FLC CGIL

16:00

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Santo Inguaggiato Segretario Confederale Cgil Sicilia. "Intervengo a questo seminario sull’elevamento dell’obbligo scolastico indetto nel quadro delle iniziative per la costruzione di un “Programma per la conoscenza”, sperando di potere dare un contributo a partire dalla mia esperienza sindacale in questa regione.

Innanzitutto vorrei esprimere il mio compiacimento per i contributi al dibattito di oggi a partire dalle relazioni introduttive che denotano tensione ideale e consapevolezza . Condivido l’obiettivo dell’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni con la tappa immediata a 16 anni. Con questa proposta la CGIL riunifica il percorso di istruzione per tutti i ragazzi , supera nei fatti la divisione operata dalla controriforma Moratti e la canalizzazione precoce in due percorsi diversi e riafferma, come valore irrinunciabile, un percorso formativo uguale per tutti, per una vera cittadinanza.

Nel momento in cui puntiamo a un obbligo scolastico per tutti a 18 anni dobbiamo evitare il rischio che l’obiettivo venga raggiunto solo formalmente senza incidere positivamente nel recupero di tutti coloro che oggi sono esclusi dall’obbligo e dal diritto all’istruzione attuali.. In questo senso una verifica sull’accessibilità , sul successo scolastico,sugli ostacoli che di fatto si frappongono a un esito scolastico positivo è indispensabile e doverosa.

In questo senso vanno recuperati per una regione come la Sicilia gli interventi, indubbiamente da rimodulare, di prevenzione della dispersione e di lotta alla selezione scolastica. In Sicilia, già dalla metà degli anni ’80, la CGIL si intestò la battaglia contro la dispersione con una campagna di alto profilo ideale e con scelte precise in merito all’utilizzo delle risorse umane allora disponibili e contrattabili.Tutti questi interventi sono stati ridimensionati, addirittura, azzerati.

La scuola per l’infanzia deve essere obbligatoria e accessibile per tutti, sapendo che il disagio scolastico e il rischio dispersione si prevengono con maggior successo proprio in quel segmento. Dai dati pubblicati nel rapporto Eurispes, commissionato dal Presidente della Regione Siciliana On. Cuffaro si evince che nell’anno 2003 – 2004, a fronte di 271.400 bambini iscritti alla scuola elementare( 5 leve anagrafiche ) erano solo 117.899 quelli iscritti nella scuola per l’infanzia(3 leve anagrafiche ).Ciò significa che ,pur considerando il servizio e la presenza della scuola privata, una parte consistente di bambini è esclusa dalla scuola per l’infanzia e probabilmente quella che ne avrebbe maggior bisogno. Nella scuola media si sono abbassati i tassi di dispersione, ma si innalzano vertiginosamente nel primo biennio delle superiori (fino al 12,8% nel 2002) soprattutto nel primo anno.

Obbligo scolastico a 18 anni ,in Sicilia ,significa quindi,per il sindacato, accettare una doppia sfida:verso l’alto e contestualmente di garanzia di diritti verso il basso. Contemporaneamente dobbiamo pensare a come rendere effettivo ed esigibile un percorso di educazione permanente, che si rivolga alle persone dai 25 ai 35 anni per offrire loro strumenti di esercizio della cittadinanza ed a quelle tra i 35 ed i 45-50 anni(-c.d fasce deboli del mercato del lavoro)- riportandole dentro a un sistema che dia loro opportunità di conoscenza, che li fortifichi sotto il profilo della occupabilità.

Nello scorso giugno si è celebrata la giornata mondiale della lotta al lavoro minorile. L’ISTAT ci dice che oltre 150.000 bambini vengono sfruttati nel nostro paese, 12.000 tra i 7 ed i 10 anni, 66.000 tra gli 11 ed i 13 anni, 70.000 sono i quattordicenni. Di questi, il 59 % lavorano con i genitori o parenti, il 41% con altri. Facendo una media abbastanza attendibile, di questo 150.000, 15.000 ce li abbiamo noi in Sicilia. Se le percentuali di successo dell’obbligo a 18 anni devono essere veritiere ,questi bambini devono essere riportati dentro il sistema .E in particolare i quattordicenni esclusi dall’istruzione e soggetti al lavoro minorile.

Questo obiettivo impone scelte precise per il reperimento delle risorse necessarie e una diversa distribuzione e qualificazione di quelle che attualmente costituiscono il bilancio dello stato ma anche quelli della regione e degli enti locali .Occorrono politiche sociali inclusive contro la povertà che in Sicilia ha tassi doppi della media nazionale sia per quella relativa sia per quella assoluta.Il reddito di cittadinanza ,azzerato dal governo Berlusconi, sarebbe senza dubbio uno degli strumenti di contrasto al lavoro minorile e quindi di sostegno, per una fascia di popolazione ,al diritto allo studio con successo.

Il programma per la conoscenza, a partire dal sottotitolo, parla di “Scuola, formazione, università, ricerca: settori fondamentali per lo sviluppo del Paese e per la crescita personale e civile dei cittadini”. In Sicilia dove nonostante i problemi, la dispersione, gli abbandoni , etc, molti giovani hanno conseguito elevati livelli di istruzione secondaria e universitaria lo sviluppo non c’è stato. L’istruzione, la formazione e la ricerca non determinano automaticamente sviluppo. E infatti molti giovani , spesso i migliori, quelli più forti, più attrezzati, sono costretti ad andare all’estero , “si salvano”lasciando qui i più deboli e indebolendo un territorio che non trae vantaggio dalle loro potenzialità .

La scelta di valore dell’obbligo a 18 anni va, quindi ,inserita nella più ampia iniziativa del sindacato per lo sviluppo del paese,la legalità, la liberazione del territorio dal condizionamento mafioso,il rilancio del sistema produttivo e del Mezzogiorno, che non è una palla al piede ma una risorsa complessiva a partire dai giovani e dal suo capitale umano altamente formato e qualificato. Ma è a partire dalla scuola dalla formazione e dalla ricerca che noi possiamo ricostruire il profilo sociale ed economico di questo paese che,nelle mutate condizioni,risponda ancora allo spirito di solidarietà e promozione della persona della nostra Costituzione."