Lettera della FLC CGIL Savona al Ministro Valditara
La visita del Ministro è prevista per il 19 ottobre
A cura della FLC CGIL Savona
Egregio Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara,
Le scriviamo perché abbiamo saputo che il 19 ottobre sarà ospite della nostra città e terrà un intervento nella splendida cornice del teatro “G. Chiabrera”, una delle perle del patrimonio storico, artistico e culturale di Savona. Avrà quindi la possibilità di rendersi conto che anche la nostra provincia - per quanto piccola e per quanto nota più per proprio passato industriale che per i propri monumenti - abbia a disposizione uno spazio dove la cultura si vive, trasformandosi in esperienza, non solo a beneficio del pubblico degli abbonati storici, ma anche delle scuole. Ci piacerebbe infatti che i nostri studenti e le nostre studentesse continuassero a poterlo frequentare.
Perchè le scriviamo questo? Perché ci sembra che la sua riforma degli istituti tecnici e professionali, portata avanti dall’esecutivo di cui fa parte, metta fortemente a rischio questa possibilità, ma ci spieghiamo meglio.
Abbiamo ipotizzato quali potrebbero essere gli scenari possibili della realizzazione di questa riforma, abbiamo provato a immaginare indirizzi e quadri orari. Tuttavia, ciascuno di questi ipotetici percorsi da attivare - promettendo un identico monte ore da svolgersi in quattro anni, anziché in cinque - imporrebbe a ragazzi e ragazze l’ennesimo sacrificio dopo anni di pandemia, ossia quello di rimanere a scuola quasi tutti i pomeriggi e di seguire attività online. Posto che questo già accade in molte scuole che prevedono il rientro e posto anche che molti giovani annoverano la didattica a distanza tra le esperienze peggiori della loro vita, non possiamo far altro che esprimerle i nostri dubbi in merito, soprattutto per una fascia d’età delicata, come può essere quella dei 14-19 anni. Troviamo infatti che sia sbagliato, dal punto di vista didattico-pedagogico, privare i ragazzi e le ragazze di tutte quelle attività extra-curricolari che i nostri Istituti mettono in campo e di cui avrà potuto apprezzare la qualità, grazie ai laboratori e agli stand che avrebbero dovuto rappresentare l’anima dell’iniziativa di ScuolaFutura. Ci chiediamo dunque come sia possibile conciliare tutto questo con un progetto di riforma che anticipa di un anno la partecipazione alle attività di alternanza scuola-lavoro e che, oltre alle ore di materie come l’Italiano e la Matematica (tanto imprescindibili da essere addirittura oggetto dei monitoraggi OCSE) - prevede lezioni svolte con esperti chiamati direttamente dalle aziende.
La nostra amata scuola pubblica, e sottolineiamo pubblica, per molti studenti è l’unica opportunità di entrare in contatto con teatro, cinema, attività culturali. Quindi è evidente che la nostra visione si discosta da quanto proposto dalla sua riforma. A fronte dei dati Eurostat che indicano l’Italia come fanalino di coda dell’intera Europa nel numero di laureati e di quelli OCSE in base ai quali il nostro paese investe molto meno di altri nel comparto istruzione, noi riteniamo sacrosanto che studentesse studenti debbano terminare il loro percorso scolastico con un bagaglio culturale, che vada a colmare le mancanze della famiglia e che rappresenti un argine alla povertà educativa. Il pensiero creativo e la cultura generale sono alla base del lifelong learning e sono gli unici strumenti che possono aiutare le giovani generazioni ad affrontare i cambiamenti tecnologici dei prossimi decenni. Non ci accontentiamo di una scuola che addestri le persone a entrare nel mondo del lavoro, né di una scuola che abbia come unico obiettivo l’occupabilità immediata se non addirittura quello di rispondere alle richieste del mercato. Monti, tanto tempo fa, apostrofava i giovani dicendo più o meno “Dimenticatevi il posto fisso”. Come faranno quindi i ragazzi e le ragazze, cresciuti ed educati all’interno di percorsi concepiti come filiere di cui sono essi stessi i prodotti, ad adattarsi?
Al contrario, riteniamo che per poter avere un'istruzione pubblica di qualità è necessario:
- che lavoratori e lavoratrici del settore siano stabilizzati per poter garantire continuità didattica alle classi, mentre nella nostra provincia abbiamo più del 30% di precari;
- che i docenti e le docenti siano in cattedra dal 1 settembre: non è pensabile arrivare al 19 ottobre senza avere Consigli di Classe al completo, eppure ciò è quello che riscontriamo in tanti istituti;
- che le scuole abbiano delle strutture adeguate e sicure, in cui vi siano gli spazi per svolgere tutte le attività, aule di dimensioni corrette, laboratori, mense, palestre;
- che studentesse e studenti di tutta la provincia abbiano una scuola raggiungibile: in particolare ci riferiamo alle scuole dell’entroterra, che spesso vengono penalizzante e che si prestano purtroppo a diventare vittime del dimensionamento scolastico;
- che si ritorni ad avere un sistema scolastico a misura di studenti e studentesse, e non istituzioni scolastiche costituite da migliaia di studenti dislocati in plessi e comuni differenti;
- che i docenti e le docenti abbiano una formazione adeguata, non titoli conseguiti in corsi privi di qualsiasi valore formativo;
- che il personale scolastico nella sua interezza (docenti e ATA) riceva una retribuzione dignitosa e adeguata, come succede negli altri paesi europei.
Speriamo che vorrà riflettere su queste nostre considerazioni.
Intanto per poter far si che ciò che le abbiamo scritto possa avere corpo, il 31 ottobre saremo in piazza, per rivendicarlo.
Le auguriamo un piacevole soggiorno nella nostra città.
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