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Triestino Mariniello in rappresentanza dell'UDU (Unione degli universitari)

"La conoscenza rappresenta un diritto individuale e collettivo. Come diritto individuale è uno strumento di emancipazione dell’individuo, fornendogli gli strumenti critici per comprendere i fenomeni e la realtà che ci circonda. Come diritto collettivo, rappresenta un fattore di crescita e benessere di un intero paese, e quindi per questo suo valore, non può che essere pubblico, trovare il suo sostentamento nei finanziamenti pubblici.
col processo di Bologna, il nostro paese, ha deciso di puntare alla costruzione di una società della conoscenza, valorizzando il sapere, le diversità culturali e la coesione dei popoli.
Investire sulla crescita qualitativa come presupposto ad una crescita quantitativa. Ma il governo, va in direzione opposta, costruzione un modello socio-economico fondato su precarizzazione e tagli dei diritti. Questo è avvenuto sul diritto del lavoro, questo è avvenuto sul sistema pubblico formativo. Fa questo effettuando una politica di disinvestimento sull’alta formazione: tagli ai fondi di finanziamento ordinario, blocco delle assunzioni, pagamento degli aumenti stipendiali, nel 2002, hanno messo in ginocchio gli atenei costringendoli ad aumentare i contributi a carico degli studenti.
Emana un’altra riforma della didattica a tre anni da quella precedente, una riforma classista tesa costruire un sistema sempre più selettivo sin dalla fine del primo anno.
Cerca col ddl Moratti di distruggere la ricerca eliminando la figura del ricercatore.
Costruire un fronte comune per chiedere il ritiro immediato di queste riforme, un fronte comune di mobilitazione non mostrandosi più possibilisti con un governo che non cerca il confronto di nessuno. Ma bisogna anche guardare avanti, costruendo proposte anche a lungo termine.
Prima di tutto la copertura finanziaria delle riforme, poi costruzione di un welfare studentesco, con finanziamenti pubblici adeguati a coprire le borse di studio per gli studenti meritevoli privi di mezzo. Costruzione di un’università aperta in cui l’autonomia sia una ricchezza e non un pretesto per tagliare i fondi. In questo processo bisogna ascoltare sempre le parti sociali: studenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, docenti e rettori. Inoltre dobbiamo chiedere il ritiro della legge 264 del 99, che stabilisce il numero chiuso.
A tal proposito l’UDU organizza dal 25 al 29 una settimana dei diritti degli studenti ogni giorno parleremo nelle facoltà di un diritto: dal diritto alla casa a quello alla cultura, alla mobilità, all’assistenza sanitaria; settimana in cui presenteremo la nostra piattaforma sul diritto allo studio.
Inoltre il 17 novembre abbiamo lanciato al Social Forum di Londra giornate internazionali di mobilitazione degli studenti: medi ed universitari tutti insieme in tanta assemblee e manifestazioni, in tantissime città, in cui lanceremo due appelli su diritto allo studio e percorsi formativi."