Coordinamento nazionale precari FLC: NO all'ipotesi di reclutamento nella scuola per chiamata diretta
Il reclutamento dev'essere una procedura democratica e costituzionale.
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Il Coordinamento nazionale dei lavoratori precari della conoscenza FLC CGIL condanna duramente l’ipotesi ventilata dalla Regione Lombardia di reclutare i docenti con bandi locali e soprattutto con la chiamata diretta dei presidi. Condanna altrettanto duramente l’appoggio del Ministro Profumo che cerca di difendere un’operazione incostituzionale dietro il paravento di una sperimentazione d’intesa con il Governo.
Non vediamo la necessità di immaginare forme di reclutamento “innovative” o “creative” che temevamo da tempo e che sono palesemente anticostituzionali e modellate solo secondo il paradigma del privato.
Noi pensiamo invece che il sistema d’istruzione debba essere unitario e nazionale, la scuola pubblica, rispettosa delle regole e delle leggi e, soprattutto, democratica, nei suoi insegnamenti e nel suo funzionamento. Nessun vulnus è possibile in questo sistema, che ha rappresentato e rappresenta il cuore e il cervello del paese.
L’Italia ha già una normativa sui canali di reclutamento, e le problematiche legate a questi canali non sono e non sono mai state le regole e le procedure ma, esclusivamente, il taglio indiscriminato e disastroso delle risorse dedicate all’istituzione stessa. Sono solo questi tagli che non permettono oggi di utilizzare pienamente le potenzialità di centinaia di migliaia di persone che hanno da tempo maturato l’esperienza e le competenze necessarie per educare gli studenti italiani e che in parte già lo fanno, in condizioni di lavoro talmente precarie che solo una grande passione e fede nel valore sociale della cultura e della conoscenza permette di superare.
Si provi invece a uscire dalla crisi investendo nel futuro del paese, nei suoi giovani e in coloro che questi giovani devono educare.
Innanzitutto allora si svuotino le graduatorie esistenti, che altro non sono che una gabbia dove sono rimaste intrappolate le intelligenze formative e si apra poi un reclutamento realmente ciclico che permetta alla scuola italiana una vera efficacia sociale.
Intanto, proprio per rafforzare la dimensione democratica del lavoro nella conoscenza, il 5, il 6 e il 7 marzo ci impegneremo per le elezioni RSU perché produrre cultura è produrre democrazia e produrre democrazia è produrre cultura.
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