AFAM: mobilità
La posizione della FLC Cgil sulla questione mobilità
Questa Organizzazione Sindacale, al fine di fugare dubbi o dare spazio ad equivoci fuorvianti rispetto al ruolo e alle competenze che sono propri del ruolo sindacale e, in particolare, della CGIL, ribadisce quanto segue:
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la CGIL ha condotto, da sempre, azioni volte a favorire la composizione dei contratti su tutte le materie che per legge sono demandate alla contrattazione;
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in tutte le occasioni possibili ha affermato la fondamentale esigenza che i contratti siano il più condivisi e rispettosi possibile delle regole e dei diritti acquisiti dai lavoratori coinvolti;
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nel merito della mobilità del personale, stigmatizza il fatto che da tre anni non si riesce a definire un nuovo contratto che da un lato assuma e accompagni la trasformazione e le innovazioni in atto e dall’altra tuteli i diritti e valorizzi le competenze professionali di chi insegna nelle accademie e nei conservatori di musica.
E’ nei documenti sin qui prodotti, nelle azioni sindacali promosse che si può trovare riscontro rispetto a quanto affermato. Non è possibile che in tre anni l’Amministrazione abbia chiesto al Sindacato la disponibilità a modificare radicalmente i criteri di mobilità del personale senza intervenire concretamente e con coerenza a sostegno della trasformazione in atto, ovvero:
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non è accettabile che si cambino le regole (più precisamente messa a disposizione del curriculum artistico e professionale) per trasferirsi dal Conservatorio di Trapani a quello di Trieste sulle stesse discipline ordinamentali risalenti al 1930!
Se è vero, com’è vero, che nei Conservatori di Musica e nelle Accademie di Belle Arti sono stati attivati i nuovi corsi, la nuova struttura formativa - 3+2-, le nuove discipline, già dallo scorso anno, la CGIL chiese, ad esempio, che fossero messe a disposizione tutte le materie presenti nelle varie istituzioni.
Inoltre, se come più volte affermato, l’attuazione della legge 508 necessita di un periodo di transizione per attestare i nuovi percorsi formativi e allinearsi con il contesto europeo, è anche vero che l’Amministrazione deve agire con scelte, azioni politiche e interventi di accompagnamento alla trasformazione coerenti e funzionali agli obiettivi che intende raggiungere.
Ma tutto ciò non è successo, o meglio solo in minima parte:
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i regolamenti attuativi della riforma sono ancora in larga parte incompiuti o inattuati,
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i finanziamenti a sostegno del processo innovatore sono stati assolutamente insufficienti,
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negli ultimi anni il comparto dell’AFAM è stato sistematicamente penalizzato con tagli ai bilanci con un unico e modesto sostegno finanziario per le strutture e la manutenzione degli edifici,
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i nuovi percorsi formativi sono stati finanziati con l’aumento delle tasse degli studenti e con i fondi contrattuali destinati agli accordi di istituto per il miglioramento dell’offerta formativa, la produzione e la ricerca artistica,
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i corsi abilitanti sono stati finanziati esclusivamente dai contributi dei corsisti mentre per l’Università è previsto un contributo ministeriale,
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il contratto nazionale di lavoro è stato firmato a quadriennio ormai scaduto, con risorse assolutamente insufficienti a qualificare il ruolo del comparto dell’AFAM.
Questo e molto altro ancora si potrebbe argomentare.
La FLC Cgil chiede, pertanto, che in un tempo breve si possa ricomporre un tavolo di contrattazione per far sì che quanto di nuovo è attuato e le competenze esercitate in regime di autonomia dalle Istituzioni (deliberazioni dell’offerta formativa dei Consigli Accademici ) trovino il giusto riconoscimento attraverso il pieno esercizio e il rispetto dei ruoli e delle competenze Sindacali, Istituzionali e Politiche.
In assenza di tutto ciò, la FLC Cgil non può che pretendere l’applicazione delle norme contrattuali vigenti.
Roma, 27 luglio 2006
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