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15:30

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Con un pizzico di ritardo si riprendono i lavori.
Nella sessione pomeridiana è Adriana Trapani, Presidente provinciale CIDI di Reggio Calabria, a presiedere il seminario.

La parola viene data subito a Ermanno Testa, direttore della rivista “insegnare” che si cimenta nell’affrontare, a più voci, il tema“Libertà d’insegnamento, autonomia professionale ‘ identità professionale”.
Ecco il suo intervento:
“La libertà d’insegnamento si esprime in un esercizio della funzione docente che attribuisce al docente stesso la prerogativa della scelta delle strade adatte al pieno successo formativo degli alunni. L’azione dell’educare si traduce in libertà d’insegnamento nel momento in cui garantisce chi apprende. Essa si colloca in un progetto educativo che trova la naturale espressione nell’autonomia scolastica e in quelle forme che garantiscono a tutti la salvaguardia del diritto di accesso al processo formativo e all’acquisizione del sapere critico.
Sarebbe fallimentare pensare alla libertà d’insegnamento che si attui attraverso separazioni categoriali, oppure attraverso regole separate dal fare scuola e indicate come deontologia professionale.
L’unica deontologia è l’idea di scuolache crea le condizioni secondo quanto previste dalla nostra costituzione. Bisogna rilanciare un’idea nuova di cultura e conoscenza che possa affrontare e guidare un modello di sviluppo compatibile, superando l’analfabetismo di ritorno e che dia una spinta propulsiva e dinamica alla nostra società.

Ora offre il proprio contributo, Francesco Cormino, componente del CNPI.“Quello della deontologia è un problema che non va trascurato: esso non è il catechismo ma è comunque il nocciolo della questione quando si pretende di dare di più a chi ha di meno; quando si considera l’autonomia come strumento e valore. Diviene necessario allora parlare di etica. Questo è il modo di fare che appartiene alla nostra organizzazione sindacale! I docenti sono una parte importante del mondo che noi rappresentiamo, per cui non dobbiamo delegarlo, dobbiamo renderlo visibile. Dobbiamo creare una categoria moralmente consapevole che si identifichi con le finalità del proprio comparto e che sia orgogliosa in termini di esercizio delle proprie funzioni nelle condizioni date. Ma quali sono oggi queste condizioni? Organico funzionale ridotto, risorse economiche scarse, mezzi insufficienti rispetto ai fini. Occorre fare necessariamente riferimento ai docenti perché essi “NON CEDANO”.
Noi abbiamo cercato di sottrarre alcuni temi al volontariato (tempi sindacali, flessibilità e orari) e riteniamo di dover garantire che vi siano mezzi (contrattuali) adeguati ai fini. Ma, stabiliti i fini, non tutta la categoria li interpreta in maniera adeguata. E’ necessario ancora oggi chiarire che la flessibilità e laprogettualità non sono tecniche ma comportamenti, altrimenti si rischia di cadere in un “progettificio”. Occorre distinguere, invece, tra chi gestisce le novità e chi produce innovazione. L’esigenza di costruire una conoscenza civile e un’identità nazionale nasce se si riesce a coltivare le due dimensioni e se i docenti riescono a confrontare la propria coscienza e la propria identità con quella dell’alunno. E’ questo un campo che investe pienamente le nostre responsabilità. All’interno del CNPI si era stabilito dunque che occorre un codice deontologico da applicare in tutte le situazioni quotidiane i cui contenuti riguardano soprattutto il rispetto della dignità dello studente.”

A completare l’esame a più voci è Caterina Gammaldi, altra componente del CNPI,. La Gammaldi comincia il suo intervento con un pensiero dedicato aGiovanni Romeo. Le donne del CIDI hanno condiviso con lui alcune significative vicende di questa regione ed hanno contribuito ad evidenziare alcuni aspetti organizzativi del lavoro dei docenti legati al fatto che questa categoria è, appunto, formata soprattutto da donne. Rispetto alla questione relativa al “codice deontologico” la Gammaldi esprime le proprie riserve e le proprie preoccupazioni per l’enfasi che ruota intorno all’elaborazione del codice stesso. Si tratta, a suo avviso, di un’enfasi che rischia di spostare il centro dell’attenzione dalla professionalità docente all’ordine professionale. D’altra parte, cosa implica la stesura di un codice se non l’obbligo di rispettare regole scritte da altri; le regole, invece, sono già contenute ed esplicitate dalla nostra Costituzione. Occorre creare luoghi adatti ad autoregolare i comportamenti del docente che ha una grande responsabilità individuale e sociale di fronte agli esclusi: questa è etica! Ecco perché, a parere della Gammaldi, occorre affermare che la scuola deve diventare centro di ricerca, luogo in cui il docente esprime la propria libertà d’insegnamento come professionista consapevole dei compiti che gli sono stati affidati. Nella scuola, inoltre è importante che ogni docente possa esibire il suo curriculum e che esiga una formazione adeguata alle nuove istanze sociali.

Non è mancato il contributo di Luciano Lijoi, del Centro Nazionale Cgil Scuola. E’ intervenuto ricordando Giovanni Romeo, le sue convinzioni, la determinazione e la capacità di costruire relazioni che nell’attività sindacale è del tutto fondamentale. Rispetto al tema del convegno ha spiegato come la contrattazione, in particolare quella di scuola, sia importante per l’affermazione dell’autonomia scolastica. La distinzione dei ruoli e delle competenze libera risorse da canalizzare per il successo dell’azione formativa. Al collegio la competenza didattica alla RSU la competenza sui temi del rapporto di lavoro. Valorizzare il ruolo delle RSU significa quindi valorizzare l’autonomia e i lavori nella scuola. Perciò la Cgil Scuola, a tutti i livelli, è impegnata a sostenere il lavoro delle RSU. Ciò è particolarmente importante oggi di fronte alla chiara intenzione del governo di centralizzare di nuovo le relazioni sindacali e di ridurre il ruolo del sindacato.