Mattarella all’Università del Molise: si conferma il ruolo strategico dell’ateneo
La presenza del Presidente della Repubblica in Molise conferma quanto la FLC CGIL ha ribadito negli ultimi anni.
A cura della FLC CGIL Molise
La visita del Presidente Mattarella nella nostra Regione è certamente un segnale positivo, come è stato unanimemente colto da tutti i protagonisti della vita politica, sociale ed economica locale. La FLC CGIL Molise, pur condividendo la soddisfazione generale, ritiene che questa visita abbia un senso che va oltre il pur importante atto di cortesia istituzionale, volto a testimoniare che “il Molise esiste”, al di là delle mille criticità quotidiane e al di là della crisi drammatica che a volte fa scaturire poco produttive reazioni di autocommiserazione.
La presenza del Capo dello Stato in Molise, nello specifico all’Università, infatti, assume una valenza maggiore proprio perché si muove nel solco di un quanto abbiamo ribadito negli ultimi anni: la conoscenza è la leva strategica da cui ripartire per uscire fuori dalla crisi e determinare un futuro migliore; non solo per il nostro territorio. La circostanza, non certo casuale, che il Presidente della Repubblica giunga in Molise per inaugurare un centro di ricerca per le Aree Interne e per gli Appennini voluto dall’Università del Molise, lancia un segnale di speranza contro le politiche di chi, con troppa superficialità, parla di inutilità e di costi delle Università solo numericamente più piccole, dimenticando la funzione di presidio socio/culturale, oltre che didattico e scientifico, che i piccoli atenei hanno nelle aree interne del Paese e nelle zone più arretrate del nostro Mezzogiorno.
Nonostante gli innumerevoli proclami governativi, i dati collocano il nostro paese ultimo tra quelli dell’area OCSE per i fondi destinati all'Università e alla ricerca con un misero 1% del PIL. Solo il 7% degli studenti italiani riceve una borsa di studio, mentre le tasse universitarie sono cresciute del 51%. Negli ultimi anni più del 93% delle giovani leve della ricerca è stato espulso dal sistema universitario, continua ad essere drammatico il generale calo delle immatricolazioni (meno 70.000 iscritti in tre anni). La regione Molise fa la sua parte non garantendo l’assegno di studi a tutti gli studenti universitari che ne hanno diritto. Si tratta di dati allarmanti, che manifestano la necessità di una inversione di tendenza. La FLC CGIL, da sempre, ha considerato l’Università Italiana e la nostra Università del Molise, un volano straordinario per l’economia regionale e una opportunità unica per tante famiglie, non solo molisane, che hanno potuto investire nel futuro dei loro figli puntando sulle eccellenze proposte, nel corso degli anni, dal nostro piccolo ma qualificato Ateneo.
Ribadiamo oggi la valenza di questi concetti e l’importanza strategica degli investimenti pubblici nel settore, anche rispetto a pratiche poco ortodosse di proliferazione di enti che considerano formazione e conoscenza come luoghi di profitto e non di sapere. In tal senso, l’affidamento della lectio inauguralis al Prof. Gianfranco Viesti, stimato economista che pone al centro delle sue discussioni il rilancio di una “nuova questione meridionale” e con il quale la CGIL del Molise ha avviato un proficuo scambio di contributi, è un ulteriore elemento di soddisfazione che attribuisce a questa iniziativa una funzione ancora più qualificata e di prospettiva.
Riteniamo che il Molise, e la sua Università, debbano avere l’ambizione che non uno, ma cento, mille ragazzi, possano esportare sapere e conoscenza, per tornare ancora più pronti e preparati e dare un contributo qualificato al nostro territorio. Per far questo però, occorrono investimenti, non bastano le promesse. MIUR e Regione, ciascuno per le proprie competenze facciano la loro parte, in modo da garantire le risorse necessarie per ribadire il ruolo centrale dell’Ateneo per tutta la comunità regionale.
Diamo il nostro benvenuto al Presidente della Repubblica, chiedendogli di farsi portavoce di una necessaria inversione di tendenza atta a favorire i necessari investimenti nei settori della conoscenza.
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