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Dal commissariamento della ricerca al precariato in scadenza, FLC CGIL è con il personale di INDIRE che resiste

Il 25 novembre alle ore 17:30 presso la sede di Firenze e in streaming, un incontro pubblico in solidarietà con i precari di INDIRE. Partecipa Gianna Fracassi

18/11/2024
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Il ministro Valditara nell’estate scorsa ha deciso di commissariare INDIRE. Non ce n’erano le ragioni dal punto di vista tecnico, ma di fatto sembra che questo governo abbia inteso in questo modo assumere il controllo dell’ente di Ricerca. È chiaro che il ministro non abbia saputo intervenire sulle questioni aperte della scuola, basti vedere come è stato gestito l’ultimo concorso per selezionare insegnanti con le risorse del PNRR: idonei esclusi dalle graduatorie, nomine di precari a migliaia per coprire le cattedre. Altrettanto chiare sono le idee del ministro sta tentando di imporre all’istruzione: selezione, competizione, repressione.

Non sorprende che al fallimento delle sue proposte nell’inverno del 2023 - le “sperimentazioni” del liceo del made in Italy o della cosiddetta filiera tecnico-professionale - non sia conseguito alcun ravvedimento. Non sorprende che il ministro trovi insopportabile la critica, al punto di creare un clima di costante intimidazione verso gli insegnanti, culminato nella recente sospensione del docente Christian Raimo.

Non può sorprendere che abbia individuato in INDIRE un motivo di preoccupazione: per quanto a più riprese il dialogo tra INDIRE e Ministero si sia concretizzato in uno scambio di commesse a cui l’istituto era più o meno titolato a rispondere, nella Ricerca si annida sempre la possibilità di una resistenza alle verità supposte.

Al di là degli slogan, non c’è alcuna prova che inasprire il voto in condotta produca miglioramenti; non hanno alcun riscontro positivo un’ “educazione alle relazioni”  affidata a discussioni episodiche improntate su categorie posticce né il richiamo al civismo sulla base dell'individualismo e del culto della nazione. Non ci sono dati per convincere che fare meno scuola o affidare la scuola a “docenti” improvvisati dalle imprese porti miglioramenti, mentre intanto si va a indebolire ulteriormente un sistema già fragile per il sovradimensionamento delle istituzioni scolastiche (che impoverisce aree già in difficoltà), per il taglio di risorse strutturali, per l’assoluta mancanza di preparazione pedagogica di chi nella banalità del discorso pubblico inietta pregiudizi, stereotipi (basti pensare alla retorica del “saldatore felice” che il ministro ha esposto con furore nei mesi passati) e richiami al passato dell’autorità, delle classi differenziali e della sudditanza al potere economico (tutti retaggi da cui dovremmo tenerci lontani, probabilmente assai cari al ministro).

In INDIRE, piuttosto, ci sono ricerche che già mettono in discussione nei loro riferimenti - alla scuola democratica e cooperativa di Mario Lodi, alla pedagogia critica di Freire, all’Aprendizaje-servicio solidario, per esempio - i presupposti di una restaurazione gentiliana.

INDIRE è un ente di Ricerca e non serve altro, in fondo, perché costituisca un problema: il lavoro di Ricerca, infatti, nei tempi e nei modi opportuni, può evidenziare contraddizioni e cialtronerie nei proclami di una politica sempre preoccupata in primo luogo di contenere o reprimere il dissenso.

Non ispira fiducia il nuovo commissario, estraneo alla Ricerca quanto alla scuola: si è presentato da commissario all’esterno prima ancora che la sua nomina fosse effettiva e comunicata al personale, criticando il precariato nelle istituzioni scolastiche e nelle amministrazioni pubbliche; non ha ancora mai convocato le organizzazioni sindacali nonostante l’enorme ritardo sugli impegni presi dall’amministrazione.

Intanto, il personale precario di INDIRE aspetta di sapere cosa accadrà a fine anno, quando i contratti stipulati con l’ennesima selezione sostenuta nel 2023 saranno scaduti. Inquadrati come collaboratori tecnici o amministrativi, dotati di alte competenze, i lavoratori e le lavoratrici a tempo determinato di INDIRE sono ogni anno messi in fila a scadenza di contratto, nella speranza di una proroga o di ottenere una “promozione” della loro condizione, nonostante le norme e le risorse del fondo di Istituto consentano da tempo stabilizzazioni per numeri più ampi e senza ulteriori procedure selettive (art. 20, comma 1, legge Madia).

Salvo pochissime eccezioni, non c’è lavoratore o lavoratrice in INDIRE che non abbia conosciuto questo incubo, anno dopo anno, fino a gettare la spugna o a ottenere, selezione dopo selezione, un sospirato tempo indeterminato: nella speranza di star meglio, nel bisogno di vivere una normalità professionale altrimenti costantemente compromessa dalla fragilità di una condizione per cui tutti sono sostituibili, tutti sono chiamati ad accettare cambiamenti in corsa, imposizioni estemporanee, rituali prepotenze.

