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Vincente la scuola a ciclo unico

Una ricerca di Harvard riporta in auge il modello Berlinguer. Occhio al dimensionamento Via elementari e medie, la transizione fa male allo studio

24/01/2012
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ItaliaOggi

 

di Giovanni Bardi  


La scuola di base che funziona meglio è quella a ciclo unico. La notizia per la verità arriva dagli Stati Uniti. I ricercatori dell'università di Harvard, in collaborazione con l'Ifo e CESifo, hanno scoperto che gli studenti delle scuole con il curriculum unico di otto anni dalle elementari alle medie vanno meglio di quelli delle scuole con la transizione tra un grado e l'altro di istruzione.

Se i risultati dello studio fossero confermati, la riforma migliore del nostro primo ciclo sarebbe quella dell'allora ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer. Secondo la ricerca Usa, dal titolo «The Impact of alternative grade configurations on student outcomes through middle and high school», la transizione strutturale ha effetti negativi sull'apprendimento di matematica e lettura soprattutto quando gli studenti arrivano alle medie. Meno deprimente sembra invece il passaggio alle superiori che, però, ancora una volta vede avvantaggiati gli studenti che avevano frequentato la scuola di base a ciclo unico. La notizia della scoperta americana arriva comunque in Italia dove c'è attesa sugli esiti del monitoraggio sulle indicazioni nazionali del primo ciclo. Gli studiosi americani hanno indagato i risultati di apprendimento in matematica e lettura di un campione di studenti delle scuole del primo ciclo della Florida conseguiti dal 2001 al 2009. Stando alle conclusioni dello studio, gli alunni delle scuole con il curricolo verticale continuo di otto anni subiscono meno gli effetti della transizione dalle elementari alle medie. Questa causa nelle scuole della transizione un declino del rendimento in matematica e scienze pari a 0.124 e 0.086 punti di deviazione standard. Già Rockoff e Lockwood (2010), studiando un campione di scuole di New York, aveva rilevato che le scuole a ciclo unico favorivano di più l'apprendimento della matematica e della lettura alle medie. Non solo, fanno notare i ricercatori, ma intervenire su questo aspetto potrebbe risultare addirittura più vantaggioso che concentrarsi su altri fattori di gran lunga sovrastimati in letteratura, come la qualità dei docenti. Questa inciderebbe sull'apprendimento di matematica e lettura con un incremento di rendimento inferiore a quello che si registrerebbe con l'adozione del curricolo verticale unico. Secondo gli studiosi gli studenti pre adolescenti soffrono il fatto di stare in scuole in cui non ci siano altri studenti più piccoli. Cosa che invece non si registra con la stessa intensità nel passaggio alle superiori. Le conclusioni degli studiosi americani riportano in auge il modello della scuola a ciclo unico della riforma Berlinguer ma hanno anche un riflesso importante sul nostro versante in un momento come questo in cui si sta procedendo massicciamente al piano di dimensionamento che porterà le scuole del primo ciclo ad essere fuse nella struttura degli istituti comprensivi. Se da una parte va detto che l'operazione seguente al varo della legge 111/2011 non rifletta integralmente la struttura delle scuole a ciclo unico indagate negli Usa, dall'altra rischia di essere ricordata sì, ma non tanto per gli effetti virtuosi che avrebbe dovuto generare. Nel Lazio ad esempio, la razionalizzazione rischia di produrre «un dimensionamento abnorme e instabile», dichiara il presidente dell'Asal Giorgio Fusacchia, «i cui costi sociali, in termini di destrutturazione del sistema rischiano di essere ben più elevati dei risparmi conseguiti».

 


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