Restituire centralità agli investimenti in Ricerca
Enti di ricerca ed atenei in difficoltà per l'ininterrotta riduzione delle risorse pubbliche. Particolarmente critica la situazione del Cnr. Alcune valutazioni della FLC Cgil
Nelle scorse settimane, gli istituti del Cnr hanno riscontrato l’acuirsi delle difficoltà determinate dall’insufficienza delle risorse con le quali atenei ed enti di ricerca varano annualmente le proprie previsioni finanziarie.
Il Cnr si trova in condizioni particolarmente critiche. Colpito dalle precedenti Finanziarie e dalla scorsa fase di riordino, esso accusa anche gli effetti della riduzione dei trasferimenti ordinari che,
come da noi denunciato
da tempo, nel corso dell’ultimo decennio hanno subito pesanti decurtazioni in termini reali.
L’insufficienza delle risorse fa riemergere anche le contraddizioni proprie dell’approccio culturale che ha ispirato l’ultimo riordino e le scorse Finanziarie. In un Ente che «amplifica» ottimamente risorse economiche, è oggi problematico onorare il pagamento di bollette di energia elettrica, riscaldamento, telefono. Ciò a coronamento di un lustro che ha visto Ministri e Presidenti enfatizzare le magnifiche sorti e progressive di un modello centrato sul potere taumaturgico del mercato mentre, contestualmente, i bilanci erano fatti quadrare a suon di alienazioni di quote di patrimonio immobiliare.
Commentando il bilancio preventivo per il 2005,
rilevammo
come il pareggio fosse conseguito grazie anche ad operazioni «tecnicamente spregiudicate e politicamente discutibili», oltretutto «difficilmente ripetibili negli esercizi successivi». Trascorsi tre anni, la situazione è sostanzialmente invariata: ancora alienazioni per conseguire il pareggio, ancora scarsa comprensibilità delle scelte programmatiche operate rispetto al quadro finanziario di riferimento.
Oggi è lo stesso Presidente del Cnr a sostenere che «la riduzione progressiva degli ultimi anni della quota di finanziamento proveniente dallo Stato ha raggiunto un livello non ulteriormente sostenibile». Meglio tardi che mai? Purtroppo, contestualmente è reiterato il solito leit-motiv… come se le «consistenti risorse» reperite sul mercato possano realmente consentire all’Ente di contribuire efficacemente alla realizzazione di un sistema di ricerca integrato all’altezza dei bisogni del Paese. L’operatività dell’Ente rischia d’essere irrimediabilmente compromessa: le sue strutture, già impegnate nell’arduo compito di onorare il pagamento delle bollette, in taluni casi sarebbero state oggetto di ulteriori mortificazioni derivanti da elementi di parzialità nella ripartizione della già insufficienti risorse. A riguardo, abbiamo chiesto un incontro per essere informati circa i criteri adottati.
L’insostenibile situazione interna, tuttavia, non deve indurre nessuno a sottovalutare la rilevanza della questione della consistenza delle risorse, che richiede risposte adeguate da parte della politica, sia a breve termine che in prospettiva.
È certamente necessario recuperare in tempi estremamente rapidi i fondi accantonati in base al comma 507 della Finanziaria 2007. Ciò non è tuttavia sufficiente. L’accantonamento, infatti, è soltanto uno dei molti effetti collaterali di una manovra che, nonostante alcuni elementi positivi, mantiene evidenti elementi di continuità con un modello culturale fondato sull’assoluta assenza di centralità per gli investimenti in ricerca, considerati ancora spese da ridurre, piuttosto che fattori produttivi da rilanciare.
Le dichiarazioni d'intenti del Ministro vigilante circa la consistenza delle risorse future non sono sufficienti.
Rivendichiamo una netta e pronta inversione di tendenza che, già in fase di stesura del prossimo Documento di programmazione economica e finanziaria, restituisca alla ricerca pubblica il valore e la dignità troppo a lungo negate, chiamando il Governo ad essere conseguente rispetto agli impegni assunti. È necessario programmare il tasso minimo di crescita delle risorse ordinarie da destinare agli enti. Già dall’anno in corso, esse devono essere incrementate in misura almeno corrispondente agli stanziamenti previsti per stabilizzazioni e piano straordinario di reclutamento.
Con il voto del 2 maggio al Senato, il Parlamento s’avvia a conferire una nuova delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca. Su di esso ci riserviamo la formulazione di un giudizio compiuto a seguito di un’analisi accurata del testo del provvedimento.
Di certo, occorre evitare che l'ennesimo ciclo di riforme avvenga nuovamente a costo zero.
Roma, 4 maggio 2007