Chi è stato precario e oggi è un dipendente a tempo indeterminato, però, si è riscoperto ancora sotto schiaffo: mai neanche una valorizzazione per il personale di IV-VIII livello in INDIRE, neanche dopo aver costituito il fondo art. 90 che consente in qualsiasi momento di avviare le procedure necessarie; il concorso per nuovi ricercatori, promesso per risolvere il sottoinquadramento del personale, si è risolto in una selezione dagli esiti contraddittori per quei professionisti con alta formazione investiti costantemente di compiti di responsabilità nelle attività dell’istituto.

Inoltre, FLC CGIL ha denunciato costantemente come INDIRE sia un contesto in cui non si investe realmente sulla Ricerca: i ricercatori fanno il possibile senza avere un accesso alle banche dati delle pubblicazioni scientifiche e acquistando i libri pagando di tasca loro; gli spazi di lavoro sono inadeguati alla scrittura, alla formazione e allo studio; non sono presenti processi strutturati per il finanziamento e la programmazione dei progetti interni. Numerosi ricercatori sono andati via, anche al costo di guadagnare meno; così come l’unica presidenza dotata di autorevolezza nella Ricerca, si è dovuta dimettere dopo pochi mesi. L’agenzia ERASMUS+, che è essa stessa INDIRE, finanzia grandi sperimentazioni internazionali nelle scuole con le risorse europee, ma è stata sempre tenuta separata dall’organizzazione della Ricerca, fino alla riforma statutaria con nomina al vertice dell’agenzia del Direttore generale (realizzando un ente bicefalo, quindi, stortura evidenziata anche dagli organismi di controllo).

Il telefono senza fili tra Ministero e amministrazione negli ultimi mesi ha lasciato intendere al personale che fosse necessario rivedere i progetti sviluppati in autonomia dall’ente; che fosse meglio metterli insieme, renderli più semplici e meno impegnativi nei documenti di programmazione, per non farsi notare troppo.

Ma perché INDIRE preoccupa, allora? Forse perché al Ministro è giunta voce che in INDIRE è sempre più concreto il rischio che i lavoratori e le lavoratrici si organizzino per rivendicare rispetto per se stessi e per un ente che, in autonomia, ha il compito di sottoporre al vaglio le idee sull’educazione, tutte le idee, anche le sue.

Vogliamo comunicare al Ministro e ai vertici di INDIRE che questa è una realtà, non un rischio.

FLC CGIL si mobilita con il personale precario, perché nessuno dovrebbe lavorare nelle condizioni che in INDIRE si ripresentano costantemente: vogliamo prospettive certe e un programma di stabilizzazioni per chi ha il contratto in scadenza.

Ci mobilitiamo con il personale di IV-VIII livello che da più di un decennio attende la prima occasione per un riconoscimento di carriera.

Ci mobilitiamo in difesa dell’autonomia della Ricerca educativa al servizio della scuola e della democrazia e perché sia restituita continuità e valore alle trattative sindacali imprescindibili per la contrattazione, al fine di costruire cooperativamente una quotidianità professionale serena e soddisfacente.

In INDIRE si è compreso negli anni che le sofferenze di ogni singolo lavoratore e di ogni singola lavoratrice nell’ente sono tutte collegate: prima o poi tutti e tutte sperimentano le asprezze di un contesto che mortifica chi lavora, in cui i diritti di tutti e tutte diventano concessioni generose in palio per chi è più disponibile a conformarsi alle gerarchie esplicite e alle intimidazioni implicite nell’ente.

Le ragioni del disagio del personale in INDIRE sono simili e connesse alle contraddizioni e alle ingiustizie in tutti gli enti pubblici di Ricerca; e le questioni della Ricerca non possono che raccordarsi nei territori a quelle della Scuola, dell’Università e dell’Alta Formazione Artistica e Musicale.

Queste sono le motivazioni per cui per il 25 novembre alle ore 17:30 presso la sede di via Pier Capponi 7 e in streaming sui canali del territoriale, FLC CGIL ha organizzato un incontro pubblico di confronto in solidarietà con i precari di INDIRE che rischiano di restare senza lavoro al 31 dicembre, al fianco di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici dell’INDIRE che resistono.

Interverranno:

Antonio Sofia, Coordinatore nazionale FLC CGIL INDIRE
Pasquale Cuomo, Segretario FLC CGIL Toscana
Stefano Bernabei, Centro Nazionale FLC CGIL
Gianluca Lacoppola, Camera del Lavoro di Firenze
Conclusioni di Gianna Fracassi, Segretaria nazionale di FLC CGIL

Streaming: https://www.youtube.com/@FLCCGILToscana/streams

Altre notizie da:

Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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