L’indagine in generale, tende a verificare in che misura i giovani prossimi all’uscita dalla scuola dell’obbligo (almeno nella maggioranza dei paesi OCSE), abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per poter svolgere un ruolo di cittadini attivi e consapevoli.

L’Italia, al contrario di quanto è successo nella stragrande maggioranza dei paesi europei , non ama discutere dei risultati non certo brillanti della propria popolazione studentesca. Questo era già avvenuto per PISA 2000, e si sta, in modo preoccupante, ripetendo per PISA 2003.

Il risultato medio italiano è tutt’altro che rassicurante: con il punteggio complessivo di 466 punti sulla scala complessiva di competenza matematica, gli studenti italiani si collocano in modo significativo al di sotto della media del campione completo di tutti i paesi, che è di 500 punti, e presentano punteggio superiore solo a quello di 9 paesi, ossia nell’ordine: Grecia, Turchia, Serbia Montenegro, Uruguay, Tailandia, Messico, Indonesia, Tunisia, e Brasile!

E’ vero che se noi analizziamo il campione geograficamente suddiviso, vediamo che questa media è combinata da risultati del nord italia, allineati con quelli dei paesi in testa alla graduatoria e dai risultati del centro-sud, molto peggiori. Ma questo non rende che ancora più preoccupante il quadro, di una struttura scolastica che rischia di non essere più un sistema scolastico nazionale, ma un sistema con differenziazioni sempre più accentuate.

Scarica relazione integrale.

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