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Bonus docenti: il dissenso degli insegnanti di un istituto comprensivo della provincia di Bari

In una lettera al dirigente scolastico le motivazioni del “rifiuto”.

25/07/2016
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In molte scuole si è acceso il dibattito sulla questione del bonus che i dirigenti scolastici dovrebbero elargire ai “meritevoli”. Sul tema la confusione è tanta e in molte situazioni non si è riusciti ad elaborare una visione comune: alla fine individualismo ed opportunismo hanno avuto la meglio.

In un istituto comprensivo della provincia di Bari un gruppo di insegnanti ha voluto testimoniare il proprio dissenso scrivendo una motivata dichiarazione di rinuncia a competere per il premio, ritenendola una misura umiliante e inadeguata a risolvere i problemi. Qui di seguito il testo della lettera inviata al dirigente scolastico

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I sottoscritti insegnanti presso codesto Istituto, dichiarano di non voler presentare, per il corrente anno scolastico, domanda per l’assegnazione del bonus per la valorizzazione del merito, a seguito delle seguenti considerazioni:

  1. Perché il “merito” degli insegnanti, di tutti gli insegnanti, è stato nei fatti misconosciuto e vilipeso in tutti questi anni (stipendi bassissimi, mancati rinnovi contrattuali, sottrazione dei meccanismi di avanzamento della carriera, aggressione perpetrata con la roboante retorica sui “fannulloni”, su coloro che lavorano solo per poche ore settimanali, che hanno troppe ferie…) e non può essere risarcito con una miserevole gratifica solo per pochi e a partire da una involutiva logica di premio-punizione.
  2. Perché non si può veramente misurare “il merito degli insegnanti” con parametri esclusivamente quantitativi (i corsi frequentati, incarichi organizzativi assunti, etc.), o altri di problematica elicitazione, tralasciando che il vero merito degli insegnanti è la formazione delle giovani generazioni, con tutti gli imponderabili che questo comporta (gli effetti di una buona scuola si rivelano spesso molto più tardi nella vita di un individuo).
  3. Perché introduce elementi di perniciosa differenziazione fra gli insegnanti che può portare a forme diffuse e acute di competitività, di chiusura, di individualismo esasperato, che contraddicono il fatto fondamentale che la formazione è azione collegiale e condivisa, una co-educazione.
  4. Perché rischia di fornire, sulla base di valutazioni parziali, una patente pubblica di “bravi” ai pochi insegnanti reputati “meritevoli”, e alla maggioranza - gli insegnanti “non meritevoli” - quella di “non bravi”.
  5. Perché potrebbe sì avere l’effetto di motivare il 20-30% degli insegnanti premiati, o vincitori di questa sorta di lotteria, ma di frustrare e demotivare il restante 70-80%.
  6. Perché potrebbe avere l’effetto di orientare l’impegno professionale più verso il perseguimento e la collezione dei cosiddetti “meriti” (per lo più estrinseci al vero focus del fare scuola) che verso la dedizione assoluta ai bambini/ragazzi e alla cultura.
  7. Perché attribuisce al dirigente Scolastico l’ingrato compito di giudicare “chi è bravo e chi non lo è”, cosa che potrebbe ingenerare fenomeni di opposizione, ostilità e conflittualità anche nei suoi confronti.

Per tutti questi motivi noi rifiutiamo di partecipare a questo tipo di operazione messa in atto non per riconoscere veramente il merito degli insegnanti, ma per insinuare nel sentire pubblico che la maggior parte degli insegnanti non ha meriti per esserlo.

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