L'università, il DDL Gelmini, la Cisl e noi
Fa discutere una lettera della Cisl-Università al Ministro Gelmini, diffusa negli atenei, che va in una direzione diversa da quanto sostenuto unitariamente da sindacati e associazioni della docenza.
Circola negli atenei una lettera che la Cisl-Università ha scritto al Ministro Gelmini riguardo ad alcune modifiche del DDL 1905. I contenuti di quella lettera smentiscono le posizioni critiche che finora tutte le organizzazioni sindacali, Cisl compresa, e le associazioni della docenza hanno unitariamente sostenuto riguardo a quel DDL. Nessuna considerazione anche per le posizioni espresse, in più di un'occasione, dai ricercatori, dai precari e dagli studenti.
La lettera Cisl finge di ignorare che questo disegno di legge, autoritario e centralista, intende cancellare il carattere pubblico dell’Università attraverso un complessivo ridisegno della
Governance universitaria, e con pesanti interventi normativi sul diritto allo studio, sullo stato giuridico del personale e sul reclutamento.
Inoltre, la proposta che la Cisl tira fuori non risolve, ma aggrava, gli aspetti negativi del DDL: enfatizzando la figura del “professore aggregato” ignora l'urgente problema del rinnovamento della docenza il contributo che precari e ricercatori possono dare a tale rinnovamento.
La Cisl-Università glissa totalmente sulle pesantissime misure della legge finanziaria, in attesa del secondo voto di fiducia, che conferma i tagli finanziari alle università pubbliche e penalizza ancora di più i precari e le carriere dei docenti e del personale tecnico amministrativo
Questa iniziativa Cisl va controcorrente, in un momento in cui bisogna fare tutti gli sforzi possibili per tenere insieme un vasto schieramento di forze che si oppone ai contenuti di quel disegno di legge e non dividere il fronte. Le lotte dei ricercatori devono essere valorizzate perché propongono un modello alternativo al ridisegno delle università in senso aziendalista.
L'università pubblica italiana ha bisogno di riforme condivise e sostenute da adeguati investimenti. Invece subisce tagli pesantissimi dei fondi ordinari, una situazione che porterà in tempi brevi l’intero sistema al collasso.
La FLC CGIL intende mantenere l’impegno a difesa del sistema pubblico dell'Università e della Ricerca e per queste ragioni rivendica, come una delle priorità per il Paese, il miglioramento della qualità didattica e della ricerca e la valorizzazione della figura del ricercatore.
Tra le proposte della FLC, lo ricordiamo, c'è la richiesta di un ruolo unico della docenza articolato su più fasce, il superamento della messa ad esaurimento dei ricercatori e meccanismi di reclutamento in grado di dare risposta qualitative e quantitative alle attese dei giovani e all'invecchiamento del sistema, cancellando le tante precarietà presenti negli Atenei.
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