Oltre la concertazione
di Pippo Frisone
Dopo Renzi anche i ministri del suo governo han preferito girare le spalle alle organizzazioni sindacali. Il primo è stato il Ministro del Lavoro Poletti, poi è stato il turno della Ministra della P.A. Madia. Il “voltafaccia” riguarda materie sensibili per il sindacato quali il decreto sul lavoro e la riforma della pubblica amministrazione. Materie queste che in passato, con alterna fortuna, hanno sempre visto il coinvolgimento delle OO.SS. ai cosiddetti tavoli di lavoro .
Dalla concertazione al cosiddetto dialogo sociale , il sindacato è stato sempre un importante interlocutore politico per Governo e Confindustria.
Dalla politica dei redditi alla moderazione salariale, dalla lotta all’inflazione fino all’ingresso dell’Italia nell’euro, per tutti gli anni 80-90 , il sindacato è stato un elemento di stabilità e di coesione sociale nel Paese ed ha dato il suo contribuito determinante a fare uscire l’Italia dalla crisi, in un momento in cui, con mani-pulite, la crisi della politica era arrivata al culmine.
La storia degli ultimi vent’anni per il sindacato è storia controversa, con alti e bassi, rotture e ripartenze che hanno indebolito la sua azione, fino a mettere in discussione il suo ruolo e la stessa autonomia .
Il sindacato è stato a volte strumentalizzato dalla politica . A volte si è lasciato strumentalizzare. Quando è successo, come nel periodo 2008-11 , il sindacato si è diviso e indebolito, risultando perdente .
Il Paese, sprofondato in una crisi acutissima come quella attuale , fa fatica ad uscirne ; proprio quando l’unità d’azione in casa confederale tenta di ripartire con l’accordo sulla rappresentanza , ecco che la politica, a sua volta indebolita e screditata , come lo fu agli inizi degli anni novanta, bruscamente volta le spalle al sindacato.
L’ultima versione della crisi della politica in Italia , il renzismo, è quella dell’uomo-solo- al comando. Controllo del Parlamento e delle opposizioni a colpi di fiducia , nessun coinvolgimento dei corpi sociali intermedi , come i sindacati. La politica, fatta di annunci e promesse a raffica, ridotta a comunicazione-spettacolo .
Niente tavoli, basta con la concertazione e il dialogo sociale. Non solo il Sindacato ma anche la Confindustria sono visti da Renzi come la “palude” che tutto impantanano, rallentano e bloccano mentre il Governo deve andare avanti spedito, decidere in fretta e passare subito dalle parole ai fatti.
Se poi alla precarizzazione del lavoro aggiungiamo la riforma elettorale con l’Italicum, l’abolizione delle province, del senato e la modifica del titolo V° della Costituzione, il rischio di cadere in un autoritarismo crescente è sotto gli occhi di tutti .
E se la politica per non implodere del tutto si affida mani e piedi al renzismo come ultima spiaggia, spetta ancora una volta al sindacato prendere sulle proprie spalle l’iniziativa, mandando un segnale forte al Paese e nello stesso tempo al governo .
Per uscire dalla subalternità e non subire l’emarginazione politica, il sindacato deve far sentire tutto il peso della propria rappresentanza sociale e andare oltre la concertazione, agendo unitariamente quando è possibile.
Se ciò avverrà, ci auguriamo al più presto possibile, arriveranno anche i tavoli o come vogliamo chiamare il confronto . Un sindacato unitario in campo, servirà al Paese per fermare la pericolosa deriva autoritaria che si sta delineando nella politica e nelle istituzioni.
E’ questa la prima emergenza che il sindacato dovrà affrontare.