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«Vuota fuffa pedagogico-didattica»: lettera aperta al Ministro Giannini sul “concorsone”

Una prova concorsuale che non testa nulla, se non la velocità di digitazione sulla tastiera

17/05/2016
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ROARS

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Cara Stefania (mi permetto, da collega che ti conosce personalmente, di darti del tu),

Ti invito a fare un esercizio, da linguista.

Immagina per un momento di dover sostenere una prova scritta in cui devi rispondere a TUTTE le seguenti domande:

1) Il candidato illustri il percorso didattico che metterebbe in atto per spiegare le nozioni fondamentali di pragmatica interculturale a una classe di scienze della comunicazione del primo anno; progetti inoltre una verifica sull’argomento e una griglia di valutazione della verifica;

2) il candidato, attraverso un opportuno confronto tra testi, progetti un’attività didattica della durata di due ore sull’ipotesi Sapir-Whorf, indicando i materiali che utilizzerebbe, contestualizzandoli e illustrando la metodologia didattica utilizzata (lezione frontale, lezione partecipata, ecc.);

3) il candidato indichi quali prerequisiti ritiene essenziali e quali materiali didattici utilizzerebbe per illustrare a una classe di Lingue straniere del primo anno il concetto di “move alpha” nell’ambito della Revised Extended Standard Theory;

4) il candidato individui connessioni interdisciplinari a partire dall’opera di Jakobson e Hjelmslev, sulla base delle quali costruire un seminario di 10 ore rivolto a dottorandi di discipline umanistiche;

5) il candidato progetti dei materiali didattici multimediali riguardanti le nozioni di fonema, allofono e arcifonema tenendo presente che nella classe è presente un alunno dislessico;

6) il candidato elabori un esercizio sulla nozione di lingue ergative e attivo-stative per un corso di “tipologia linguistica” rivolto a studenti della laurea magistrale.

Aggiungi a queste domande due testi in lingua straniera, con 5 quesiti di comprensione del testo per ciascun testo. Immagina di dover fare tutto questo in 150 minuti (due ore e mezza), al computer, senza poter utilizzare nemmeno una matita e un foglio per buttare giù delle idee.

Impossibile, direbbe una persona seria. Una prova concorsuale che non testa nulla, se non la velocità di digitazione sulla tastiera, penserebbe una persona di buon senso.

Ebbene: questa è la tipologia di prove alle quali si stanno sottoponendo migliaia di docenti di valore, già abilitati con esami severi e rigorosi, che insegnano da anni a scuola e sanno – almeno i più coscienziosi tra loro – che la didattica non si improvvisa in 15 minuti scarsi (il massimo che si può dedicare a ciascuna domanda, dati i tempi previsti).

Di sicuro, una prova come quella fittizia ipotizzata sopra, tu, per come ti conosco, da linguista, non la supereresti nemmeno facendo i salti mortali. Ma sono sicuro che nemmeno io, e nemmeno molti dei miei colleghi la supererebbero. Anche se più o meno a tutti noi è stato chiesto – con i tempi opportuni per prepararci – di insegnare anche cose distanti dai nostri interessi o dalla nostra formazione, e lo abbiamo fatto con risultati anche buoni, che sono il frutto di un’attività di preparazione che ha bisogno di tempi distesi.

Con questo concorso selezionerete dei bravi dattilografi imbevuti di vuota fuffa pedagogico-didattica.

Auguri,


Andrea Sansò
Professore Associato di Linguistica
Università dell’Insubria, Como


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