Nella Repubblica fondata su lavoro si muore di precarietà
Nota della segreteria regionale Campania della nostra organizzazione sulla morte del professor Carmine Cerbera.
A cura della FLC CGIL Campania
Morire di “non lavoro” è una morte che può essere imputata solo a chi nega il lavoro. La solidarietà del MIUR, pur se legittima e dovuta, appare come una stonatura di fronte alla vita spezzata di Carmine Cerbera ed alla famiglia distrutta dalla tragedia.
Carmine è uno dei tanti che da anni hanno visto ridursi sempre più drasticamente le possibilità di lavorare, fino a perdere le speranze di un lavoro che possa garantire di guardare il futuro, quello proprio e della propria famiglia, fino ad arrivare al gesto estremo.
Forse il governo dei tecnici dell’economia, appartenenti ad un mondo diverso, di privilegiati, i cui figli oggettivamente sono avvantaggiati nel percorso della vita, non può comprendere a pieno il dramma di persone e famiglie ridotte in condizioni di precarietà, emarginate, umiliate, distrutte dalla certezza di un domani che sarà buio. Notevole è la distanza dal paese reale. E non c'è tempo per misurare le ricadute sui più deboli delle politiche liberiste dettate dagli ambienti economico-finanziari nazionali ed europei.
La morte di Carmine ha molte motivazioni nelle conseguenze di una politica che da troppo tempo disconosce il valore del lavoro, annulla la dignità, passa sulle condizioni di vita di intere generazioni umiliandole.
Essere precario, esserlo al Sud, equivale a morire se vivere vuol dire poter sognare una famiglia, una casa, un’adeguata istruzione per i propri figli.
Carmine è uno dei tanti, dei troppi, cui la disperazione ha armato la mano e per i quali mai sdegno sarà troppo grande e mai lotta troppo dura.
Non bisogna cessare di dare voce a Carmine e agli ormai non più giovani precari della scuola, che in Campania, anno dopo anno, si sono visti negare l’aspettativa fondamentale di vita: il lavoro.
Nell'esprimere cordoglio e solidarietà alla moglie e alle figlie di Carmine, vogliamo stare loro accanto con l’impegno di raccogliere la loro rabbia e il loro dolore per farli nostri e continuare le battaglie contro la precarizzazione e in difesa della dignità del lavoro e dei lavoratori della scuola in Campania.
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