Scuola: l'indagine della Fondazione Agnelli non misura tutta la complessità del sistema scolastico
Comunicato stampa della FLC CGIL Modena
L’indagine Eduscopio messa in campo dalla Fondazione Agnelli, come ogni anno, sforna comparazioni, dati e classifiche che si trasformeranno in gerarchie tra scuole di “serie A e serie B” e dunque in tendenze di scelta per famiglie e studenti, nonché in “stigma” (sia in senso positivo che negativo) per le lavoratrici e i lavoratori delle scuole coinvolte nello studio.
I dati relativi al territorio modenese confermano la vivacità del nostro tessuto scolastico e le peculiarità che ci contraddistinguono, a partire dallo stretto rapporto con il mondo dell’impresa e del lavoro.
La metodologia usata da Eduscopio discerne tra scuole che preparano all’università e scuole che preparano al mondo del lavoro, seguendo una suddivisione di stampo europeo che non di meno caratterizza la storia dei sistemi d’istruzione italiani.
Una suddivisione che legittima e perpetua la selezione sociale anche a partire dai contesti locali e familiari di provenienza, e che ci fa porre alcune domande.
Siamo sicuri che tra gli obiettivi da prendere in considerazione non ci sia anche l’indispensabile funzione civica e critica che la scuola pubblica dovrebbe garantire a ciascuno studente, indipendentemente dalla tipologia di istituto frequentato?
O ancora, che il precariato endemico che ormai si va accumulando da anni -stiamo parlando di migliaia di docenti tra Modena e provincia, di cui larga parte sul sostegno, e di una situazione di copertura insufficiente sul versante del personale ATA- non influisca sulla salute dei nostri istituti, ad esempio sulla continuità didattica che non si riesce a garantire in maniera adeguata?
Inoltre, occorrerebbe sempre più pensare anche le scuole secondarie come punti di disseminazione di saperi e pratiche - ad esempio sul digitale e sull’ambiente - che guardino avanti, che da un lato offrano spunti per “il lavoro del futuro” e che dall’altro mettano al centro la vera missione integrale della scuola: formare cittadini responsabili e propositivi. Siamo convinti, in sintesi, che prima della scuola delle competenze debba esserci la scuola delle conoscenze.
Ci chiediamo infine se queste classifiche non abbiano anche delle insidiose controindicazioni, a partire da un condizionamento indotto, verso famiglie e studenti, nella scelta della scuola da frequentare, fornendo però una fotografia assolutamente parziale e frammentaria del lavoro e del ruolo demandato alla scuola.
Sia chiaro: non siamo contrari al fatto che il lavoro e i risultati delle scuole possano e debbano essere oggetto di considerazioni e valutazioni.
Non deve però sfuggire che quando parliamo di scuola, e in particolare di quelle di secondo grado, parliamo di realtà che diventano ogni anno più complesse, in cui è particolarmente difficile e sfidante lavorare e realizzare risultati immediatamente misurabili.
Abbiamo ben presente l’esempio di centinaia di docenti che ogni giorno si confrontano con le innumerevoli situazioni di difficoltà e fragilità – sia individuali che sociali – che sempre di più coinvolgono le giovani generazioni e permeano quei micro tessuti sociali che si creano nelle aule scolastiche.
Sono criticità che vengono affrontate lavorando sull’inclusione e sulla formazione del cittadino di domani, prima ancora che del lavoratore (sia che si tratti di un futuro economista, sia che si tratti di un tornitore).
Ecco, pensiamo che questo sia qualcosa di difficilmente misurabile e che non ci sia nessuna classifica che potrà mai indagare quanto la scuola (ogni scuola di qualsiasi indirizzo, liceo, tecnico, professionale) abbia concretamente contribuito a formare persone e cittadini consapevoli.
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