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Viaggi, dibattiti e stage la ricetta del liceo che diploma in 4 anni
progetto pilota in un istituto tecnico di Busto Arsizio per allineare la durata delle superiori al resto d’Europa
27/09/2016
la Repubblica
Corrado Zunino
DAL NOSTRO INVIATO
BUSTO ARSIZIO ( VARESE).
Qui l’alternanza tra scuola e lavoro l’hanno fatta trentatré anni prima, dieci anni prima degli altri l’informatizzazione dell’istituto. Con sole tre stagioni di anticipo sul resto d’Italia, e comunque in compagnia di altre undici scuole pubbliche e private, l’Istituto tecnico economico Enrico Tosi alla periferia di Busto Arsizio ha sperimentato le superiori a quattro anni. Due sezioni su quindici, sei classi. Centocinquanta ragazzi su 1.930, con risultati tra l’eccellente e il sorprendente.
Entro poche settimane la ministra Stefania Giannini firmerà un decreto per rilanciare le scuole secondarie in quattro anni (invece di cinque), costruito sull’idea di sintonizzare il Paese sull’orologio europeo: diplomati a 18 anni (e non a diciannove). Il tecnico economico Tosi, che dal dopoguerra, dal 1951 esattamente, è un riferimento per ”i ragionieri” di uno dei più ricchi distretti industriali d’Europa, l’area Ovest compresa tra Milano e Varese, ha già ragazzi “sperimentali” in terza. Il prossimo anno avranno la maturità. Dicono, tre di loro (Margherita, Lisa e Alberto, impazienti di lavorare in Europa): «In questa scuola le lingue si praticano e poi si viaggia di più». Si fa tutto in maniera condensata, “intensa” direbbero i telecronisti di Champions: «Ma non più in fretta», assicurano ancora loro, gli studenti. «Siamo al terzo anno di esperimento e non ci accorgiamo della differenza rispetto ai compagni quinquennali. Le materie da digerire prima, il tempo necessario per farle nostre. Pian piano ci siamo organizzati».
La novità si costruisce tutti i giorni dalle otto alle due e dieci, al buio: non c’è nessun percorso da seguire, nessun esempio. E allora, a Busto Arsizio e nelle altre undici esperienze, l’anno scolastico parte una settima prima e finisce una settimana dopo, la lezione, appunto, chiude alle 14 e 10 e due volte a settimana si rientra in classe fino alle 17, dopo un passaggio nella mensa al meno uno. «Produciamo molto in gruppo, creiamo presentazioni di prodotti, facciamo marketing applicato ». Durante le learning week, ancora, si prende un tema e lo si sviscera per sette giorni di fila. Nelle classi (comunicanti) con i banchi sistemati a rombo si dibatte una questione — è l’anglosassone debate — offrendo a metà classe la tesi e all’altra metà l’antitesi. Chi sale sul palco deve difendere il proprio punto di vista ( public speaking): «Per una generazione cresciuta sugli smartphone imparare a parlare in pubblico è una porta aperta sul mondo», spiega Elide Casati, docente di lettere.
In una scuola a tensione industriale, gemellata con Manchester, l’ufficio centrale, composto da cinque prof, è quello internazionale. Funziona da settembre a luglio e spedisce ogni anno 600 ragazzi nel mondo. In questo periodo ci sono otto classi in Irlanda, dodici in Gran Bretagna, dieci in Germania. Gli scambi culturali, qui, iniziano in prima. E dalla prima si insegnano e imparano cinque lingue, tra cui il cinese.
Intorno ai due piani del Tosi, le fabbriche del tessile e della meccanica — Dolce & Gabbana, Missoni, Aspesi donna, Yamamay costumi, Alenia che produce elicotteri, la Whirlpool già Ignis — prenotano per tempo i suoi diplomati, che hanno già visto, tra l’altro, agli stage in azienda. Benedetto Di Rienzo è stato il secondo di tre presidi che il tecnico ha avuto in 65 anni di vita, la continuità di dirigenza qualcosa significa. Dice: «Siamo una scuola pubblica che crede nell’eccellenza, ma nell’eccellenza di tutti. Da sei anni produciamo i libri su cui i ragazzi studiano: le famiglie spendono cinque euro a testo e noi ci finanziamo per la prossima iniziativa». Anche il calcio balilla, aperto ai ragazzi a pagamento, produce reddito per la scuola.
Formati alla cultura del prodotto e della sua vendita, molti studenti del tecnico economico hanno poi scelto di fare altro. Tra gli ex ci sono medici, giornalisti, deejay, psicologi, enologi, un deputato della Lega Nord. «Tutto questo lavoro si fa senza prendere un euro in più», raccontano le docenti di matematica applicata ed economia aziendale, «l’esperimento quadriennale resta di nicchia, non si può ancora fare su grandi numeri: troppo complesso ». Trenta prof su 170 sono dedicati ai “quattro anni”. Anche al Tosi si sentono i rimbalzi maligni della Buona scuola, le supplenze che girano, i vuoti in cattedra.
Nadia Cattaneo, la preside: «I ragazzi di oggi hanno una modalità di apprendimento non lineare. Sono rapidi, aperti, praticano il sapere interconnesso. Noi li aiutiamo a sistemare criticamente tutto quello che trovano». Studenti stressati dalla velocità del ciclo scolastico e che perdono informazioni per strada, correndo? «Il rischio c’è, ma certo questi sono ragazzi tra i più attivi che io abbia mai visto».