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I lavori del convegno proseguono a passo di carica. C’è stata anche una pausa, ma così breve che non ce ne siamo accorti. L’argomento è complesso, ma ci tiene tutti incollati alle poltroncine … meno male che sono comode. Siamo esausti, ma ci tira su Gilda Ricci, di Proteo Campania, che rileva la presidenza del convegno da Carmine Gonella e si concede qualche battuta scherzando con la sala.
Siamo arrivati a parlare delle buone pratiche.
Comincia Giuseppe Abrescia, dirigente scolastico di una scuola media (36 classi, 900 alunni, un unico plesso) di Taranto. Questa scuola ha elaborato già anni addietro un modello autovalutativo, servendosi di riferimenti teorici tratti dal Cede e dal Libro Verde della pubblica istruzione di Butera e da situazioni empiriche. Sulla base di indicatori privilegiati (territorio, famiglie, aspettative formative delle famiglie, comportamenti degli alunni, cultura professionale degli operatori scolastici) hanno valutato la qualità degli esiti formativi. Per questo si sono serviti anche di prove strutturate e semistrutturate per verificare le competenze disciplinari di fine ciclo. Il lavoro più interessante è stato comparare i dati delle valutazioni che gli alunni si portavano dietro dalle elementari con quelle di ingresso e di uscita dalla media e successivamente con i risultati acquisiti dai ragazzi alle superiori: hanno riscontrato una maggiore coerenza tra i giudizi delle elementari e medie rispetto a quelli dati dai docenti superiori. Stanno ragionando sui motivi di questa differenza.

Daniela Fermi, docente di Milano, parla dell’esperienza della sua scuola.
Il Progetto AIR (Autoanalisi di Istituto in Rete) ha avuto origine in un istituto di Bollate , l’ITCS Primo Levi dove negli anni ’70 è stata attuata una maxi-sperimentazione organizzativa e curricolare. Proprio l’essere un “laboratorio” di sperimentazione ha fatto avvertire l’esigenza di mettere a punto uno strumento di verifica della qualità della formazione che fosse capace di cogliere le caratteristiche specifiche della scuola, vista come tipo particolare di organizzazione, centrato sugli istituti scolastici in quanto soggetti dell’autonomia, maneggevole e volto alla effettiva implementazione di miglioramenti qualitativi.
Il modello, elaborato da un gruppo di docenti con la consulenza del Prof. Mario Castoldi e ispirato sia alle ricerche sulle “effective schools” che al progetto ISIP dell’OCSE, prevede 4 campi di indagine (contesto, input, processi, output) per ciascuno dei quali sono stati individuati fattori di qualità (requisiti funzionali che permettono di distinguere una “buona” scuola, fondati su determinate scelte di valore), declinati in indicatori (“dispositivi di allarme sugli aspetti essenziali del sistema scolastico, in grado di accertarne il funzionamento e segnalare eventuali disfunzioni).
Attraverso il modello vengono raccolti dati che acquistano valore diagnostico se confrontati sul piano diacronico e sul piano sincronico, confrontandoli con i dati di altre scuole.
Dal progetto di scuola si è quindi passati al progetto di Rete, di cui fanno parte circa 80 scuole in tutta Italia. Il lavoro in Rete permette di confrontare i dati raccolti da più scuole, individuare valori di riferimento e linee di tendenza, ottenere dati fondati su cui costruire azioni di miglioramento, scambiare informazioni ed esperienze, valutare e migliorare il modello stesso.
Dopo tre anni di lavoro in Rete, gli sviluppi più recenti sono stati l’elaborazione di questionari di soddisfazione per le quattro componenti scolastiche, i cui esiti si incrociano con i dati forniti dagli indicatori, la definizione di un modello per la scuola di base e l’elaborazione di test di apprendimento finali (in via di sperimentazione).
L’ultimo intervento della mattina si è concluso. La collega è stata chiara e sintetica, quindi scappiamo a pranzo. Si continua a parlare di lavoro, si scambiano le esperienze e i numeri di telefono, qualche rammarico per non aver visto gli scavi, ma il tempo stringe e si comincia a consultare gli orari ferroviari. La stanchezza si fa sentire e i lavori non riprendono puntualmente. La sala si riempie molto lentamente, ma alla fine Gilda Ricci dà il via.

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Servizi e comunicazioni

Agenda
  • 5 NOVEMBRE | Presentazione del libro "Nonno, cos’è il sindacato?". Con Gianna Fracassi e don Luigi Ciotti. Centro Binaria di Torino, ore 18:00
  • 6 NOVEMBRE | Riunione su CCNI integrazione MOF, DM ripartizione continuità as 2023-24 e Avvio confronto CCNI Economie MOF anni precedenti. MIM, ore 10:30
  • 6 NOVEMBRE | Invito audizione Commissioni VII e XI riunite su DL 160/24. Camera dei Deputati, ore 14:00-16:15
  • 7 NOVEMBRE | Incontro avvio procedure posizioni economiche, passaggi da Coll. scolastici a Operatori. MIM, ore 17:00
  • 11 NOVEMBRE | Incontro su MOF. MIM, ore 15:00
  • 18 NOVEMBRE | Presentazione del libro "Nonno, cos’è il sindacato?". Con Gianna Fracassi e Angelo Petrosino. Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni, ore 15:30
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Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

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