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08:00

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3° Conferenza, “Progetto politico e progetto pedagogico”

Come nelle altre mattine, la Conferenza è stata preceduta da uno spettacolo di canti e di balli tenuti da bambini e ragazzi delle diverse scuole municipali di Porto Alegre e di altre municipalità dello Stato di San Paolo. Attraverso la danza in particolare gli insegnanti, di cui molti volontari, recuperano dalla strada e dalla periferia i giovani, avvicinandoli ad un percorso educativo.

Maria Fernada Pontifice, Ministro dell’Educazione di San Tomè Principe, ha innanzitutto salutato la vittoria del Presidente Lula, che costituisce una speranza di pace, giustizia sociale non solo per il Brasile: `` Se il mio amico sta bene, anch’io sto bene``.

Ha poi denunciato la crisi profonda che vivono gli Stati e di conseguenza l’educazione africani, in presenza del forte debito che riduce le risorse, già scarse, destinate all’educazione. E’ difficile democratizzare l’educazione laddove drammatico è il problema dell’alimentazione.

Occorre garantire maggiore stabilità ai Governi, perchè all’avvio delle riforme sistematicamente i Governi cadono.

Occorre perseguire due obiettivi principali:

1) sul versante politico, costruendo una nuova Africa, di pace, libertà giustizia sociale, che combatta il ricorso alla violenza per la soluzione dei conflitti interni e tra gli Stati africani, a favore del dialogo e del confronto, senza colpi di Stato;

2) sul versante culturale, costruire una nuova identità africana, che faccia dell’africano una persona orgogliosa di essere africano, coniugando i valori dell’africanità insieme a quelli internazionali.

Non si può prospettare, in ogni caso, una nuova politica, economica , sociale senza passare dall’educazione,in un periodo in cui famiglie e istituzioni sociali tradizionali vivono una profonda crisi. Lo Stato deve essere il principale attore di questa politica.

Occorre garantire la qualità dell’educazione, per evitare l’anafabetismo di ritorno, l’accesso e la permanenza a scuola soprattutto a chi vive le situazioni più difficili. Si tratta di fare una vera riforma del’educazione, assicurando la coerenza tra progetto politico e progetto pedagogico, coniugando teoria e pratica, per formare persone autonome, capaci di un pensiero critico. Aspetto rilevante è la formazione degli insegnanti. La riforma deve essere condivisa, vivere in un ambiente favorevole, perchè senza pace non ci può essere riforma.

L’Africa non può perdere l’occasione, la nuova opportunità offerta dalla comunità internazionale nella Conferenza di Dakar: in questo, è importante il sostegno ai paesi in via di sviluppo da parte dei paesi del Nord del mondo.

E’ poi intervenuto Bernard Charlot,dell’Universit’ di Parigi che, richiamando il titolo di questo secondo Forum, ha ribadito che siamo qui per trasformare il mondo, la nostra storia, le nostre pratiche, e che la domanda è come fare. Che il mondo sia ingiusto, che occorra lottare contro la società liberale lo si sapeva anche prima di venire al Forum.

Decide, quindi, di occuparsi delle contraddizioni che incontra chi si pone il problerma:

non si tratta di parlare di pratiche pedagogiche, perché questo è un Forum politico; ma le pratiche sono politica.
Le ripetenze non sono giuste politicamente, bisogna lottare contro, ma quando ho una classe di 25 alunni, e una parte di loro (1,3, 5, 8) non capisce, cosa faccio? mi fermo e se si quando?
La scuola deve essere pubblica, ma se la scuola pubblica produce insuccesso scolastico, come considero il rapporto con la scuola privata?
Le contraddizioni sono numerose, anche quando al Governo arriva la sinistra, e bisogna affrontarle, è inevitabile.

Alcuni principi fondamentali:

1) Il metodo pedagogico ha bisogno di un progetto politico, di valori etici; ma nessun dibattito pedagogico è solo tale, è anche politico;

2) Nessun progetto pedagogico può essere ridotto a progetto politico, deve avere una dimensione specifica, applicata all’infanzia, ai giovani, alla scuola. Diversamente faremmo grandi progetti che però non si misurano con la pratica pedagogica;

3) L’atto pedagogico è ciò che si fa in quel contesto, non è il programma ufficiale. La scuola reale sono i metodi, cosa si fa per combattere l’esclusione. L’ideale sarebbe far coincidere il progetto politico con la pratica pedagogica, ma ciò non accade quasi mai.

Le contraddizioni ci sono anche tra essere docente e essere cittadino, ma non possiamo pensare di fare tutto contemporaneamente.

Il nostro è un lavoro paziente, difficile. Va costruita la scuola democratica, per costruire un mondo migliore, affrontando le complessità e le contraddizioni.